Società

Passera all’Economia?

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Di Francesco Bei

Un risultato che soddisfa il Cavaliere, raggiunto con la minaccia di una sostituzione del ministro dell’Economia. Una tentazione che il capo del governo non avrebbe affatto abbandonato, anzi. Tanto che, dopo il nome di Lorenzo Bini Smaghi, sondato dal premier già venerdì scorso a Bruxelles per un suo possibile ingresso nel governo, in queste ore a palazzo Chigi circola un altro nome per il posto di Tremonti. Quello di Corrado Passera, ceo di Intesa San Paolo.

Voci, al momento, che vengono fatte filtrare anche per tenere alta la pressione sul titolare dell’Economia. Come i rumors sull’inchiesta di Napoli che girano nel Pdl. Ad indebolire la posizione negoziale del ministro, raccontano, sarebbe stato anche il coinvolgimento del suo braccio destro, Marco Milanese, nella vicenda P4. Berlusconi su questa indagine vuole infatti vederci chiaro.

In queste ore la domanda che gira tra i fedelissimi del Cavaliere è sempre la stessa: «Possibile che il vertice della Guardia di Finanza, che dipende gerarchicamente da Tremonti, e il collaboratore numero uno di Tremonti, Milanese, sapessero che Napoli intercettava a go-go ministri del Pdl e solo Tremonti non ne sapesse nulla?

Lo stesso Tremonti, entrando nella sala di palazzo Grazioli, ha provveduto a rendersi simpatico andando a salutare ciascun ospite: «Avevo paura a venire, temevo mi avreste preso a bastonate. Ma sono venuto per ascoltarvi». L’unico a non stare al gioco è stato Giancarlo Galan, che non si è fatto conquistare dal buonismo tremontiano: «Non ci hai fatto vedere un numero, né tantomeno il dettaglio delle misure. Vogliamo le carte ». Qualcuno lo spalleggia, arrivando a proporre un rinvio del Consiglio dei ministri alla settimana successiva. Ma Tremonti tiene duro: «Non si può, i mercati non aspettano». Berlusconi lo asseconda, niente rinvio, ma 48 ore di tempo «per dare modo a tutti di leggere il decreto e proporre correzioni».

Se nel governo la tregua sembra reggere, è tuttavia nel partito che sta per aprirsi la prossima battaglia. Angelino Alfano, che venerdì sarà eletto segretario del partito, avrebbe rinunciato a dar vita a una segreteria allargata a tutti i capicorrente.

E Claudio Scajola gli ha scritto ieri una lettera dai toni duri, invocando al Consiglio nazionale un dibattito vero: «È fondamentale che questo appuntamento vada al di là dei pur importanti adempimenti statutari e assuma un profilo politico di grande rilievo». Se Scajola chiede un «cambiamento vero», gli rispondono i ministri di Liberamente stringendosi al Alfano: «La svolta già c’è e si chiama Alfano ».

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