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PARIGI: ESCE DI SCENA BEBEAR

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Tramonta una stella nel firmamento della finanza francese (e non
solo). Ma
un’altra ne sorge. Esce di scena Claude Bébéar, fondatore e da sempre
presidente di Axa, la più grande compagnia di assicurazioni del mondo.

Per
chi non lo sapesse, il poderoso gruppo ha un nome (Axa, appunto) che
non
significa niente: lo inventò un computer cui fu chiesta una sigla che
si
pronunciasse allo stesso modo in tutte le lingue principali.

Perché se ne va, il mitico Bébéar? Facile, si è stufato. A 65 anni?
Esatto, a 65 anni. Bizzarro personaggio quest’uomo geniale, alunno da
giovane di scuole prestigiose che avrebbero potuto spalancargli le
porte
dell’alta Amministrazione pubblica (incarico ambitissimo e
rispettatissimo
in Francia) e che invece scelse il privato cominciando da una
microscopica
società di assicurazioni sonnacchiosa e piena di scartoffie, la
Mutuelle
Unies, che vivacchiava nella provincia profonda.

In soli dieci anni
ne ha
fatto la più grande del mondo con 47 mila dipendenti, trecentomila
miliardi
di giro d’affari, partecipazioni in ogni settore capace di rendere
soldi,
una riserva liquida di settemila miliardi.

Bébéar è singolare anche per altre ragioni che lo rendono più umano.
Cascasse il mondo, lui alle quattro del pomeriggio ‘tira la tenda’ come
ama
dire ed entra nel suo universo privato. Vuole la leggenda (esistono
prove
che leggenda non è ma non ne vuol sentir parlare) che appena lascia gli
affari si dedica al volontariato, fa beneficienza, porta soldi e dà
consigli manageriali ai ‘ristoranti del cuore’, quelli dove danno da
mangiare gratis ai senza tetto.

Poi è un appassionato di caccia grossa
e se
ne vanta, dice che serve per mantenere l’equilibrio in natura; ha lo
studio
pieno di trofei: il cestino della carta straccia è una zampa
d’elefante, il
posacenere quella d’un bufalo d’acqua, i divani sono animati da orrende
pelli di leopardo, alle pareti ci sono corni di rinoceronte e a far la
guardia alla rastrelliera due antilopi che non si sono squagliate
rapidamente.

Dove trovi il tempo per andare a sparacchiare non è un
mistero. Bébéar infatti è uno che lavora poco. Cinque anni fa, al
compimento dei sessant’anni, si ridusse l’orario di lavoro a quattro
giorni
la settimana con partenza dall’ufficio alle ore 16 in punto, non
accettò
più di cinque telefonate al giorno e concesse due soli appuntamenti al
mese. Essendo uomo retto, si ridusse anche lo stipendio, calato da due
miliardi e mezzo a due miliardi l’anno. Fu in quella occasione che
diede
l’annuncio: a 65 anni me ne vado. Nessuno dubitava che lo avrebbe
fatto.
Così è stato.

Ma gli ultimi anni Bébéar li ha passati sopratutto a cercarsi un
successore degno di lui. Eccola la stella nascente. E’ un giovanotto di
45
anni, eternamente sorridente, di maniere raffinate come si conviene a
chi
discende da una delle più aristocratiche famiglie di Francia, con
radici
vecchie di sette secoli: Henri de Castries. Anche lui, come il suo
padre
spirituale, ha frequentato le grandi scuole francesi ma
all’Amministrazione
ha preferito il privato, anche lui vuole vedere lo Stato immischiarsi
il
meno possibile nelle cose dell’economia, anche lui inneggia al mercato
e lo
venera con qualche banale preghiera: «Trovo sia più facile nutrire la
gente
con una torta che cresce piuttosto che con una che diminuisce. Negli
Usa ci
sono ineguaglianze schoccanti ma è un’economia di pieno impiego. Voi
trovate che questo sia reazionario?».

Reazionario non lo sarà, ma è
sicuro
che Henri de Castris non è proprio di sinistra. D’altra parte come
potrebbe
con quelle radici, quel cognome e quel padre spirituale? Il quale il
suo
pupillo se lo sta filando da un pezzo. Il sorridente Henri infatti ad
Axa è
entrato nel 1989 come direttore della finanza. Nel 1993 è diventato
direttore generale ed ha affiancato Bébéar in tutte le operazioni che
hanno
reso grande la compagnia: acquisto del gruppo Usa Equitable (servizi
finanziari), fusione con l’UAP, acquisto della Royal belge, fino al
colpo
dell’anno scorso, l’acquisto di Guardian Royal Exchange, solo per
citare le
più importanti.

In questi anni Henri de Castris ha fatto un solo passo falso: due mesi
fa
si è scoperto che la compagnia, per lo stesso contratto di
assicurazione,
faceva pagare premi quasi doppi alle persone portatrici di qualche
handicap. In Francia una cosa del genere stronca la reputazione di
qualunque imprenditore. Ma lui è stato un fulmine: ha chiesto
pubblicamente
scusa ai meno favoriti e restituito i soldi. D’altra parte, è pur
sempre il
prescelto di un tale che dedica almeno due serate la settimana a fare
beneficienza.
Il prossimo tre maggio sarà nominato presidente della più grande
compagnia
di assicurazioni del mondo. Bébéar si dedicherà alla caccia grossa e ai
ristoranti del cuore.