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Pandora Papers: una nuova chiesta internazionale fa tremare politici, manager e vip

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Quasi 12 milioni di documenti setacciati, 600 giornalisti in azione in 117 paesi e circa 300 politici, insieme a manager, banchieri, industriali e star, dal re di Giordania al presidente ucraino, dal ministro olandese ai dittatori africani, da Julio Iglesias a Claudia Schiffer sono queste le cifre della nuova inchiesta giornalistica intitolata Pandora Papers, ricostruita con i dati in possesso del Consorzio Internazionale di Giornalisti Investigativi (Icij) e pubblicata il 3 ottobre su un network di 140 testate internazionali e per l’Italia l’ Espresso.

Dai Panama Papers ai Pandora Papers

Cinque anni dopo i Panama Papers, l’inchiesta nata del 2016 e messa in piedi da oltre 300 giornalisti di tutto il mondo che pubblicarono i nomi dei ricchi e potenti con società e conti nei paradisi fiscali, gestiti da uno studio legale panamense, Mossack Fonseca che, con oltre 200 mila casseforti offshore create dal 1977 al 2015 dallo studio di Panama City, ha dato vita ad un vero e proprio scandalo a livello internazionale, i Pandora Papers documentano una miriade di affari ricchissimi con i nomi dei beneficiari, finora tenuti segreti. L’elenco degli azionisti che figurerebbero nelle società offshore troviamo il premier della Repubblica Ceca, il ministro olandese dell’Economia, l’ex capo del governo britannico Tony Blair, il Re di Giordania e presidenti in carica di Paesi come Ucraina, Kenya, Cile, Ecuador. Nella lista spiccano i nomi di molte celebrità dello sport, della moda e dello spettacolo. Ma ci sono anche criminali, ex terroristi, trafficanti di droga. E boss mafiosi, anche italiani, con i loro tesorieri. Tutti clienti di 14 studi internazionali che fabbricano offshore, ossia società collocate in paradisi fiscali, giurisdizioni estere dove non esisto tasse e si può godere del più completo anonimato. Più di 11,9 milioni di documenti con i nomi di oltre 29 mila beneficiari di società offshore.

Tra i nomi illustri il ministro dell’economia olandese Wopke Hoekstra, spesso critico nei confronti dell’Italia che sarebbe entrato nel 2009 in una offshore controllata da una cordata di ex manager di un colosso bancario di Amsterdam, Abn-Amro diventando così uno degli azionisti anonimi di una nota compagnia di safari in Africa. Tra le tante celebrità sedotte dalle offshore compaiono la super modella tedesca Claudia Schiffer, registrata con il cognome della madre, star della musica come Shakira e Elton John, big internazionali del calcio, motociclismo e altri sport come il cricket. Il cantante spagnolo Julio Iglesias, 78 anni, è schedato come beneficiario di almeno venti società delle Isole Vergini Britanniche.

I nomi degli italiani coinvolti

Tra gli italiani secondo quanto riporta l’Espresso, emergono anche le società estere legate al nome di Carlo Ancelotti, l’ex calciatore ora allenatore del Real Madrid. Spunta anche l’ex nazifascista Delfo Zorzi, intercettato dalla polizia italiana nel 1997 mentre era latitante, utilizzava per le comunicazioni più riservate un telefonino intestato alla filiale svizzera di una misteriosa società offshore. La sua esistenza e le sue attività in Italia, scrive l’Espresso dove Zorzi controllava segretamente catene di negozi e aziende di abbigliamento, fu svelata da un’inchiesta giornalistica dell’Espresso firmata da Alessandro Gilioli. I Pandora Papers ora documentano che Zorzi era cliente della Fidinam, una società fiduciaria svizzera controllata da prestigiosi avvocati ed ex magistrati, che aveva registrato quel cliente con il suo nuovo nome giapponese, Hagen Roi, ottenuto a Tokyo dove vive dagli anni ’70. Processato e condannato in primo grado per la strage di Piazza Fontana, Zorzi è stato assolto in appello e la Cassazione ha confermato in via definitiva la sua innocenza. Nel suo curriculum giudiziario compare solo una vecchia condanna definitiva dopo un arresto in Veneto nel 1968 per armi ed esplosivi.

Coinvolto anche un boss della camorra, Raffaele Amato, che ha utilizzato una compagnia di fiduciari con base a Montecarlo per schermare la proprietà di una società-cassaforte inglese, che ha comprato terreni e immobili in Spagna. Arrestato nel 2009 dopo anni di latitanza proprio in Spagna ed estradato in Italia, il boss Amato sta scontando una condanna definitiva a vent’anni di reclusione. Nessuna finora ha risposto a richieste di commenti inerenti l’inchiesta.