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OGGI MARCHIONNE PRESENTA PIANO INDUSTRIALE FIAT. QUALI LE SORPRESE?

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Un piano industriale, anzi due. Quella che Sergio Marchionne presenterà stamane al Lingotto è la strada che Fiat seguirà nei prossimi cinque anni. Una strada a metà della quale o forse prima, ci sarà la separazione delle attività nell’auto dal resto del gruppo.

Per questo la presentazione – che il manager sta preparando con i più fidati collaboratori della sua squadra – potrebbe essere doppia, ovvero prevedere un piano industriale separato per l’auto (compresa Chrysler) e per il resto del gruppo: ciò aiuterebbe il mercato a farsi un’idea più precisa delle potenzialità delle due metà con orizzonte 2014.

Difficilmente, invece, Marchionne annuncerà oggi tempi esatti e modalità di un’eventuale operazione di mercato. La Borsa ci ha scommesso ieri pesantemente, ma è probabile che il manager – che pure sta lavorando da tempo al dossier – si tenga le mani libere su tempi e modalità: scissione del titolo Fiat in due o collocamento (Ipo) delle attività dell’auto? O viceversa quotazione separata di camion e trattori?

Ciascuna delle ipotesi presenta vantaggi e svantaggi; quella della scissione, per esempio, avvicinerebbe l’auto alla holding Exor, andando cioè in direzione opposta alla riduzione del peso che è uno degli obiettivi dello scorporo; l’Ipo sarebbe però più complessa e dipenderebbe in misura maggiore dalla congiuntura di mercato. Dipenderebbe anche dai tempi della quotazione della stessa Chrysler, di cui Fiat ha in mano il 20% che potrebbe salire al 35% entro un paio d’anni.

Sul mercato circolavano ieri voci su un possibile coinvolgimento già in questa fase di studio di banche come Goldman Sachs (tradizionalmente vicina al gruppo), Unicredit e Banca Intesa. Di quest’ultima non risulta confermato il coinvolgimento, mentre da Unicredit è arrivato un no comment. La famiglia Agnelli, il cui rappresentante John Elkann assumerà proprio oggi la presidenza di Fiat, sarebbe assistita da Gerardo Braggiotti.

Per quanto riguarda invece la parte più industriale del piano, sia per quanto riguarda l’auto che per gli altri settori chiave – Iveco e Cnh – Marchionne ha lavorato quasi esclusivamente con i suoi top manager.

Per l’auto l’obiettivo dovrebbe essere di raggiungere quei 5,5 milioni di unità tra Fiat e Chrysler che sarebbero secondo lo stesso manager una garanzia di indipendenza nel lungo periodo, condizione essenziale per poter mettere sul mercato la società. Gli obiettivi finanziari saranno probabilmente ambiziosi come nelle corde del manager italo-canadese.

Basti pensare alla prima volta che Marchionne mostrò agli analisti i suoi obiettivi per il gruppo Fiat: era il 26 luglio del 2004 a Balocco, e il manager era arrivato da meno di due mesi al Lingotto. Ma già allora si sbilanciò sui target finanziari fino al 2007 – che poi furono centrati.

Le ipotesi del successivo piano 2006-2010 sono state poi minate dalla crisi economica mondiale, anche se Fiat ha fatto anche nel difficile 2009 meglio di molte concorrenti.

Per quanto riguarda l’auto, metà dello spartito è già scritta ed è stata raccontata da Marchionne al meeting Chrysler dei primi di novembre. Al gruppo americano tocca in fondo il compito più difficile, quello di aumentare le vendite da 1,3 milioni a 2,8 in 5 anni.

Oggi Marchionne svelerà quanto le sinergie con l’azienda americana aiuteranno Fiat; e dettaglierà le strategie di crescita nei paesi emergenti, che dovranno dare un contributo decisivo all’aumento dei volumi di Fiat Auto.

Ieri il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che ha parlato con Marchionne, ha detto che il piano industriale Fiat che sarà presentato oggi è «coraggioso» e «confermerà gli elevati investimenti previsti per gli impianti italiani». Marchionne aveva parlato a dicembre di 8 miliardi di euro a livello consolidato in due anni, ovvero un dato in linea con quello del 2009.

Confermati anche «l’aumento della produzione di auto nel nostro paese da 600 a 900mila e il rilancio di Pomigliano d’Arco, dove verrà realizzata la nuova Panda».

Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi si è detto «fiducioso sul futuro di Fiat» e ha lodato «la disponibilità mostrata dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali a sostenere il piano industriale». I sindacati, dal canto loro, guarderanno con particolare attenzione ai dati sull’occupazione in Italia; non solo su Pomigliano ma in particolare su Mirafiori, che con il carico di produzione reso noto finora rimane sottoutilizzata.

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