Economia

L’Opec riduce l’offerta di petrolio. Stangata sul prezzo della benzina

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Continua salire il prezzo del petrolio, con il Brent che si trova in area $84 e ha recuperato tutto ciò che aveva perso nell’ultimo mese con la crisi delle banche. Ora si temono effetti sul prezzo della benzina.

I recenti rialzi del petrolio sono spinti dal taglio di produzione deciso a sorpresa dell’Opec+, con il quale ridurrà l’offerta di petrolio di 1,15 milioni di barili al giorno, a partire da maggio fino alla fine dell’anno. Una mossa aspramente contestata in Europa ma anche oltreoceano, che ha lo scopo di ridurre l’offerta di petrolio sostenendo al tempo stesso le sue quotazioni che sono arrivate a toccare il minimo a 70 dollari al barile. Tuttavia, nessuno si aspettava una mossa così netta da parte dell’Opec+, anche perché da ormai due settimane il prezzo del greggio era già tornato a salire, avvicinandosi alla soglia psicologica degli 80 dollari al barile.

Le variabili che influenzano il prezzo della benzina

Questo contesto non fa altro che alimentare le preoccupazioni che il prezzo dei carburanti alla pompa possano tornare a salire dopo il balzo del prezzo del greggio, un’eventualità che sembra ormai inevitabile già a partire dalle prossime settimane. Infatti, la mossa dell’Opec e il conseguente balzo del prezzo del petrolio, andrà a ridurre dell’1,8% l’offerta di petrolio, aumentando oltre che le preoccupazioni sulla stabilità dell’economia globale, anche i margini di profitto dei produttori di petrolio e gas.

Tuttavia, non è così immediato che ad una variazione del prezzo del contratto future del greggio corrisponda un’immediato adeguamento del prezzo dei carburanti. Questo perché il processo di produzione dei carburanti è lungo e coinvolge più fasi e intermediari, ma anche perché il prezzo alla pompa è determinato da diversi fattori:

  1. Raffinazione, stoccaggio e trasporto: in primo luogo dobbiamo considerare che la benzina e il diesel sono il frutto di un lungo processo, il cui costo non cambia indipendentemente da un calo o un aumento del prezzo della materia prima. Tra l’altro, essendo la raffinazione un processo industriale altamente energivoro ha un notevole impatto sul prezzo della benzina. In tal senso, teniamo presente che la lavorazione, la raffinazione, lo stoccaggio e la distribuzione del prodotto finito hanno un’incidenza di circa il 20-25% sul prezzo finale della benzina, ovvero quasi un quinto del valore finale alla pompa.
  2. Domanda e offerta di benzina: come ogni altro prodotto, anche i prezzi dei carburanti sono sensibili alle dinamiche di mercato e in particolare della domanda e dell’offerta. Proprio su questo aspetto va ad agire il cartello dell’Opec, che aumenta o diminuisce artificialmente la domanda o l’offerta di petrolio in modo da innescare un repentino movimento sui prezzi del future. Tuttavia, ricordiamo che anche se il prezzo della materia prima incide sul prezzo dei carburanti, questo non è il peso maggiore.
  3. Accisa e Iva: l’Italia è il Paese con le accise sul diesel più alte in Europa, basti pensare che solo dal 2008 ad oggi sono state introdotte accise per un valore complessivo di 17,5 centesimi; il tutto in un contesto in cui l’Iva si trova al 22%.

    Struttura del prezzo di benzina e diesel
  4. Effetto cambio: per i consumatori europei un ulteriore elemento di preoccupazione è dato dall’effetto cambio: essendo il petrolio quotato in dollari, una svalutazione dell’euro rende per noi occidentali il petrolio più caro.
  5. Speculazione: ultimo, ma non per importanza, dobbiamo considerare che il prezzo del greggio grezzo è definito in prima battuta dai grandi produttori mondiali di petrolio che per l’appunto appartengono ai cartelli monopolistici dell’Opec e dell’Opec+. Come dicevamo, questi cartelli hanno un enorme potere in quanto possono aumentare o ridurre la produzione di petrolio, andando a influire direttamente sulla domanda e sull’offerta di petrolio mondiale.

Coloro che controllano i combustibili fossili stanno giocando; vedono che i prezzi stanno scendendo perché la domanda sta diminuendo, e allora producono di meno per far tornare ad aumentare i prezzi“, ha affermato Thierry Breton, il commissario Ue dell’energia. “Questo aumento dimostra che si tratta di un mercato artificiale” e che “è urgente muoversi verso l’autonomia energetica, anche con il nucleare”.

Ad oggi le medie dell’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico vedono la benzina self service a 1,862 euro/litro (invariato, compagnie 1,864, pompe bianche 1,858); il diesel a 1,770 euro/litro (compagnie 1,774, pompe bianche 1,762).

Andamento del prezzo della benzina e del diesel da fine 2020

 

In conclusione, il prezzo del greggio incide per meno di un quarto sull’andamento del prezzo dei carburanti alla pompa e non è detto che a un calo/rialzo del prezzo dell’oro nero corrisponda una riduzione/aumento istantaneo del prezzo dei carburanti.

Il prezzo dei carburanti, infatti, dipende per circa il 43% dai costi industriali e commerciali, mentre l’influenza maggiore è data dalla componente fiscale, che ad oggi vale circa il 60% del prezzo (che corrisponde a circa 1 euro).

In tutto ciò, ricordiamo che in Italia, a partire da gennaio, non è più in vigore lo sconto sulle accise che era stato previsto dal governo Draghi in modo far fronte agli alti costi energetici dovuti allo scoppio della guerra in Ucraina.