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Murdoch pigliatutto: già si parla di Berlusconi moment in UK

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(WSI) – Aiuto, Rupert Murdoch vuole divorarsi in un sol boccone la libera stampa e la libera televisione inglesi. A lanciare il grido d’allarme è una santa alleanza di editori che terrorizzata dall’idea di trovarsi al tappeto per le scorribande del magnate australiano chiede al governo di Sua Maestà di ristabilire un po’ di ordine nel mercato.

È un macigno che imbarazza l’inquilino di Downing Street, il premier David Cameron, beneficiario dell’appoggio del padrone di Times, Sunday Times, Sun, News of the World (testate che coprono il 37% della diffusione britannica) e dell’ammiraglia dell’impero, Sky.

A dichiarare guerra in modo così risoluto ci sono i giornali di sinistra ma sulle barricate si piazzano, senza timidezze, i giornali del centrodestra: dal Guardian, voce dell’area liberal, al Mirror, il tabloid che simpatizza per i laburisti, ma anche dal Daily Telegraph, custode del vangelo moderato e tory al Daily Mail, che schiaccia l’occhio ai tory ed è il megafono della middle class. E poi, c’è la tv pubblica, con la Bbc e Channel 4.

Il «fronte unito» è uscito allo scoperto. E non si tratta dei soliti giornalisti brontoloni. A sollevare il caso sono i presidenti e gli amministratori delegati delle aziende che pubblicano alcuni dei quotidiani più importanti del Regno Unito e i vertici delle televisioni che il «nemico» non controlla.

Hanno scritto al ministro del business (le attività produttive), il liberaldemocratico Vince Cable, e lo hanno invitato a bloccare l’ultima iniziativa di Murdoch in quanto avrebbe conseguenze gravi sul «pluralismo dell’informazione».

Il casus belli è la scalata per l’acquisizione definitiva di «BSkyB», vale a dire la Sky satellitare inglese. Murdoch già ne controlla il 39 per cento e con questo pacchetto di comando gestisce la produzione televisiva, l’intrattenimento, i notiziari e l’organizzazione dei palinsesti.

Ora la News Corporation, che è il braccio operativo di Murdoch, ha offerto 8 miliardi di sterline per entrare in possesso della fetta di torta che manca (il 61 in mano a mercato e fondi). Se la scalata dovesse finire come Rupert Murdoch desidera la sua flotta mediatica fatturerebbe, solo nel Regno Unito, qualcosa come 7,5 miliardi di sterline all’anno, concentrerebbe una immensità di risorse pubblicitarie, con buona pace dei concorrenti.

Ecco il motivo per cui la «santa alleanza», alla quale si è unita la British Telecom, dà fuoco ai cannoni e, con una petizione, invoca l’intervento di Downing Street. La risposta dovrebbe arrivare piuttosto in fretta.

Rupert Murdoch sostiene che per lui si tratta di un’operazione finanziaria e nulla di più dato che a Sky, in termini contenuti, già fa quello che gli pare e piace. E si è rivolto alla commissione europea sulla concorrenza per ottenere il via libera. Ma gli editori che non lo amano, snocciolando cifre e bilanci, sostengono un’altra cosa.

Qualcuno ha descritto la situazione come «Berlusconi moment», un sorta di mutazione dell’industria della comunicazione britannica sull’esempio italiano. In verità, questo è un gioco di dimensioni persino più ampie.

Se, davvero, Murdoch conquistasse l’intero pacchetto di BSkyB e lo integrasse con le altre corazzate dell’impero si creerebbe una posizione di dominio editoriale, con un soggetto capace di controllare più del 50% della domanda d’informazione (tv e giornali). Può consentirlo la democrazia inglese?

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