Economia

Nuove partite Iva: una su due sceglie il regime forfettario

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L’attrazione per la flat tax spinge in alto l’apertura di nuove partite Iva. Complessivamente nel terzo trimestre del 2019 sono state aperte 101.498 nuove partite Iva con una crescita del + 5,7% rispetto all’anno passato. Una su due tra quelle aperte da inizio anno hanno optato per il regime forfettario.

È quanto emerge dall’aggiornamento sull’Osservatorio delle partite Iva del dipartimento delle Finanze da cui emerge che da gennaio a settembre sono oltre 217mila autonomi e mini-imprese (50,6%) che hanno scelto il regime agevolato con imposta sostitutiva al 15% (o al 5% per le start up) su un totale di quasi 434mila nuove aperture di attività.

A questi 217mila si aggiungono altri 285mila nuovi forfettari che sono passati dal regime ordinario a quello agevolato così come è emerso dalla dichiarazione Iva presentata a ottobre.

I dati del terzo trimestre

Nel terzo trimestre, lo studio ha evidenziato che ben il 72,3% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche, il 21,6% da società di capitali, il 3,2% da società di persone, con “non residenti” e “altre forme giuridiche” al 2,5%.

Come dicevamo, l’aumento delle Partite IVA per le persone fisiche (+8,3% rispetto all’anno scorso), è stato trainato dalle adesioni al regime forfettario che rappresenta il 48,4% delle nuove aperture, con un aumento del 30,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

In calo le forme societarie che scendono a -3,6% per le società di capitali e -4,9% per le società di persone. Da segnalare inoltre il notevole aumento delle aperture da parte di soggetti non residenti (+44%), come già rilevato in altri trimestri, legato allo sviluppo della web economy.

Incognite sul futuro

Il boom delle nuove aperture si spiega in parte alla luce delle semplificazioni introdotte dalla legge di Bilancio dello scorso anno che, oltre ad elevare la soglia del regime della flat tax a ricavi o compensi fino a 65mila euro annui, ha anche eliminato i vincoli su beni strumentali, compensi a collaboratori e addetti impiegati e il limite dei 30mila euro per chi ha redditi da lavoro dipendente o pensione.

Gli ultimi due punti sono tuttavia al vaglio del governo giallorosso. E rischiano di essere spazzati via dalla prossima manovra con l’obiettivo di limitare gli abusi e limitare la possibilità di ulteriore perdita di gettito legata all’applicazione dell’imposta sostitutiva, che appunto si “sostituisce” a Irpef e addizionali e all’Irap. Se così fosse, non è escluso un repentino cambio di marcia.