Per capire meglio cosa sta accadendo sul mercato dei mutui oggi vi raccontiamo la storia di un risparmiatore, forse simile a quella di tanti altri, che con l’inflazione e il cambio di scenario si è ritrovato a rigirare a sue spese sulla giostra dei tassi di interesse. Vediamo tutto nell’approfondimento.
Il caso di Paolo
Paolo (nome di fantasia) è un impiegato, ha 36 anni, lavora a Milano e vaga alla ricerca di un mutuo cospicuo da più di un anno. Sarà forse l’investimento più importante e corposo della sua vita, per questo, la decisione è ardua e va ponderata al meglio. Commettere un errore, potrebbe costargli caro. La sua casa dei sogni costa circa 300mila euro e così è alla ricerca di un mutuo da 200mila euro, un finanziamento che può permettersi grazie al suo stipendio netto mensile da 3mila euro. Ma le offerte ricevute sinora dagli istituti di credito lo hanno lasciato perplesso, portandolo così a tenere in stand-by l’acquisto.
Le offerte delle banche
Tutto inizia nei primi mesi del 2022, quando ancora i tassi della BCE erano fermi ai minimi storici. Dopo aver vagliato la solida situazione patrimoniale di Paolo, le banche avanzano le loro offerte di mutuo e gli consigliano il variabile: costa meno ed è sicuro, gli dicono. I preventivi di allora parlano chiaro: il tasso è allo 0,6%, circa la metà del fisso. La rata è di poco sotto i 900 euro. Sembra un affare e Paolo vacilla, ci pensa ma non accetta. Poi nel frattempo lo scoppio della guerra e i rialzi sulle materie prime innescano il rialzo dei tassi da Francoforte, Paolo vede i preventivi online crescere e aspetta. Arriviamo a oggi, giugno 2023, quasi un anno e mezzo dopo Paolo sembra deciso più che mai e torna a bussare alla porta degli istituti di credito. Questa volta il tasso consigliato è il fisso, anche perché in questo momento costa meno del variabile: il tasso si aggira attorno al 4%, il variabile invece è già sopra il 5%. Conviene, la rata resta bloccata anche in caso di ulteriori rialzi e picchi inflattivi, gli spiegano ora. La rata però adesso supera abbondantemente i 1200 euro mensili, l’aumento rispetto alle offerte dell’anno precedente varia tra i 300 e i 400 euro. Le rate del variabile invece superano addirittura i 1300 euro. Anche per Paolo che guadagna 3mila euro al mese la situazione si fa delicata, ci pensa e non firma ancora. Prima di firmare un impegno così oneroso per i prossimi 20 anni vuole essere sicuro di fare la scelta migliore. E ne ha ben donde, visto che dalla BCE sono arrivati i primi segnali su un possibile allentamento alla stretta monetaria degli ultimi mesi.
Le previsioni BCE
Dunque, quali saranno le prossime mosse di Francoforte sul fronte dei tassi? La nostra Aleksandra Georgieva ci propone questa interessante analisi: “Nell’ultima riunione di giugno, la BCE di Lagarde ha presentato delle proiezioni macro del tutto deludenti, soprattutto in termini di aspettative sull’inflazione. Per quanto riguarda l’intero 2023 l’inflazione dell’Eurozona rimarrà abbondantemente sopra il target del 2% dell’istituto di Francoforte. Ed è questo il motivo per cui la presidente Lagarde ha mantenuto un tono “falco” sui tassi, confermando il rialzo di 25pb nella riunione di luglio. Attualmente i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono rispettivamente al 4,00%, al 4,25% e al 3,50%.
“In base alle proiezioni macroeconomiche di giugno, gli esperti dell’Eurosistema si attendono che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Gli indicatori delle pressioni di fondo sui prezzi rimangono elevati, sebbene alcuni di essi mostrino timidi segnali di attenuazione. Gli economisti hanno rivisto al rialzo le proiezioni per l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, in particolare per quest’anno e il prossimo, a causa dei passati aumenti inattesi e delle implicazioni del vigore del mercato del lavoro per il ritmo della disinflazione”. È quanto si legge nel comunicato stampa della BCE relativo alla riunione del 15 giugno.
Nel 2023 si collocherebbe quindi al 5,1%, per poi ridursi al 3,0% nel 2024 e al 2,3% nel 2025, conclude. Per quanto riguarda invece le prospettive sulla crescita economica, anche sotto questo punto di vista la situazione non sembrerebbe troppo ottimistica. Ricordiamo, che l’eurozona è già entrata in recessione tecnica in seguito a due trimestri di crescita negativa del Pil (-0,1%). Gli economisti della BCE hanno rivisto lievemente al ribasso le proiezioni per l’espansione economica per quest’anno e il prossimo, indicando ora un tasso di crescita dello 0,9% nel 2023, dell’1,5% nel 2024 e dell’1,6% nel 2025.
Consigli per gli acquisti
Dunque, cosa deve fare oggi Paolo con il suo mutuo. Tasso fisso o variabile? Quello che emerge dai dati è che il tasso di riferimento per i mutui a tasso fisso (come si vede dal grafico presente qui sotto) è ora ai massimi degli ultimi 10 anni, indebitarsi con tale situazione sarebbe davvero controproducente, anche perché tutto lascia pensare che i tassi andranno a scendere nei prossimi mesi dopo una fase di plateau. Il variabile, invece, permette in un’ottica di lungo periodo di ritrovarsi in una situazione debitoria senz’altro migliore. Sfruttando i probabili ribassi.