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Nokia, crollano gli utili. La storia di un’azienda che ha fatto la storia

Sono stati recentemente pubblicati i trimestrali relativi al fatturato di Nokia. Solo guardando le vendite, si stima un calo su base annua pari al 20%, e un crollo dell’utile pari al 69%. Sono cifre problematiche per l’azienda, al punto da voler ricorrere ad un licenziamento di massa per ridurre i costi, sempre più insostenibili a causa del calo dei profitti.

Purtroppo Nokia, da colosso delle telecomunicazioni quale era, non è riuscita a mantenere la sua posizione davanti ad un mercato che dal 2010 in avanti cambiava di continuo. In questa corsa alla concorrenza purtroppo il colosso finlandese, stando alla sua storia, non è riuscita a compiere quelle scelte lungimiranti che forse avrebbero potuto farle mantenere quella posizione dominante che aveva un tempo nel mercato dei cellulari.

Nokia, un trimestre difficile per il colosso finlandese

Alla pubblicazione dei dati trimestrali Nokia ha dovuto confermare un trend delle vendite in calo: 20% in meno di quanto previsto, intorno a 4,98 miliardi di euro. Con queste vendite, l’utile è crollato del 69%, a 133 milioni. In un comunicato, l’azienda ha affermato che tale calo (addirittura il 15% in meno a livello tendenziale) è dovuto “all’incertezza macroeconomica e i tassi di interesse più elevati continuano a esercitare pressioni sulla spesa degli operatori”.

Sul piano della rete mobile, il calo è ancora più esteso, pari al 19% a livello tendenziale. Questo per via anche dei vari rallentamenti nel ritmo di implementazione del 5G in mercati come l’India. Ricordiamo che Nokia è tutt’oggi una delle prime aziende europee nella fornitura di apparecchiature 5G. Va detto però che il problema è generalizzato: anche la rivale Ericsson ha riportato un calo delle vendite, sempre per via dell’“ambiente difficile e dell’incertezza macroeconomica”. Ma l’azienda finlandese vuole mantenere fede al proprio piano di vendita, e prevede comunque un numero intorno ai 23,2 e 24,6 miliardi di euro per l’intero anno.

Intanto però vuole provvedere ad una riorganizzazione dell’intero sistema di produzione, a cominciare da un importante piano di riduzione dei costi. Col licenziamento di circa 12.000 – 14.000 persone, come segnala l’azienda in una nota. Ad oggi l’azienda impiega 86.000 persone, ma con i tagli al personale ridurrà il suo organico tra 72.000 e 77.000. Risparmierebbe circa 400 milioni di euro, addirittura 1,2 miliardi di euro entro la fine del 2026.

La storia di Nokia: da cartiera a colosso delle telecomunicazioni

Nokia nasce infatti non come azienda delle telecomunicazioni, ma come cartiera, nel 1865, nella città di Nokia, in Finlandia. Diventa Corporation con la fusione con Finnish Cable Works e Finnish Rubber Works. Decide però di entrare nel mondo della telefonia solo negli anni Ottanta, con le acquisizioni di Salora, Mobria e della divisione Information Systems di Ericsson. Nel 1982 esce sul mercato il telefono Mobria Senator, all’epoca pionieristico, ma non ancora di grande presa sul pubblico come i futuri Nokia 1100.

Il trionfo arriva infatti a inizi Duemila, con i celeberrimi Nokia 1100 e il Nokia 1110. Rilasciati tra il 2002 e il 2005, quasi tutti ne avevano ne possedevano uno. Al punto che nel 2007 il fatturato dell’azienda arriva a 51 miliardi di dollari solo per la vendita di questi due cellulari. Fino al 2010 Nokia deteneva una posizione di mercato dominante, pari al 49,4% nel settore del mobile secondo la BBC.

Ma poi esce il primo iPhone, ed emergono aziende come HTC e Samsung. L’azienda ha continuato con la sua produzione, ma senza evolversi come invece stavano facendo le sue avversarie. In pochi anni il suo dominio è passato dal quasi 50% al 30% nel 2010, per poi vedersi portare via lo scettro da Samsung nel 2012. E verso il 2013 l’azienda ha raggiunto il 3% del mercato totale, con Samsung in testa rispettivamente al 24,6% (31,1% per gli smartphone) secondo Mobiforge.

Un mercato completamente diverso

Il punto debole di Nokia in tutta questa storia potrebbe essere riassunto in una sola parola: smartphone. Campionessa nell’industria del mobile, non è riuscita invece a posizionarsi nell’allora emergente mercato degli smartphone, al pari di Motorola, Samsung e Huawei. E soprattutto Apple, che presenta nel 2007 il primo modello dell’iPhone. A sua volta l’azienda non è riuscita a superarsi a livello di sistema operativo. In pochi anni emergono Android e iOS, e sempre più cellulari cominciano ad utilizzarli. A discapito di Symbian OS, il sistema operativo di Nokia, considerato sempre più obsoleto e inadeguato. Pure l’allora CEO di Nokia, al Guardian nel 2011, si è lamentato di questa limitazione nei prodotti Nokia.

Da qui una serie di scelte non molto lungimiranti, come ad esempio la creazione di un sistema operativo ad hoc, Windows Phone 7, con la collaborazione di Microsoft. E nonostante il ritorno di modelli sostanzialmente soddisfacenti come i modelli Lumia, l’azienda si ritrova ormai fuori tempo. La storia mobile di Nokia si chiude la decisione di vendere a settembre 2013 il comparto mobile a Microsoft. I telefoni cellulari legati a Nokia sono ora prodotti dalla HMD Global, fondata dagli ex dipendenti del colosso finlandese, mentre gli smartphone dalla filiale Foxconn, FIH Mobile.

Nonostante tutto, ancora esiste, ma ha preferito focalizzarsi sulle operazioni relative alle telecomunicazioni e alla digitalizzazione industriale. Ha anche acquisito Alcatel-Lucent e Bell Labs, e continua a licenziare brevetti per vari fornitori di telefoni cellulari in tutto il mondo. Ad oggi l’azienda ha ora successo, vantando un utile lordo annuo positivo in miliardi dal 2021. Però i dati di questo trimestre fanno pensare al peggio, soprattutto per i suoi progetti avveniristici relativi alla connessione 5G.