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Musica, gli 883 tra rivalutazione critica e presunta reunion

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Roma – Da qualche tempo sta accadendo qualcosa di strano nell’universo musicale italiano: gli indie kids nostrani accanto al santino di Thurston Moore hanno appiccicato una foto di Max Pezzali.

Ebbene sì, gli 883 sono oggi in piena fase di rivalutazione artistica.

A 20 anni esatti dalla loro prima hit di successo, “Hanno ucciso l’uomo ragno“, gli 883 sono stati celebrati dal sito musicale Rockit con una compilation intitolata “Con due deca” nella quale alcune giovani promesse del pop underground nostrano – tra cui Colapesce, I Cani e gli Ex-Otago – hanno proposto la loro personale rilettura di ben 21 canzoni del gruppo pavese.

Sulla riscoperta della band anche in chiave intellettualistica i critici sembrano spaccarsi: per alcuni gli 883 hanno narrato con eccessiva indulgenza i troppi vizi e le poche virtù dei giovanotti di provincia degli anni ’90, ritratti come una generazione in cerca soltanto di una “tipa che ci sta” e un gruppo di amici con cui trascorrere il sabato sera; per altri, al contrario, sono stati una band che con parole semplici ha saputo raccontare in musica le speranze e le delusioni di chi nel 1993 aveva vent’anni o poco più.

Tra quelli che tirano in ballo il postmodernismo e quelli che nonostante tutto continuano proprio a non digerirli, su internet è circolata per un po’ la voce di una possibile – per quanto temporanea – “reunion” tra Max Pezzali e il “desaparecido” Mauro Repetto, divenuto nel frattempo – chissà quanto consapevolmente – una sorta di Syd Barrett in salsa italica; una specie di antieroe romantico della canzone popolare italiana.