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MURDOCH VS. GOOGLE

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Questo articolo viene pubblicato per gentile concessione de Il Sole 24 Ore. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Il tycoon australiano Rupert Murdoch dichiara guerra ai motori di ricerca. L’azionista e fondatore del colosso dei media News Corp, che in Italia controlla la tv satellitare Sky e sta per approdare sul digitale terrestre con Cielo, in un’intervista a Sky News Australia ha sparato alzo zero contro il motore di ricerca che controlla i tre quarti delle ricerche su internet.

Murdoch, scrive il Guardian online, ha annunciato che le edizioni via internet dei suoi giornali – dal tabloid britannico Sun al Times, al Wall Street Journal – potranno bloccare del tutto le ricerche su Google news una volta messi a punto i sistemi per pubblicare sul web articoli a pagamento. Attualmente gli articoli del Wsj che risultano già a pagamento e di cui sono leggibili solo le prime righe risultano gratuiti e interamente leggibili proprio grazie alla ricerca via Google News. In futuro potrebbe non essere più così.

Negli scorsi mesi Murdoch e i suoi manager non hanno mancato di attaccare il gigante californiano accusandolo di «cleptomania» e sostenendo che agirebbe come un «parassita» proprio perché di fatto sfrutta i contenuti giornalistici facendo profitti sulle proprie pagine grazie alla pubblicità. È vero che a loro volta gli editori traggono vantaggio dall’aumento del traffico sui loro siti proprio grazie alle ricerche delle notizie attraverso Google, ma la polemica è anche sui criteri secondo alcuni arbitrari attraverso cui il motore crea la priorità con cui gli articoli vengono citati.

Murdoch, comunque, non sembra voler sottilizzare: «Quelli che prendono i nostri articoli e li utilizzano a loro vantaggio, per noi sono semplicemente dei ladri. Parlo di Google, Microsoft, Ask.com, ce n’è un sacco. Dico che non possono avere tutto gratis e che finora noi abbiamo dormito».

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