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Paul Tudor Jones, chi è e perché è diventato famoso

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E’ sesto nella classifica dei trader più famosi di tutti i tempi, secondo Investopedia: stiamo parlando di Paul Tudor Jones II, la cui fama è legata alla corretta previsione del crac azionario del Black Monday, nel 1987.
Allora Tudor Jones aveva 33 anni e riuscì, sfruttando le vendite allo scoperto, a guadagnare circa 100 milioni di dollari. Oggi la sua fortuna, secondo i dati Forbes, è intorno ai 7 miliardi di dollari (è 369esimo nella classifica degli uomini più ricchi al mondo). Il patrimonio di Tudor Jones ha subito una brusca accelerazione del 37% dopo il Covid-19: nell’aprile del 2020 la sua ricchezza si attestava “solo” a quota 5,1 miliardi.

La storia di Paul Tudor Jones

Paul Tudor Jones nasce nel 1954 a Memphis (Tennessee), mentre nella stessa città, proprio quell’anno, Elvis Presley registra le sue prime canzoni. La sua famiglia possiede un piccolo giornale, il The Memphis Daily News, per il quale Paul scriverà sotto pseudonimo fino agli anni del college. Negli anni di studio all’università della Virginia, Paul diventa campione di boxe peso welter. Si laurea in economia nel 1976 e, all’età di 22 anni, Paul è pronto ad avere il primo contatto nel mondo del trading. Facendo sfruttando i contatti di un suo cugino, riesce a farsi presentare il broker nella Borsa del cotone Eli Tullis. Quest’ultimo sarà il suo mentore nel commercio dei future sul cotone presso la New York Cotton Exchange.
Due anni più tardi Tudor Jones viene assunto dalla società di intermediazione mobiliare E. F. Hutton & Co. Ma nel 1980 arriva il momento di mettersi in proprio: Paul fonda la Tudor Investment Corporation (a Stamford, Connecticut), una società che oggi gestisce 9 miliardi di dollari. Allora l’esperienza di Tudor Jones nel commercio dei future sul cotone spinge la compagnia a focalizzarsi sul trading di materie prime, ma anche sui future su valute.

E’ nel 1987, però, che il fund manager fa il primo grande colpo, prevedendo il crash azionario di Wall Street del Black Monday. La scommessa rese ai suoi investitori il 125,9% al netto delle commissioni. La Tudor Investment riesce a bissare questo successo tre anni più tardi, nel bel mezzo del crollo azionario giapponese: le strategie short gli rendono questa volta l’87,4%. Con il medesimo approccio, poi, la società di Tudor Jones specula con successo anche nel crollo della New Economy nel 2001-02, realizzando ritorni del 48,1%.
Fra il 2004 e il 2014 l’approccio cambia e si riducono anche le performance: “Nell’ultimo decennio, i risultati di Jones sono diminuiti. I suoi investitori affermano che le ragioni includono una deliberata scelta di agire in modo più conservativo”, mentre la concorrenza di altri hedge fund si fa più serrata, scriveva il New York Times nel 2014.

“A differenza degli stock picker che si concentrano su singole società o settori, Jones è un cosiddetto macro trader, che mira a cavalcare i movimenti dei tassi di interesse e delle valute in base ai cambiamenti nelle economie di diverse nazioni”, aggiungeva il Nyt. Per riuscirci, Tudor Jones si affida principalmente all’analisi tecnica e ai fattori momentum.

Tudor Jones oggi

Negli ultimi tempi, Tudor Jones si è espresso con toni piuttosto marcati sul problema dell’inflazione in forte crescita negli Stati Uniti. Secondo il fondatore della Tudor Investment Corporation è importante che la Fed agisca concretamente per contenere il rischio di surriscaldamento dell’economia americana nel dopo-Covid.
In caso contrario, aveva dichiarato in un’intervista a Cnbc, Tudor Jones suggerisce di investire su tutti gli asset tipicamente ritenuti protettivi contro l’inflazione – un club al quale l’hedge fund manager ha voluto includere anche le criptovalute. Del resto, nel 2020, lo stesso hedge fund manager dichiarò di aver acquistato Bitcoin come trade anti-inflazione.