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ORO: UN BENE RIFUGIO TORNATO DI MODA

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In uno scenario segnato dai forti ribassi dei listini azionari gli investitori sono tornati ad apprezzare i beni difensivi, come obbligazioni e immobili, e a rinnovare il proprio interesse verso gli investimenti in oro. Il metallo prezioso e’ tornato ad essere considerato non solo un bene rifugio, spesso utilizzato per proteggersi dall’iperinflazione, ma anche un valido investimento.

Le quotazioni dell’oro sono espresse in dollari rispetto all’oncia, che e’ la sua unita’ di misura ed e’ pari a 31,10 grammi. I principali mercati sono il LME (London Metal Exchange) ed il CBOT (Chicago Board of Trade), dove si possono scambiare opzioni e futures sull’oro. Esistono poi altre opportunità di transazioni sulle piazze minori di Johannesburg e Sidney, capitali di Paesi ricchi di miniere aurifere. Gli altri principali giacimenti sono distribuiti tra Russia, Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti.

L’Andamento storico dei prezzi dell’oro

Dal 1833 agli anni della Grande Depressione, cioe’ per circa un secolo, le quotazioni dell’oro sono rimaste pressochè invariate tra i $20 e i $21. Dal 1934 il prezzo e’ iniziato a salire verso i $34, mantenendosi su questi livelli fino al 1968. Negli anni ’70, a causa della prima crisi petrolifera, la quotazione del metallo prezioso e’ balzata a $160 (1975), valore al quale si e’ mantenuta nei tre anni successivi.

Dal 1979 al 1980, in concomitanza con la seconda crisi petrolifera, la quotazione e’ poi passata da $193 al record storico di $612. Da allora vi è stata una inesorabile discesa del prezzo dell’oro, fino ai $260 di fine secolo, in parallelo con la bolla speculativa del mercato azionario.

Nell’ultimo triennio le Banche Centrali mondiali, grandi detentrici di riserve aurifere, hanno manifestato l’intenzione di alienare una cospicua parte dei loro depositi in oro per convogliare le proprie attivita’ verso investimenti più fruttiferi.

I motivi della ripresa dell’oro

Negli ultimi due anni il principale motivo alla base della nuova “corsa all’oro”, in particolare lingotti e monete, e’ da attribuirsi al crollo dei mercati azionari. Per quanto riguarda il settore gioielleria, si è registrato invece un lieve calo a causa del rallentamento delle economie mondiali.

In alcuni Paesi, inoltre, si sono verificati particolari eventi che hanno alimentato la domanda del metallo prezioso. In Italia dal luglio 2000 è stata eliminata l’IVA al 20% sulla compravendita di oro, un’imposta introdotta nel 1980 che aveva drasticamente ridotto le transazioni da parte dei privati. Prima degli anni 80, infatti, gli Istituti di Credito italiani vendevano alla clientela privata 8.000/10.000 monete d’oro ogni anno.

In Giappone, al contrario, la decisione delle autorità monetarie di eliminare la garanzia sui depositi bancari, in caso di fallimento degli Istituti di Credito, ha provocato una forte accelerazione della domanda di lingotti d’oro, valida alternativa ad obbligazioni a tassi irrisori e ad un mercato azionario ai minimi degli ultimi vent’anni.

Un’altra motivazione alla base della ripresa del mercato è di carattere puramente speculativo: anche sull’oro, oltre che su azioni, obbligazioni, valute, tassi e petrolio, si possono costruire posizioni al rialzo o al ribasso sia di natura speculativa che di ricopertura delle posizioni (hedging).

La prospettiva di vendite massicce di oro da parte delle Banche Centrali ha spinto diverse società aurifere a vendere il metallo a termine. L’incremento inaspettato delle quotazioni le ha poi costrette ad acquisti massicci, che hanno provocato un’ulteriore impennata dei prezzi.

Un ultimo motivo per l’aumento delle quotazioni dell’oro e’ legato alla presenza di Al-Qaida. Dopo l’attentato dell’11 settembre, la rete terroristica di Osama Bin Laden ha attivato un nuovo sistema di trasferimento di fondi utilizzando l’oro allo scopo di eludere il blocco delle disponibilità bancarie imposto da organismi internazionali.

Per eludere i controlli, l’organizzazione utilizza il sistema della hawala, che permette trasferimenti di denaro solo all’interno dei Paesi di partenza e di arrivo dei fondi, senza alcuna evidente transazione internazionale. Lo scambio avviene attraverso il meccanismo della compensazione, senza movimento interbancario nè passaggio di frontiere.

Il centro di questo traffico è stato identificato nel mercato aurifero di Dubai, uno degli Emirati Arabi. A Dubai i fondi che arrivano dalle organizzazioni caritatevoli vengono investiti in lingotti d’oro e preziosi. Le tappe successive sono Londra, Anversa e Amsterdam, dove la merce viene rivenduta a gioiellieri locali che bonificano al “commerciante/trafficante” la somma di denaro nel suo Paese di origine.

L’intermediario ritrasferisce la somma all’organizzazione criminale, la in questo modo dispone di denaro liquido pulito, frutto di una transazione commerciale del tutto regolare. In questo modo risulta pressochè impossibile risalire all’origine dei traffici.

Da sottolineare che l’oro è il metallo prezioso da sempre privilegiato dai contrabbandieri, in quanto non ha impurità e ha una unità di misura ben definita, a differenza dei diamanti che vengono valutati in base ai carati e alla purezza e perfezione della gemma.

Le opportunita’ di investimento

Il sistema più diffuso e tradizionale per investire in oro è quello di acquistare monete e/o lingotti attraverso intermediari autorizzati, quali gli Istituti Bancari, o gioiellerie e negozi di numismatica.

Un’altra modalità è quella di sottoscrivere fondi comuni di investimento che acquistano azioni di società aurifere. Il numero di alternative possibili e’ pero’ piuttosto limitato. I principali prodotti sono: il Merrill Lynch Gold, il Merrill Lynch International World Gold, l’Orvalor di Societè Generale ed il Credit Suisse Global Gold. I primi due sono quelli che hanno ottenuto la migliore performance in un anno (oltre il +50%) e sono gli unici positivi nella rilevazione a cinque anni.

Le differenze di performance sono notevoli e le alternative di investimento vanno pertanto attentamente valutate. In aggiunta, alcuni di questi prodotti sono fondi non armonizzati, la cui eventuale plusvalenza deve essere fiscalmente segnalata nella denuncia dei redditi.

In Italia è in corso di allestimento anche un Fondo Gestione Oro, che sara’ gestito da un Istituto di Credito primario in collaborazione con la Confinvest, società che fornisce le quotazioni dell’oro in tempo reale. Il prodotto dovrebbe offrire anche un rendimento minimo garantito.

L’ultima possibilità di investimento da segnalare è anche la più rischiosa: investire direttamente in azioni di società aurifere. Per coloro che desiderano intraprendere questa strada, e’ consigliabile negoziare i titoli sulle piazze di New York e Toronto, attraverso anche l’acquisto di ADR (certificati rappresentativi delle azioni) di società che quotano nelle Borse Valori dei Paesi di origine.
Comprare azioni sulla piazza di Johannesburg e Sidney non è semplice allo stesso modo e le rispettive valute (rand e $ australiano) sono soggette a maggiori fluttuazioni. Tra i titoli che si possono inserire in portafoglio segnaliamo: Harmony Gold Minino, Goldcorp, Glamis Gold (+400% da maggio 2001), Gold Fields (+250%), Meridian Gold, Agnico-Eagle Mines, Royal Gold (+300%).

Vedendo l’entità dei rialzi, occorre tuttavia chiedersi se la corsa all’oro sia già finita o se invece sia solo una pausa di riflessione, in attesa che vengano raggiunti nuovi massimi.

*Federico Schmid è gestore “BNP Paribas – Banque Privée, Italia.