
Alla vigilia dell’ultima riunione dell’anno della banca centrale Usa, che si concluderà domani con il probabile annuncio di una stretta di altri 25 punti base, Wells Fargo e Gallup hanno pubblicato un sondaggio secondo cui il 61% degli investitori interpellati sostiene che la Fed non dovrebbe continuare ad aumentare il costo del denaro. Lo scorso maggio quella percentuale era al 46%.
Quasi la metà del campione (il 48%) crede che farlo sarebbe negativo per l’economia contro il 16% convinto che invece sarebbe una cosa positiva. Un altro 37% dice che i tassi in aumento “non fanno molta differenza”.
Secondo il Wells Fargo Investment Institute, domani la Fed annuncerà un aumento dei tassi.
“Il nostro outlook è per altri tre rialzi dei tassi nel corso dell’anno prossimo prima che la Fed finisca il suo ciclo attuale di strette”, ha dichiarato in una nota Brian Rehling, a capo della strategia del reddito fisso mondiale del centro di ricerca legato alla banca di San Francisco.
E sempre sul fronte di un rialzo del costo del denaro, una picconata alla Fed è arrivata ieri da Peter Navarro, il consigliere “falco” in campo commerciale del presidente americano Donald Trump, convinto che i cali dell’azionario siano dovuti alla politica monetaria della Federal Reserve.
Alla vigilia dell’inizio dell’ultima riunione dell’anno della banca centrale Usa, Navarro ha echeggiato quanto ripetuto da Trump in più occasioni: la Fed non dovrebbe alzare i tassi. Parlando alla Cnbc, ha spiegato che lo stop all’aumento del costo del denaro dovrebbe esserci “non perché l’economia Usa sta rallentando ma perché l’economia sta crescendo senza inflazione”.