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Pdl: caos totale, primarie annullate

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Roma – Il primo risultato dell’ennesima giornata di passione per il Pdl è che, in pratica ufficialmente, spariscono dall’orizzonte quelle primarie che tanto avevano fatto infuriare il Cavaliere.

Lo stop invocato dai fedelissimi dell’ex premier, dalla Santanchè a Bondi, e due sere fa con molta forza suggerito da Verdini ai colleghi di via dell’Umiltà «perché se non si abbassano toni e modi i primi ad andare a sbattere siete voi» è stata accolto anche da Alfano. Lo conferma Maurizio Lupi, a «Porta a Porta», quando dice che ormai la data fissata del 16 dicembre non è più verosimile, e resta la sola Meloni a insistere per farle almeno «a gennaio».

Ma se il segnale di tregua è lanciato da una parte, anche dall’altra arrivano novità. Berlusconi infatti, che sembrava lanciatissimo verso l’annuncio della sua «cosa» tutta nuova e frizzante che avrebbe lasciato al suo destino il Pdl e quasi tutti i suoi componenti di vertice, sarebbe giunto ad una mediazione: niente avventure azzardate e spacchettamenti a catena, ma rifondazione del partito con Alfano che resterebbe segretario o coordinatore, con la classe dirigente sostanzialmente salvata, con innesti di imprenditori e società civile, con il nuovo nome — Forza Italia o Forza Italiani o quello che sarà — ma soprattutto, senza più quello che considera il fardello degli ex An.

Dal quartier generale di Arcore, dove continuano senza sosta le riunioni operative, danno ormai per certo l’accordo: «Noi rifacciamo Forza Italia, gli ex An si fanno una cosa di destra, il patrimonio si dividerà secondo l’accordo del 70-30 e poi, se ci sarà il Porcellum, andremo tutti uniti sotto la guida di Berlusconi».

Da via dell’Umiltà c’è più cautela: «Calma e gesso — è la linea — operiamo perché si resti tutti insieme». Perché sbarazzarsi di La Russa e amici non è facile e nemmeno è considerato così produttivo. Alfano vorrebbe tenere assieme il partito, e a questo lavorano anche i mediatori.

Ma è vero che La Russa sembra già partito: «Se rifanno Forza Italia, noi andremo a farci una cosa nuova, non staremo lì», annuncia con aria più guerresca che collaborativa. Ma la costruzione di un partito di destra che sia anche competitivo alle elezioni non è così facile.

Matteoli non lo vuole e ancora ieri si è speso con Berlusconi per evitare la rottura. Gasparri insiste: «Noi siamo stati sempre fedeli ad Alfano, abbiamo fatto tutto per questo partito. Se il Pdl muore, e dico se, vedremo che fare…». Alemanno pure resta freddo, la Meloni è al bivio e sul territorio, spiegano anche i fedelissimi al Cavaliere, sarà difficilissimo dividere chi deve stare di qua e chi di là.

Ma soprattutto, non sarà facile mettere d’accordo i vari pezzi dell’ex An, da Storace a La Russa, decidere chi comanda, trovare una linea. Il tutto peraltro senza sapere con certezza di chi sarà la leadership, se di Berlusconi, di Alfano, di altri. «Molto dipenderà dalla legge elettorale, che si chiarirà la prossima settimana» dicono dal Pdl. Nei giorni in cui, per videomessaggio, Berlusconi annuncerà comunque le sue decisioni.

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