Economia

Mutui, torna a impennarsi il tasso variabile dopo la Bce

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Nuova giornata di “passione” per i risparmiatori italiani ed europei. Torna a schizzare in alto il valore di riferimento dei mutui a tasso variabile dopo l’ultima stretta varata oggi dalla Banca Centrale Europea. Ora le famiglie si preparano a veder salire nuovamente la rata del proprio mutuo per l’ennesima volta dall’inizio della lotta serrata all’inflazione varata da Francoforte a inizio 2022. Ad esempio, un mutuo variabile da 140 mila euro a 20 anni passerà da 794€ a 840€, con un rialzo del +5,8%; per 250 mila euro a 30 anni da 1.139 € a 1.211€, +6,3%. A svelare maggiori dettagli sul tema è un’analisi de l’Osservatorio di MutuiOnline.it.

Cosa aspettarsi per i prossimi mesi

Ripristinare la stabilità dei prezzi: queste le parole usate da Christine Lagarde per giustificare il sesto aumento di 50 punti base sul costo dei depositi. Rispetto al primo rialzo della Bce a luglio 2022 si registra una crescita di +267 bps sull’Euribor a 1 mese e di +259 bps sull’Euribor a 3 mesi. Molto più contenuti gli incrementi del tasso di riferimento dei mutui fissi: rispetto a luglio 2022 l’IRS a 10 anni è salito di 100 bps, a 20 anni di 70 bps e a 30 anni di 62 bps. In questo momento il fisso è una scelta più sicura, soprattutto considerando che la forbice tra fisso e variabile è sempre più sottile: la differenza a febbraio è di 11 bps a favore del variabile sulla migliore offerta (2,88% vs 2,99%) e di soli 6 bps sull’offerta media (3,58% vs 3,52%).

Come cambia la rata con il tasso variabile

MutuiOnline.it ha analizzato gli impatti sulle rate di un mutuo a tasso variabile in seguito a questo nuovo rialzo di 50 punti base sul costo del denaro. Rispetto a febbraio dello scorso anno la rata di un mutuo variabile, da 140 mila euro a 20 anni è aumentata, fino a questo momento, del 25,3% (da 625 euro a 783 euro), e per un mutuo da 250 mila euro a 30 anni è cresciuta del 43,7% (da 793 € a 1.139 €). Con l’ulteriore aumento la rata a 20 anni toccherà quota 819 euro e a 30 anni 1.212 euro, con un ulteriore aumento della rata rispettivamente del 4,6% e del 6,4% rispetto ad oggi.

Interessante anche valutare l’impatto dell’aumento delle rate sul reddito medio di una famiglia italiana, pari a 33 mila euro netti all’anno: se a febbraio 2022 la rata del mutuo a 20 anni pesava il 22% del reddito mensile, con l’aumento raggiungerà il 30% del reddito mensile. Ancora più alto l’aumento della rata del mutuo a 30 anni, che passa dal 20% al 40% del reddito mensile. Alessio Santarelli, direttore generale della divisione broking di Gruppo MutuiOnline e ceo di MutuiOnline S.p.A., ha spiegato:

“Nel contesto attuale con i tassi fissi allo stesso livello dei variabili continuiamo a vedere un forte interesse verso le richieste di surroga, che sono aumentate a partire dall’ultimo trimestre 2022 e che per l’85% sono da tasso variabile a tasso fisso. Oggi il tasso fisso è una scelta ovvia sia per i nuovi mutuatari, sia per chi vuole mettersi al riparo dal continuo aumento delle rate. La Legge di Bilancio ha reintrodotto anche la possibilità di trasformare i mutui a tasso variabili in tasso fisso con la propria banca, a delle condizioni prestabilite. Questa norma però non sembra decollare: gli istituiti di credito ci dicono che stanno ricevendo molte richieste di informazioni ma poche richieste effettive, forse perché i clienti non rispettano i requisiti previsti (mutuo iniziale sotto i 200 mila euro, ISEE sotto i 35 mila euro e nessuna insolvenza o ritardo nei pagamenti) o forse perché l’offerta disegnata con i criteri del decreto non è competitiva in quanto i mutuatari devono trasferire le condizioni di spread di mutui a tasso variabile contratti quando gli Euribor erano negativi a mutui a tasso fisso, condizioni spesso meno competitive rispetto a quanto si trova oggi sul mercato con una normale surroga. Per tutti questi clienti le surroghe sono sicuramente un’opzione da considerare”.

Cosa dice il mercato dei mutui?

I primi due mesi del 2023 sono caratterizzati da un ritorno delle richieste a tasso fisso, grazie allo spread ridotto con il variabile, che ora rappresentano l’80,3% del mix (+34,3% rispetto al quarto trimestre 2022).

Calano gli importi medi richiesti che ora si attestano sui 130.691 €, oltre 10 mila euro in meno rispetto al pari periodo dello scorso anno. Rimane molto alto per il terzo trimestre di fila il reddito medio dei richiedenti, pari a 2.760 euro, ben 540 euro in più rispetto al pari periodo dello scorso anno. Infine, si nota un incremento del 9,5% delle richieste di under 36, grazie all’estensione della normativa sui mutui per i giovani, che però non sta avendo lo stesso effetto che ebbe a maggio 2021 probabilmente a causa del differente contesto economico.