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NIKKEI E KOSPI, STAVOLTA CAMBIAMO CAVALLO

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*Financial Trend Analysis e’ una societa’ che opera nel settore dell’Analisi Tecnica. Le analisi di borsa qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

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(WSI) – L’incertezza che grava sui principali listini del vecchio continente, e dopo il passaggio dell’uragano Katrina anche su quelli americani, legata principalmente a domande sull’andamento futuro di tassi di interesse, prezzi al consumo e capacità di fare registrare incrementi significativi del Pil, ma anche alla stabilità della compagine politica al governo della nazione, sembra essere sconosciuta procedendo verso oriente.

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Almeno sul fronte politico infatti il Giappone ha recentemente dimostrato di non avere dubbi: Koizumi è il premier giusto per il paese in questa fase di ripresa, e sia la sua politica estera sia quella interna sembrano convincere l’elettorato. E la borsa non sta a guardare, a testimonianza del fatto che i mercati saranno anche ormai divenuti globali, ma quando vi sono temi locali virtuosi, e l’assenza di incertezze politiche sembra essere uno di questi, gli investitori sono ben disposti a premiare chi ben ha lavorato.

I prezzi raggiunti dal Nikkei, prossimi ai 13mila punti, non si vedevano dalla metà del 2001, così come i volumi scambiati alla vigilia della tornata elettorale hanno rappresentato un record per gli ultimi anni di borsa. Il quadro grafico dell’indice giapponese sembra indicare che il cambiamento avvenuto negli ultimi mesi, avviatosi con il rialzo dal doppio minimo dello scorso aprile/maggio in area 10800, sia da considerare un fenomeno strutturale e non passeggero. Le quotazioni infatti, superando area 12100/200, si sono lasciate alla spalle il limite superiore dell’ampia fase laterale che aveva caratterizzato l’andamento dell’indice nel periodo a partire dai minimi del settembre 2001.

In analisi tecnica un movimento laterale di questo tipo può avere una duplice natura: o si tratta di una semplice pausa del trend precedente, in questo caso del ribasso visto dal top del 2000, che quindi una volta terminata la fase di lateralità riprende il suo corso, oppure si tratta di una fase di accumulo, un periodo cioè in cui gli investitori iniziano a muoversi creando le premesse per un rialzo, in attesa dell’evento scatenante che lo renda poi effettivamente possibile.

La rottura del lato alto della fase laterale disegnata negli ultimi anni farebbe pensare di essere stati in presenza di una zona di accumulo, che ora dovrebbe fornire una base solida alla ripresa. Esiste anche una regola empirica da applicare per individuare il target del movimento una volta che i prezzi sono usciti dal trading range, e si tratta semplicemente di proiettare verso l’alto l’ampiezza della fase laterale stessa. Nel caso del Nilkkei il target più conservativo calcolato si pone a 14750 punti, mentre quello successivo vorrebbe le quotazioni salire fino a 16500.

Un movimento di questa ampiezza impiegherebbe per completarsi, immaginando di vedere replicato anche in futuro lo stesso tasso di crescita degli ultimi anni, non meno di due anni, quindi deve essere considerato un obiettivo valido solo all’interno di strategie di ampio respiro. In un’ottica temporale più ristretta un primo obiettivo potrebbe essere invece quello dei 14mila punti, raggiungibile già entro la prima parte del 2006.

Le condizioni perchè l’ipotesi rialzista presentata rimanga valida sono relativamente semplici: i prezzi dovrebbero mantenersi in futuro anche in caso di flessioni al di sopra della resistenza appena superata, cioè area 12mila punti seguendo poi, una volta avviata in modo stabile la crescita (superando quindi area 14mila) al di sopra della media mobile a 200 sedute, indicatore che spesso in passato ha fornito importanti segnali in merito allo stato del trend del Nikkei. Le prospettive di una rivalutazione del Nikkei sembrano esserci, ma è corretto ipotizzare un investimento in quest’area? Le variabili da tenere in considerazione per rispondere a questa domanda sono sostanzialmente due: la rischiosità dell’indice e la sua forza relativa nei confronti di altri mercati. In termini di rischio statistico (volatilità storica) il Nikkei evidenzia valori relativamente elevati, in media del 20% più elevati rispetto a quelli dello S&P500, simili invece a quelli del Nasdaq Composite (e del 30% superiori al nostro S&PMib, uno strumento, almeno in questi termini, valutato come poco rischioso).

Valutando l’opportunità di investimento sotto la luce della prudenza è meglio quindi evitare di prendere grosse posizioni, in relazione al portafoglio posseduto, sull’indice Nikkei, per non incorporare troppa volatilità nel proprio asset. Una strada per contenere marginalmente l’aspetto rischio potrebbe essere quella di riferirsi a strumenti che abbiamo come benchmark l’indice Topix (nel cui paniere è meno pesante la componente tecnologica), che evidenzia una volatilità storica minore rispetto al Nikkei, pur avendo inviato segnali altrettanto incoraggianti di rialzo (in questo caso il primo target è a 13500, il successivo a 14500 punti).

In termini di forza relativa il Nikkei, se valutato rispetto all’indice Morgan Stanley globale, mostra un quadro incoraggiante, pur se ancora non nettamente sbilanciato al rialzo. In altre parole la potenzialità per fare meglio della media delle altre borse c’è, ma mancano ancora segnali di conferma, che probabilmente compariranno in caso di superamento da parte dell’indice dei 13300/400 punti. Volendo infine ridurre ulteriormente il rischio ma rimanendo in quest’area geografica, puntando su di un effetto a catena benefico a partire dal rialzo della borsa giapponese, si può prendere in considerazione l’indice Kospi di Seoul.

Il Kospi ha fatto registrare nelle ultime sedute nuovi massimi storici, ed appare graficamente molto bene impostato, dal momento che dopo aver superato a luglio i precedenti record assoluti del 2000 è tornato a vedere questi livelli dall’alto, allontanandosene poi definitivamente (completando quindi quello che viene definito un “return move”). Le prospettive di crescita per la Corea sono elevate (target superiore almeno del 15% rispetto ai livelli attuali), ma anche in questo caso sarà necessario tenere conto dell’elevato livello di volatilità, e quindi di rischio, prima di assumere posizioni di investimento in quest’area.

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