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ORSI E TORI IN BATTAGLIA. MA SI NAVIGA A VISTA

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(WSI) – Interrogate dieci analisti e otterrete dieci prognosi diverse sulla direzione delle Borse europee. Si va da chi prevede guadagni del 35% nei prossimi 8 mesi (Ian Scott di Lehman Brothers), a chi teme flessioni nell’ordine del 5-10% con uno schianto dei profitti (Alain Bokobza di Société Générale).


È il contrario di ciò che avveniva lo scorso gennaio, quando l’opinione unanime degli esperti era polarizzata sull’ottimismo. Basti ricordare che in un sondaggio di allora di Borsa & Finanza, 10 analisti su 11 scommettevano su una Borsa piatta o rialzista e soltanto uno (Francesco Caruso di Gestione Lombarda) adombrava l’eventualità di un ribasso. Stesso umore sull’altra sponda dell’Atlantico. Lì, il settimanale Barron’s registrava la previsione di 12 guru di chiara fama, secondo cui l’indice S&P500 sarebbe salito abbondantemente, raggiungendo per fine 2008 obiettivi collocati fra 1.525 e 1.750 punti (adesso è a quota 1.400 circa). Non resta dunque che fotografare le opposte diagnosi e tentare qualche considerazione.

FUOCHI D’ARTIFICIO. Chi preannuncia nella seconda metà del 2008 i fuochi d’artificio lega le proprie speranze alle valutazioni depresse. «Valutazioni fra le più attraenti che la storia azionaria abbia mai conosciuto», scrive la Lehman Brothers. Questo perché i multipli sono bassi e i titoli del debito offrono rendimenti troppo magri per costituire un’alternativa. Gli ottimisti enfatizzano la grande disponibilità di liquidità che potrebbe sostenere il rialzo dei corsi.

Dice Kevin Gardiner, stratega del colosso bancario Hsbc: «Se guardiamo agli Stati Uniti, ci accorgiamo che ben 3.400 miliardi di dollari riposano nel porto sicuro dei fondi monetari. È una somma gigantesca. In termini di capitalizzazione, vale il 28% dell’S&P500, cioè l’identica percentuale del 2003, poco prima che il mercato azionario decollasse in una cavalcata durata cinque anni». Gardiner nota pure come il rimbalzo di aprile sia stato accompagnato da una diminuzione di questa montagna di liquidità soltanto nella misura del 2 per cento. Di conseguenza, se il pendolo della fiducia tornasse verso le Borse, il carburante per sostenere una gamba rialzista certo non mancherebbe.

Andrea Huerkamp di Commerbank richiama l’attenzione sulla politica della Federal Reserve, che spesso impronta il movimento all’insù o all’ingiù dei listini occidentali. Afferma Huerkamp: «Quando la curva dei tassi è così ripida come adesso (con i saggi a breve assai inferiori a quelli di lungo termine, ndr), la marcia di Wall Street tende a essere soddisfacente, con effetti positivi sull’altra sponda dell’Atlantico».

UTILI IN DISCESA. Gli Orsi guardano con apprensione alla tenuta dei conti societari. «Rischiamo una grande delusione – commenta Ronan Carr di Morgan Stanley – perché i margini di profitto sono a livelli record e un ritorno verso le medie storiche si tradurrebbe nel crollo degli utili, forse sino al 20 per cento». Parole identiche da Alain Bokobza di Société Générale: «In base ai nostri calcoli, gli utili dovrebbero scendere del 19% in due anni per riportare l’azionario europeo in linea con il suo roe storico».

In parte, questa prospettiva è già scontata nelle quotazioni, sicché i due esperti non anticipano una Caporetto degli indici continentali ma la mancanza di spunti rialzisti e la possibilità di una discesa nell’ordine del 5 per cento. Ulteriori fattori negativi vengono ascritti alla corsa delle commodity (greggio in testa), e alla malferma posizione di bilancio nella quale versano le banche d’affari, che non consente loro di avventurarsi in campagne d’investimento.

IL QUADRO TECNICO. Come si vede, le opinioni degli ottimisti sono solide, ma contraddette da opinioni egualmente circostanziate che negano le promesse dei primi. Bruno Estier, ex presidente dell’associazione internazionale degli analisti tecnici, suggerisce allora di navigare a vista. «L’Eurostoxx 50 – spiega – ha costruito una base fra 3.500 e 3.800 punti, per poi rompere il limite superiore di questa banda. Se riesce a consolidare sopra 3.800 punti ha buone chance di spingersi verso 4.080. Dopo occorrerà rivalutare la situazione».

Dai ragionamenti degli esperti è infine lecito distillare qualche imbeccata specifica. Per esempio, il 2008 sarà forse l’anno in cui Wall Street si prenderà la rivincita sui listini europei. Da inizio 2003, l’indice Msci Europe è salito in dollari del 173%, mentre la controparte Usa di un meno eclatante 75 per cento. Gli analisti pensano che il divario tenderà ad assottigliarsi nel 2008, magari per il rimbalzo del biglietto verde o magari per la migliore performance di Wall Street. Spostando l’attenzione sui comparti, si riscontra un buon apprezzamento per i settori petroliferi, delle utility e delle risorse di base, complice la forza schiacciatutto del barile.

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