Argentina chiede altri soldi all’FMI, peso affossato
Sembra che 50 miliardi di dollari di prestiti non siano sufficienti per tenere a galla le finanze pubbliche dell’Argentina: il governo Macri ha chiesto una nuova linea di credito al Fondo Monetario Internazionale.
Lo riferisce il quotidiano nazionale La Nacion, secondo cui l’esecutivo ha avviato le trattative con il Fondo di Washington per espandere l’accordo “Stand-by Agreement“. L’idea dell’Argentina è quella di aggiungere altri 3-5 miliardi di dollari di risorse fresche alla cifra concordata in giugno.
Secondo quanto riferito da una fonte vicina al ministro delle Finanze Nicolas Dujovne, l’incremento viene considerato sufficiente a ricoprire i debiti e rispettare le scadenze sui finanziamenti fino al 2020.
Dopo la ripresa messa a segno negli ultimi giorni, il peso viene colpito da una pioggia di vendite sul Forex. Il ricorso a una nuova linea di credito non è affatto apprezzato dagli investitori già nervosi per lo stato di salute dei conti pubblici e per l’iperinflazione galoppante.
Le indiscrezioni stampa alimentano i dubbi sulle possibilità dell’economia argentina di riprendersi.
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Seduta perlopiù positiva per le borse europee nel giorno dell’inflazione Usa. A Piazza Affari, Ftse Mib in rialzo aspettando la Bce
La Commissione europea ha approvato l’acquisizione esclusiva di Pavilion da parte di Shell, concentrandosi sul commercio di gas naturale liquefatto in Asia ed Europa. La decisione non solleva preoccupazioni di concorrenza, grazie alla limitata posizione di mercato delle due aziende combinate.
Wall Street registra un’apertura positiva grazie ai dati sull’inflazione che risultano in linea con le attese. A novembre, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,3% rispetto al mese precedente, segnando il rialzo maggiore in sette mesi. Nonostante i dati, la Federal Reserve appare intenzionata a operare un taglio dei tassi d’interesse.
A novembre, l’inflazione negli Stati Uniti ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente, in linea con le previsioni. Il tasso annuo è salito al 2,7%, mentre il dato ‘core’ ha mantenuto una crescita del 3,3%. I prezzi energetici e alimentari hanno mostrato variazioni minime, confermando la stabilità delle previsioni economiche.