Economia

Padoan: tasse abbassate. Smentito dagli artigiani

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ROMA (WSI) – Dopo che il ministro italiano dell’Economia si è vantato del fatto che grazie alle ultime azioni del governo il carico fiscale è stato alleggerito di 20 miliardi di euro, l’associazione degli artigiani ha affermato il contrario, facendo sapere che le imposte locali incidono troppo su una pressione fiscale molto più alta della media europea.

Pier Parlo Padoan ha sottolineato che gazie all’intervento del governo Renzi la pressione fiscale su famiglie e imprese è diminuita di 20 miliardi.

Si è “determinato un alleggerimento del carico fiscale di 20 miliardi” e ora è necessario “realizzare una reciproca e leale collaborazione tra l’amministrazione finanziaria e i contribuenti”.

È pertanto a maggior ragione fondamentale “migliorare gli incentivi all’adempimento fiscale spontaneo dei contribuenti e concentrare gli interventi verso i soggetti che presentano un profilo di rischio fiscale ed economico-finanziario più elevato”. Obiettivo primario è la “certezza del diritto e un’attività di controllo che non penalizzi i contribuenti”.

Secondo i calcoli di Confartigianato, nonostante ciò quest’anno gli italiani pagheranno 28 miliardi in più di tasse rispetto alla media dei cittadini dell’Eurozona, il che significa che a livello pro-capite ciascuno pagherà maggiori imposte per un valore di 461 euro.

Nel caso delle aziende, il gap fiscale tra Italia e Europa è ancora più ampio: il total tax rate, cioè la somma di tutte le imposte e tasse pagate dall’impresa al lordo dei profitti, è pari al 64,8%, il più alto nell’Unione europea, ben più alto di quello versato in Francia (62,7%) e Austria (51,7%) e più che doppio rispetto a quello di Slovenia (31,0%) e Svizzera (28,8%). Va ancora peggio per quelle aziende che hanno meno di 20 addetti, e che si trovano a versare un’aliquota fiscale complessiva su Ires ed Irap del 32,8%, superiore di 5,2 punti rispetto al 27,6% delle imprese di medio-grande dimensione, con 50 addetti ed oltre.

Confartigianato precisa come la pressione fiscale sia aumentata a causa del prelievo a livello locale: tra il 2011 e il 2015 le imposte dirette e indirette di tutte le amministrazioni pubblichesiano aumentate del 6%, sulla scia del rialzo del 27,2% (+14,8 miliardi di euro) dei 5 principali tributi locali cioè Irap, Addizionali Irpef, Imu e TASI.

Burocrazia: un altro record negativo

Al peso delle tasse si sommano le complicazioni burocratiche per pagarle. Anche qui per l’Italia è un altro record negativo: ogni impresa italiana spreca in adempimenti fiscali 269 ore all’anno, 92 ore in più delle 177 ore della media Ocse e superiori alle 218 ore in Germania, alle 158 ore in Spagna, alle 137 ore in Francia e alle 110 ore nel Regno Unito. Sulla competitività delle imprese, poi, il cuneo fiscale sul costo del lavoro dipendente, pari al 49%, di 13,1 punti superiore al 35,9% della media Ocse ed il quinto più alto dopo Belgio, Austria, Germania ed Ungheria.

Così il presidente Giorgio Merletti:

“Per ricostruire la fiducia incrinata dagli anni di crisi, le tasse devono essere restituite a imprenditori e cittadini sotto forma di qualità dei servizi pubblici. Anche qui c’è molto da fare: l’Italia deve ancora scalare la classifica che oggi ci vede al 45° posto nel mondo per capacità di favorire l’attività d’impresa”.

Parlando in occasione della cerimonia di chiusura dell’anno di studi della Scuola di polizia tributaria della Guardia di finanza, Padoan ha fatto sapere che per sostenere l’attività dei contribuenti onesti occorre assicurare che la concorrenza nei mercati non sia limitata o falsata da abusi”.

“Il governo sta quindi rafforzando le azioni di lotta all’evasione fiscale e all’elusione fiscale, alla corruzione e alla criminalità e intensificando le numerose iniziative poste in essere negli ultimi anni a livello internazionale”.