Economia

Partita Iva, quanto costa aprirla?

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Mettersi in proprio è una sfida non da poco ma senza dubbio la scelta ideale per chi ha un progetto imprenditoriale. Ma come si apre una partita Iva e quanto costa? Cerchiamo di fare chiarezza, in base a cosa dice a proposito l’Agenzia delle entrate.

Aprire una partita Iva: come fare

Per aprire la partita Iva è necessario compilare il modello di inizio attività. Le imprese individuali e i lavoratori autonomi devono utilizzare il modello AA9/12.

L’Agenzia precisa che dal 1° aprile 2010, i contribuenti tenuti all’iscrizione nel Registro delle imprese o nel Registro delle notizie economiche e amministrative (Rea) devono avvalersi della Comunicazione Unica, anche nel caso in cui la dichiarazione anagrafica ai fini Iva sia l’unico adempimento da svolgere. La Comunicazione Unica, composta da un frontespizio e dalle diverse modulistiche prima presentate separatamente alle diverse amministrazioni, permette di compilare il modello AA9/12 e inviare il tutto in via telematica o su supporto informatico al Registro delle imprese.

Possono utilizzare il modello AA9/12, invece della Comunicazione Unica, i contribuenti non tenuti a iscriversi nel Registro delle imprese o nel Registro delle notizie economiche e amministrative (Rea). Il modello AA9/12 deve essere presentato entro 30 giorni dalla data di inizio attività:

  • in duplice esemplare direttamente (o tramite persona delegata) a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate;
  • in unico esemplare a mezzo servizio postale, mediante raccomandata, allegando copia fotostatica di un documento di identificazione del dichiarante, da inviare a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Le dichiarazioni si considerano presentate nel giorno in cui risultano spedite;
  • in via telematica direttamente dal contribuente o tramite i soggetti incaricati della trasmissione telematica. Le dichiarazioni si considerano presentate nel giorno in cui si conclude la ricezione dei dati da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Durante la procedura occorre scegliere il proprio codice ATECO riferito all’attività specifica e il regime fiscale, a scelta tra quello forfettario o quello ordinario. Successivamente, l’Agenzia assegna la partita Iva, ovvero un codice di 11 cifre.

Quanto costa aprire una partita Iva

L’apertura della partita Iva è di per sè gratuita, se svolta autonomamente ma nel caso ci si rivolga a un professionista occorre pagare per lo svolgimento della pratica: una parcella in pratica.

Quando si apre una partita Iva occorre scegliere il regime fiscale. In Italia vige il regime forfettario, che prevede un’aliquota al 15% e semplificazioni fiscali di vario tipo che possono garantire un risparmio annuale molto consistente. La sua entrata in vigore, ha causato l’abrogazione di tutti i regimi agevolati che esistevano in precedenza, ossia il regime delle nuove iniziative produttive; il regime di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità, detto regime dei nuovi minimi; il regime contabile agevolato per gli “ex minimi”.

Il regime forfettario, sostitutivo all’Irpef, è riservato solo ai contribuenti persone fisiche, senza limiti di età, esercenti attività d’impresa, arti o professioni, incluse le imprese familiari e coniugali non gestite in forma societaria. Il contribuente, per accedere al regime devono verificare all’anno precedente di:

  • non aver conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno (nel caso di inizio attività in corso d’anno), superiori a 85 mila euro;
  • non aver sostenuto spese per un ammontare complessivamente superiore ad euro 20 mila lordi per dipendenti o collaboratori.

In virtù della novità apportate dalla Legge di Bilancio 2023, che ha sostituito il tetto di reddito, da quest’anno possono mantenere il regime anche coloro che nel 2022 hanno superato la soglia di 65 mila euro precedentemente prevista e che sarebbero stati obbligati a transitare nel regime Iva ordinario.

Flat tax incrementale

La Legge di bilancio 2023 ha introdotto la flat tax incrementale, un’imposta sostitutiva al 15% sulla quota di reddito d’impresa o di lavoro autonomo maturato nel 2023 in eccedenza rispetto al più elevato tra quelli del triennio precedente. Come prevede la Legge di bilancio, limitatamente al 2023, i contribuenti persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni, diversi da quelli che applicano il regime forfettario, potranno applicare in via opzionale, in sede di dichiarazione dei redditi 2024 (in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito stabilite dall’articolo 11 del Tuir), un’imposta del 15%.

Tale imposta è sostitutiva dell’Irpef e relative addizionali, sull’eccedenza del reddito d’impresa e/o di lavoro autonomo rispetto al più elevato importo del reddito d’impresa e/o di lavoro autonomo dichiarato negli anni 2020, 2021 e 2022. L’agevolazione si concretizza nel seguente modo: nell’applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito stabilite dal TUIR, di un’imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e relative addizionali, calcolata con l’aliquota del 15%; la base imponibile è determinata facendo riferimento alla differenza tra il reddito d’impresa e di lavoro autonomo determinato nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo d’importo più elevato dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5% di quest’ultimo ammontare;  l’incremento che determina la base imponibile su cui calcolare l’aliquota agevolata non può essere superiore a 40 mila euro.

La flat tax incrementale si può applicare solo agli ‘incrementi’ di reddito, quindi sui ricavi in più rispetto ai tre anni precedenti, fino al massimo a 40 mila euro di incremento, il regime forfettario, invece, spesso chiamato anche flat tax o tassa piatta, è più ampio e lo applicano le partite Iva che hanno ricavi annuali inferiori agli 85 mila euro.