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Continua senza sosta la corsa ai beni rifugio, complice la situazione geopolitica e oggi arriva a superare per la prima volta la soglia psicologica dei $3.000 l’oncia. Un rally storico dovuto alle tensioni commerciali e alle scommesse sul prossimo taglio dei tassi statunitensi che hanno aumentato l’appeal del metallo giallo come bene rifugio.
L’oro spot era in rialzo dello 0,3% a $2.997,75 l’oncia stamani, dopo aver toccato il massimo storico di $3.004,86. I futures sull’oro negli Stati Uniti sono saliti dello 0,6% a 3.009,10 dollari.
Perché l’oro corre: crescono gli acquisti delle banche centrali
L’inizio anno è stato più che positivo per l’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio in tempi di inflazione o volatilità economica, arrivato a salire di oltre il 14% o, spinto in parte dalle preoccupazioni per l’impatto dei dazi del presidente americano Donald Trump e dal recente crollo dei mercati azionari.
La guerra commerciale globale che ha scosso i mercati finanziari e sollevato timori di recessione si sta intensificando, con Trump che ha minacciato di imporre una tariffa del 200% sulle importazioni di alcolici dall’Europa come risposta ai contro dazi previsti da Bruxelles.
“Tra l’escalation delle tensioni geopolitiche, l’aumento delle tariffe commerciali e la crescente incertezza dei mercati finanziari, gli investitori sono sempre più alla ricerca di stabilità, e la trovano nell’oro”, ha dichiarato Alexander Zumpfe, trader di metalli preziosi presso Heraeus Metals Germany. “Per ora, la forte domanda fisica e gli acquisti di beni rifugio suggeriscono che la spinta al rialzo dell’oro non si è ancora esaurita”.
Il rialzo dell’oro riceve un’altra spinta anche dalla domanda delle banche centrali. Secondo gli analisti, il forte acquisto nel 2025 potrebbe spingere i prezzi a nuovi massimi, dato che le nazioni continuano a fare scorta del metallo in un contesto di incertezza economica. “Le banche centrali potrebbero aumentare gli acquisti di oro in un contesto di incertezza del mercato, non solo per coprirsi dal dollaro americano, ma anche per ancorare le loro valute all’oro”, ha detto in una nota Franklin Templeton.
A livello globale le banche centrali hanno acquistato più di 1.000 tonnellate d’oro per il terzo anno consecutivo nel 2024 e nell’ultimo trimestre del 2024 – quando la vittoria elettorale di Trump ha scosso i mercati – gli acquisti sono aumentati del 54% rispetto all’anno precedente, secondo un rapporto del World Gold Council del mese scorso.
Le attese della FED
Ma non solo i forti acquisti da parte delle banche centrali. A spingere al rialzo le quotazioni dell’oro anche le scommesse sull’allentamento della politica monetaria da parte della Federal Reserve statunitense hanno sostenuto la performance del metallo giallo quest’anno. La prossima settimana si riunirà la Federal Reserve e il mercato stima che la banca centrale guidata da Jerome Powell manterrà invariato il suo tasso di interesse overnight di riferimento. E tutto questo si riflette sull’oro.
“Nel complesso, manteniamo la nostra previsione di 3.300 dollari per l’anno”, ha dichiarato Ole Hansen, responsabile della strategia sulle materie prime di Saxo Bank, aggiungendo che una chiusura al di sopra dei 3.000 dollari potrebbe segnalare la continuazione del rally la prossima settimana. ANZ ha previsto che l’oro raggiungerà i 3.050 dollari nel 2025. “Con i mercati azionari in ribasso e i rischi politici imprevedibili, stiamo iniziando a vedere un ritorno degli investitori occidentali all’oro, che potrebbe spingerlo a livelli molto più alti”, ha dichiarato John Ciampaglia, CEO di Sprott Asset Management. “Consideriamo l’oro come una ‘polizza assicurativa’ e una fonte di liquidità in contesti di mercato difficili”.
Ma è tutto il comparto delle materie prime che brilla. L’argento, nel frattempo, ha aggiunto lo 0,2% a 33,87 dollari l’oncia e il palladio ha guadagnato lo 0,6% a 963,78 dollari. Di segno opposto il platino ha perso lo 0,7% a 987,30 dollari.