Società

Napolitano ha paura e chiama Draghi

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ROMA (WSI) – Giorgio Napolitano ha chiamato Mario Draghi “e altri” per approfondire la situazione politica di queste ore. Lo precisa su twitter il portavoce del Presidente della Repubblica, Pasquale Cascella. Risponendo ad un untente che riportava le notizie di stampa secondo cui il numero uno della Bce ha ‘convinto Napolitano a non rassegnare le dimissioni’, Cascella risponde: “Per la verita’ è stato Napolitano a chiamare Draghi (e altri) per approfondire la valutazione sulla situazione determinatasi”.

“Non sono generici ‘saggi’ ma personalità scelte con criteri oggettivi in funzione del lavoro gia’ svolto e del ruolo ricoperto”, precisa inoltrre su Twitter Pasquale Cascella, in risposta a un tweet critico di Elisabetta Gualmini, dell’Istituto Cattaneo. “Per età e soprattutto per genere i 10 saggi non convincono del tutto”, sostiene la professoressa. Che poi replica a Cascella: “L’importante è che dietro ci sia il nostro Presidente. Che, per me, dovrebbe rimanere altri 7 anni!”.

La verita’ e’ che i poteri forti che ruotano introno al vecchio asse della ex maggiornaza di governo – PD + PDL + centro – con premier Mario Monti, tuttora in carica – fanno quadrato per evitare la punizione dei mercati alla riapertura di domani martedi’, dopo le feste pasquali. Facile anticipare il verdetto: la commissione dei “10 saggi” non piacera’ allo spread. Come abbiamo scritto su WSI, “quelli che ha proposto il Presidente della Repubblica per scrivere la road map di riforme essenziali per il Paese sono i soliti noti. Forse il peggio dei soliti noti. La commissione speciale e’ un atto straordinario mai capitato prima nella storia democratica italiana: sprecato. I nomi: vecchie cariatidi, personaggi che gli italiani non vogliono piu’ vedere. Cosa possono partorire costoro? Solo un maxi inciucio tra PD e PDL da servire al prossimo inquilino del Colle come unica via per il nuovo governo”.

Il fatto che il Movimento 5 Stelle si chiami giustamente fuori dai giochi (del resto un movimento con il 25% dei voti non e’ rappresentato nemmeno da una persona dei “10 saggi”) spariglia le carte della politica jurassica legata a caste incancrenite. Napolitano ha chiamato il presidente Bce Mario Draghi “e altri” per approfondire la situazione politica di queste ore. Ma e’ un chiaro sintomo del panico che circola nei palazzi del potere romano.

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Domani si riparte da quota 346. E’ questo il livello dello spread tra i btp e i bund tedeschi raggiunto giovedi’ scorso, prima che i mercati europei restassero chiusi per il lungo ponte pasquale. E la paura di tutti, dopo che le forze politiche non hanno trovato un accordo sul nuovo governo, e’ che la sveglia dei mercati possa trasformarsi in una sberla all’ingovernabilita’ italiana.

Venerdi’ scorso il professore della New York University Nouriel Roubini aveva avvertito: gli investitori “dovrebbero preoccuparsi molto di piu’ per lo stallo politico in Italia” che non per la crisi di Cipro. Anche perche’ “c’e’ un ritorno di tensione politica nell’Eurozona” a causa della crescente “spossatezza” legata da un lato alle misure di austerity nei Paesi della periferia, e dall’altro ai salvataggi finanziati dai Paesi virtuosi del Nord.

Gia’ la scorsa settimana, mentre era in corso il tentativo del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, di formare un nuovo governo, le tensioni si sono sentite forti e chiare. Piazza Affari ha chiuso la peggior settimana dal maggio scorso (-4,4% il Ftse Mib) mentre lo spread saliva fino a 360 punti sulle voci di un imminente taglio del rating da parte di Moody’s.

La cui scure, chiuso senza successo il tentativo del Pd, potrebbe abbattersi sull’Italia a breve. D’altra parte l’incertezza del quadro politico ha pesato anche sull’asta dei titoli di Stato di giovedi’. Domanda deludente e il consiglio di stare alla larga dai nostri titoli da parte di qualche analista, come quelli di Nomura, che hanno suggerito di vendere fintanto che i rendimenti dei Btp non raggiungano il 5,15%.

“L’incertezza sulla formazione del nuovo governo si protrae e questo di per se’ non e’ un fatto positivo per il mercato, anche se la situazione rimane gestibile”, ha commentato il capo economista per l’area europea di Unicredit, Marco Valli. Domani “e’ ipotizzabile che ci sia un po’ di pressione” ma vanno ricordate due cose.

La prima e’ che “un governo in carica c’e”‘, e’ il governo Monti, “e puo’ avanzare misure in caso di necessita”‘. La seconda e’ che i Btp “godono della protezione implicita della Bce” che ha mantenuto, anche all’indomani di un risultato elettorale deludente, i rendimenti dei nostri bond “assolutamente sotto controllo”.

L’auspicio e’ che il lavoro dei saggi getti le basi per un governo di larghe intese per quelle riforme non piu’ rinviabili. “Se invece dovesse prevalere l’incomunicabilita’ tra le forze politiche e si dovesse tornare alle urne – spiega – l’incertezza si protrarra’ e questo potrebbe penalizzarci”.

“I mercati stiano tranquilli perche’ il messaggio di Napolitano e’ stato chiarissimo: c’e’ un governo che ha pieni poteri ed e’ il governo Monti”, afferma l’economista Giacomo Vaciago invitando il premier a ritirare le dimissioni e governare con “pieni poteri” fino a quando non nasca un nuovo esecutivo o i partiti non si assumano “la responsabilita’ di sfiduciarlo”.