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News sul cancro: e se fosse un fossile che vive dentro di noi?

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New York – Un nemico da combattere o un antico antenato che continua a vivere in noi a testimonianza della nostra evoluzione? Stiamo parlando del cancro, una malattia cui gli uomini hanno da tempo dichiarato guerra senza mai riuscire a vincerla. Ma le cose potrebbero cambiare, se è vero ciò che si legge in uno studio pubblicato su rapporto Physical Biology.

Secondo quanto affermano l’astrobiologo esobiologo Charles Lineweaver dell’ Australian National University (Australia) e il collega Paul Davies della Arizona State University (Usa), il cancro è il fossile vivente di un antico animale che continua a vivere in noi. Ma è così vecchio che sta esaurendo tutte le strategie di difesa nei confronti degli attacchi degli umani. In altre parole, tra breve potrebbe non essere più in grado di far fronte alle moderne terapie anti-tumorali.

L’ipotesi è un po’ provocatoria, ma interessante. Il cancro, si sa, è una condizione patologica causata dal malfunzionamento dei geni che controllano la riproduzione cellulare. Quando salta il meccanismo di controllo, le cellule iniziano a moltiplicarsi senza freno. Ma la tendenza a replicarsi in modo massiccio non è un’anomalia cellulare. È ciò che succedeva negli antichi proto-metazoi, cioè nelle colonie di cellule ecauriotiche da cui si sono evoluti gli animali che oggi conosciamo, essere umano compreso. Queste cellule, che pur non essendo specializzate comunicavano e collaboravano efficacemente, si replicavano senza limiti nell’ambiente.

Ma quando circa 600 milioni di anni fa da questi proto-animali si sono evoluti i moderni metazoi, animali multicellulari in cui le diverse cellule svolgono compiti specifici, i geni che permettevano questa riproduzione illimitata sono stati silenziati. Il meccanismo però non è perfetto e, a volte, il silenzio si rompe, e le cellule ritornano a comportarsi come facevano un tempo. Solo che oggi, in un complesso organismo multicellulare, creano qualche problema.

L’ipotesi dei ricercatori sembrerebbe spiegare alcune peculiarità dei tumori. Ad esempio, il fatto che le cellule cancerogene possono organizzarsi a formare dei vasi sanguigni per portare nutrienti al tumore stesso. Un comportamento che si spiega immaginando le cellule tumorali non come singole entità, ma super-organismi in cui le cellule comunicano come facevano gli antichi proto-metazoi. Se ciò fosse vero, significherebbe anche che le cellule cancerogene non hanno infinite possibilità di sviluppare meccanismi di resistenza alle terapie anti-tumorali, e che si avviano a esaurire le strategie di difesa che si sono evolute miliardi di anni fa.

Una buona notizia che non convince tutti. Come riporta il New Scientist la biologa Mansi Srivastava del Whitehead Institute for Biomedical Research, Usa, afferma che “non c’è alcuna evidenza a supportare che l’abilità di formare vasi sanguigni fosse un’antica caratteristica dei primi animali”. Lineweaver non è d’accordo, ma la prova del nove arriverà analizzando il modo in cui le terapie anti-cancro agiscono nelle diverse persone. Se funzionano nello stesso modo, significa che il cancro è davvero un antico animale che ha sviluppato le stesse, limitate strategie di difesa nei confronti degli attacchi dalle tossine. E forse, potrebbe aver quasi finito di giocare le sue carte.

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