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Outlook eur/usd: ecco il valore a cui corrisponde il vero punto di svolta

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Legnano – Ancora una volta ieri abbiamo potuto notare la relazione diretta, molto forte, tra quelli che sono gli aggiornamenti che giungono sulla delicata situazione dell’Unione Europea e il mercato.

Abbiamo, infatti, potuto notare successivamente alla conferenza Merkel, Sarkozy e Papandreu un incremento dei listini azionari (Dow +1.27% e Nasdaq +1.6%): in particolare quelli oltre oceano data l’ora tarda del comunicato successivo all’incontro. Da questo si è appreso che i due capi di stato francese e tedesco, credono fermamente che il futuro delle Grecia sia all’interno dell’euro.

Al primo ministro greco è stato chiesto (di nuovo e con la speranza di vedere presto dei risultati concreti) a gran voce di mettere in pratica quel programma di riassetto dell’economia greca che è strumentale alla ricezione degli aiuti previsti dall’area euro e dal Fondo Monetario Internazionale.

Papandreu, dal canto suo, ha confermato che sarà fatto tutto secondo accordi: a questo scopo entro il finire della settimana è previsto un consiglio dei ministri che stabilirà la chiusura di organismi pubblici non necessari ed entro due settimane si avrà un nuovo contratto per i dipendenti pubblici.

Alle spalle di queste notizie, che hanno in parte aiutato a tranquillizzare il mercato, notiamo come i paesi stessi che cercano una soluzione al problema sono vittime di profonde spaccature interne: pensiamo in particolare alla Germania, nella quale sembra si stia venendo a creare un asse anti-Merkel, alimentato proprio da ministri del governo che in più riprese hanno contraddetto le parole della cancelliera.

Le ultime giungono ieri dal ministro dei trasporti e dal ministro dell’economia che nell’ordine hanno dichiarato di “non considerare la fine del mondo l’uscita della Grecia dall’euro” e “che è importante sapere di poter ragionare su tutte la possibilità”.

Il primo pensiero è che sembra strano come in una situazione del genere si possa pensare di trovare rimedi concreti con una divisione interna così forte. Dall’altro lato capiamo quanto sia normale dato che i partiti di maggioranza stanno attualmente avendo consensi dal 35% della popolazione, mentre la coalizione d’opposizione staziona poco al di sotto del 50%.

Torniamo per un istante a concentrarci sui mercati, tralasciando la politica economica, pensando che oggi al di là del solito occhio puntato allo spread Bund-Btp (a proposito l’ultima rilevazione si è attestata a +372) potremo avere qualcosa di più concreto di cui parlare: sono in programma, infatti, i dati relativi all’inflazione degll’area euro e degli Stati uniti (rispettivamente alle 11 e alle 14.30, ore italiane), due rilevazioni la cui importnanza è stata più volte ricordata.

Passiamo alla consueta analisi tecnica con uno sguardo, per cominciare, all’eurodollaro.

Il cambio, rispetto a ieri mattina, si trova circa una figura al di sopra, testimoniando che in parte quanto visto in termini macroeconomici ha ridato un minimo di fiducia alla moneta unica, oltre che ai mercati. Nonostante questo movimento però non riusciamo a considerare al di fuori di ogni eventuale pericolo ribassista il cambio: la direzione mostrata dal nuovo minimo da febbraio (mostrata lunedì in apertura mercati, a 1.3495) è effettivamente una tendenza in salita, ma ancora troppo debole per testimoniare una fuoriuscita da questa situazione.

Osservando in canale che da qualche giorno evidenziamo sul grafico orario, possiamo notare come la svolta potrà avvenire con la rottura di 1.3775, che oltre ad essere un precedente livello indicato tramite le percentuali di Fibonacci è il livello dove transita la parte alta del canale ascendente nel breve. Ricordiamo però un altro fattore interessante: questo canale, che in analisi tecnica altro non è che una flag, è da sempre considerata una figura di continuazione del trend primario di fondo… che evidentemente è in calo, sino da 1.4540 a fine agosto.

Qualcosa si è mosso, finalmente, sul cambio UsdJpy, permettendoci di variare un minimo la nostra analisi, altrimenti bloccata da giorni. L’idea di fondo di una possibile rottura della tendenza rialzista (mostrata dal nuovo minimo storico) sta prendendo sempre più piede da quando ieri a metà giornata è stato oltrepassato il supporto dinamico posto a 76.90. La tendenza per le prossime ore dovrebbe risultare così in calo, per andare alla ricerca del precedente minimo a 75.90. Dato l’enorme sbilancio di posizioni favorevoli alla salita, ovviamente data la vicinanza col minimo storico dietro a cui si cela la speranza di un intervento delle BoJ, ipotizziamo che potrebbe essere raggiunto un livello addirittura inferiore al precedente.

Il cambio EurJpy, lo si vede da giorni, segue pedissequamente quanto fatto vedere dall’eurodollaro. A differenza però del cambio più amato dal mercato, il rapporto con lo yen ha trovato nelle ultime giornate un livello originale di resistenza, non visibile sul cambio a cui è collegato. Parliamo di 105.50 che oltre ad essere un livello dal legame forte con il passato (minimo evidente di agosto 2010) è il livello a cui da lunedì si conta una nutrita serie di tentativi di rottura. Va da se che questo livello potrà, secondo noi, schiarire lo scenario su questo cambio.

Anche il cable ha mostrato una lieve ripresa rispetto al nuovo minimo degli ultimi nove mesi evidenziato proprio ieri a 1.5705. Questo non sposta di molto la situazione attuale, dato che la tendenza ribassista si è contraddistinta per essere molto forte. A causa dell’accelerazione a ribasso con inclinazione negativa molto forte, il livello di resistenza dinamica, nonché svolta, si trova a 1.60 figura (non propriamente un livello vicino). Questo per dire che sino alla rottura di quel livello il cambio continuerà a transitare in territorio negativo.

Ieri abbiamo potuto apprezzare un nuovo minimo raggiunto dal cambio EurChf, 1.2023, successivamente alla parole della SNB di settimana scorsa, con un seguente movimento a rialzo di qualche punto. Niente di eccessivo, dato che parliamo di appena 40 pips, che però assumono un connotato interessante dato il range massimo coperto dal cambio i giorni prima: massimo 25-30 pip.

Il cambio UsdChf, come peraltro già indicato ieri, seguita ad indicare una tendenza ribassista, dai massimi, del tutto speculare al movimento visto sull’eurodollaro. In questo caso troviamo che 0.8820 sarà il nostro livello di resistenza dinamica chiave in grado di suggerire o meno una possibile eventuale risalita sino a 0.8920.

Concludiamo con AudUsd e Nzd, dalla cui relazione stretta capiamo di poterci trovare vicini ad una svolta. Il dollaro australiano ha arrestato il proprio calo su un livello, 1.0180, visto più volte negli ultimi due giorni. Con buona probabilità un movimento di rottura innescherebbe quella discesa attesa sino alla parità.
Il cambio NzdUsd trova un livello del tutto simile nei pressi di 0.8120. In questo caso il punto di arrivo sarebbe suggerito da 0.7975.

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