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OBAMA A WALL STREET: UNITEVI A NOI

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“E’ bello essere tornati a New York, qui alla Cooper Union”, cosi’ ha iniziato il suo discorso il presidente Obama per invocare per l’ennesima volta un accordo bipartisan sulla riforma finanziaria.

La location d’altra parte non e’ casuale: si trova nel raggio di tre chilometri da Wall Street. E proprio in quell’universita’ (dove nel 1860 Abhram Lincoln pronuncio’ un discorso sulla “ragione che produce la forza”) lo stesso Obama nelle vesti di candidato alla Casa Bianca parlo’ per la prima volta di riforma dei mercati finanziari. Era il marzo 2008.

Oggi, a due anni dallo scoppio della crisi e a quasi uno dalla creazione del primo piano per mettere a freno Wall Street, l’inquilino della Casa Bianca si presenta a New York, nel cuore della finanza globale, con un unico obiettivo: convincere democratici e repubblicani a sottoscrivere un accordo bipartisan per dare l’ok a una riforma che da sempre punta a proteggere i consumatori dagli eccessi dei broker e riportare fiducia nel mercato.

Anche il timing non e’ lasciato al caso, con la preoccupazione che da quasi una settimana ha investito gli operatori dopo le accuse di frode arrivate su Goldman Sachs da parte della Sec. Vicenda in cui non c’e’ lo zampino della Casa Bianca. Lo ha assicurato ieri in un intervista alla Cnbc lo stesso Obama, che non si e’ detto affatto pentito di aver incassato dall’istituto $1 milione durante la campagna elettorale. Insomma, la politica se ne infischia dei contributi elettorali arrivati dai big della finanza.

“Oggi l’America sta creando posti di lavoro e l’economia sta tornando a crescere, diversamente da quanto stava accadendo solo un anno fa”, ha riferito Obama di fronte a un largo pubblico che comprendeva anche alcuni big della finanza. “Non vogliamo un’economia con le stesse debolezze del passato, altrimenti ci troveremmo con gli stessi problemi. La crisi e’ nata da una mancanza di responsabilita’ da parte di Wall Street cosi’ come di Washington. E’ essenziale imparare dagli errori del passato, e se non si procede con la riforma finanziaria commetteremo gli stessi sbagli. Un libero mercato non significa che ci sia una licenza a fare quello che si vuole. A Wall Street le persone hanno dimenticato che dietro ogni dollaro investito c’era una famiglia”, ha continuato.

Rivolgendosi a Wall Street, Obama ha detto “voglio esortarvi a essere con noi e non contro di noi” perche’ “non c’e’ un confine che divide Wall Street e Main Street, cresceremo o cadremo insieme come nazione (…) la riforma non e’ solo nell’interesse della vostra industria ma e’ nell’interesse del nostro Paese”.

Il presidente Usa ha avvertito gli operatori del settore: non ci saranno “mai piu’ salvataggi a spese dei consumatori”. Secondo Obama dev’essere l’industria finanziaria a pagare, non i contribuenti nel caso di fallimento di una grande istituzione finanziaria. Insomma, i contribuenti a stelle e strisce non dovranno piu’ accollarsi i costi legati la fatto che un’istituzione e’ giudicata “troppo grande per fallire”.

Obama non ha tralasciato di ricordare la nota “regola Volcker” (dal nome dell’ex capo della Fed Paul Volcker) che impone “limiti alle dimensioni delle banche e al tipo di rischi che le banche possono assumersi”.

Parte del discorso e’ stata dedicata anche al mercato dei derivati, “quelli che Warren Buffett ha definito armi finanziarie di distruzione di massa”, ha commentato Obama chiedendo piu’ trasparenza.