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ORA RICUCCI & C. HANNO MENO SOLDI E MENO CHANCES

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(WSI) – Uomini dai destini tempestosi, quelli della razza dei new comer, i nuovi venuti nel mondo della finanza sono alle prese con un’altra svolta improvvisa. Il nuovo corso della battaglia per il controllo di Antonveneta li mette in difficoltà. La Consob ha sospeso le offerte lanciate dalla Popolare Italiana di Gianpiero Fiorani su Antonveneta – sospensione che fra 90 giorni potrebbe diventare revoca – segnando un altro punto a favore di Abn Amro nella contesa della banca padovana. Gli olandesi oggi si trovano in una situazione privilegiata. Dalla vittoria finale li divide la nuda proprietà delle azioni ancora in mano ai pattisti. Abn ha interesse a trovare un accordo stragiudiziale con la ex-Lodi. Ma comunque i pattisti non realizzeranno le meravigliose plusvalenze che avevano messo nel conto nel caso in cui la scalata di Fiorani fosse andata in porto.

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La falcidie delle plusvalenze potenziali, danneggia Stefano Ricucci che con la cessione di quei titoli contava di fare una provvista di liquidità per il lancio dell’offensiva finale su Rcs. L’Opa, secondo i progetti dell’immobiliarista romano, sarebbe dovuta (e potuta) partire fra oggi e domani. Ricucci, il più irruento dei rappresentanti della razza mattona, si trova a questo punto con il cerino in mano. Ha una partecipazione del 18 per cento in Rcs a prezzi di carico abbastanza elevati e teme di rimanere impantanato su questa posizione, con il rischio che lo stallo porti a una flessione del titolo e al conseguente incremento delle sue esposizioni nei confronti degli istituti che lo hanno finanziato.

La posizione di Ricucci rischia di diventare critica anche a causa delle inimicizie che si è coltivato in questi mesi, nomi illustri come Marco Tronchetti Provera, Vittorio Merloni e Diego Della Valle. Il suo ridimensionamento sarebbe un avvertimento per i new comers: i ricchi guadagni realizzati con la scalata di Giovanni Consorte (Unipol) alla Bnl sono stati un caso e non possono essere elevati a metodo.
In Antonveneta, con una quota inferiore al 2 per cento c’è anche Danilo Coppola, il quale al pari di Giuseppe Statuto, altro immobiliarista di nuova generazione, si è convinto che il vento sta per cambiare e che l’avventura Bnl non puo’ essere ripetuta in tempi brevi. E’ intenzionato a dirigere le plusvalenze incassate sul core business, il mercato immobiliare.

Il modello Caltagirone

Complessa la posizione della Popolare Italiana e del suo dominus Gianpiero Fiorani. Il sequestro delle azioni e il congelamento delle offerte metteranno sotto pressione i coefficienti patrimoniali dell’istituto. Secondo alcuni osservatori, anche se il sequestro dovesse durare a lungo, la Banca Popolare potrebbe ristabilire i ratio patrimoniali utilizzando aumenti di capitale sottoscritti dagli azionisti al servizio dell’offerta. Questa mossa, non ortodossa e passibile di censura in sede di assemblea, consentirebbe di superare l’impasse legata alle azioni Antonveneta. Il destino personale di Fiorani dipenderà innanzitutto dalle prossime mosse di Antonio Fazio. Se dovesse dimettersi, Fiorani si troverebbe solo e in posizione ogni giorno più critica. Se il governatore deciderà di non rimettere il mandato Fiorani potrà continuare a difendersi rimanendo in sella alla Popolare.

Nel medio termine il suo destino è legato all’esito delle vicende giudiziarie. Se solo metà dei capi di imputazione contestatigli fosse confermata in sede processuale, l’abbandono delle scena pubblica da parte sua sarebbe inevitabile.
Quanto a Emilio Gnutti, la sua posizione sostanzialmente non subirà contraccolpi. E’ centrale negli intrecci del sistema di potere economico, le sue partecipazioni spaziano da Telecom a Monte Paschi di Siena, ha una liquidità stimata di un miliardo di euro e un patrimonio di tre.

L’esito della partite bancarie, per come si sta profilando, traccia il profilo di un modello di giocatore vincente: Francesco Gaetano Caltagirone. Il costruttore è uscito dalla partita Bnl con 250 milioni di plusvalenza e con un sistema di rapporti rafforzato. E’ stato un bravo regista, ha tenuto in piedi pezzi diversi del puzzle immobiliare, alleati difficili con i quali non si è mai mischiato, fino alla decisiva mossa di vendere il suo 2 per cento in Rcs per differenziarsi da Ricucci e per temperare eventuali reazioni del vecchio establishment raccolto intorno al Corriere della Sera e a Mediobanca.

Il proprietario del Messaggero è stato pure attento a non forzare le regole, a curare le alleanze, senza trascurare i rapporti con gli avversari, mai deteriorati, tanto che a un certo punto era corsa voce di una ipotesi di accordo con gli spagnoli del Bbva in corsa per Bnl. Oggi Caltagirone in possesso di una liquidità di due miliardi di euro e di una robusta rete di rapporti politici si è messo stabilmente al centro degli snodi dei prossimi anni.

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