Economia

Mps, che impatto avrà il maxi-esodo dei dipendenti? Parla Fabi

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il primo dicembre scorso Banca Mps ha reso esecutivo il maxi esodo di ben 4.125 dipendenti. La scelta del taglio al personale di Mps è figlia del piano industriale del 2021,il quale era stato concepito però in virtù di un’acquisizione, da parte di Unicredit, che però non si è più concretizzata. Secondo fonti ben informate sulle vicende dell’istituto di credito senese e intercettate da “Wall Street Italia”, il maxi esodo andrà a creare non pochi problemi sul piano operativo e lascia presagire un 2023 quanto meno in salita. Ne abbiamo parlato con Franco Casini, segretario nazionale e amministrativo di Fabi, il sindacato dei bancari.

Gli esuberi di Mps stanno avendo un impatto sull’operatività bancaria?

Anzitutto, è giusto ricordare che lo scorso 30 novembre è stato l’ultimo giorno di lavoro per 4.125 colleghe e colleghi del Monte dei Paschi di Siena. Credo che sia stata completata la più grande operazione di esodi realizzata, in appena 24 ore, nella storia del settore bancario italiano. È stato possibile grazie a una serie di fattori: il senso di responsabilità dei dipendenti, sia quelli che hanno lasciato la banca sia quelli che sono rimasti; il vertice del gruppo, a cominciare dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio, che ha messo a disposizione le risorse per condurre in porto il piano di esodi; e il sindacato che ha contribuito a gestire l’operazione con grande impegno. Quanto all’operatività, abbiamo registrato, qualche difficoltà laddove, in alcuni territori e filiali, sono uscite molte persone. Si è trattato, in ogni caso, di situazioni affrontate tempestivamente e risolte ancora una volta grazie al senso di responsabilità e di attaccamento alla banca delle colleghe e dei colleghi.

Quali problemi sta creando attualmente per la banca e per i clienti?

Come detto, stiamo monitorando alcuni problemi e abbiamo chiesto alla banca di risolverli. La macchina degli esodi è stata ben gestita, come le ho accennato, sia dalla banca sia dalle organizzazioni sindacali che in queste situazioni giocano un ruolo importante e decisivo. Il risultato non era scontato ed è un successo per tutti, direi per tutto il settore bancario del Paese che adesso ritrova una banca risanata e pienamente attiva sul mercato.

Quali criticità si aspetta in futuro?

Col passare del tempo, saranno definitivamente messe da parte anche quelle piccole situazioni di difficoltà. Ricordiamoci da dove siamo partiti. Nel corso del 2022 è stato ribaltato tutto: c’erano grandi difficoltà ed è stato completato un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, che ha consentito di mettere la banca in sicurezza. Tant’è che a fine dicembre, la Bce ha rilasciato una “pagella” positiva sui requisiti patrimoniali e di gestione dei rischi, al punto che è stato rimosso il divieto di distribuire i dividendi che non vengono erogati da aprile 2011. E questo, dobbiamo riconoscerlo, è un grande merito di Lovaglio.

Il governo ha cominciato ad affrontare il dossier Mps, parlando di una uscita ordinata dello Stato dal capitale e, al tempo stesso, della necessità di creare un terzo polo bancario. Lei che cosa spera?

Io credo fortemente nelle potenzialità della banca, perché credo, soprattutto, nel valore di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori di Mps: grazie alla loro dedizione, all’impegno, alla responsabilità e al senso di appartenenza, negli ultimi 10 anni sono state affrontate e superate enormi difficoltà. Il cammino è stato spesso in salita, ma abbiamo raggiunto la vetta e ora possiamo guardare al futuro con un cielo senza dubbio più sereno.

Banca Mps può restare da sola?

Questo tipo di scelte spettano all’azionista e al vertice del gruppo. E le decisioni su Montepaschi coinvolgono la politica italiana, il Tesoro, l’Unione europea e la Banca centrale europea. Io mi sento di dire che Mps è la banca più antica del mondo e che il suo marchio ha un valore non solo storico, che va tutelato e valorizzato non per ragioni strettamente campanilistiche. I media hanno riferito, nelle scorse settimane, di potenziali interessamenti per Mps da parte di alcuni tra i più importanti gruppi bancari italiani: al di là di quello che accadrà, interpreto positivamente l’attenzione del mercato: è il segno che Mps è sana. Per quanto ci riguarda, come sindacato e come Fabi, staremo sempre attenti allo sviluppo della situazione, pretenderemo la massima tutela per tutti i dipendenti che, voglio ricordarlo, hanno fatto grandissimi sacrifici negli ultimi anni – personali, professionali ed economici – e adesso hanno il diritto a lavorare con serenità. Se proprio devo andare più a fondo rispetto alla sua domanda, la speranza è che, dopo tantissimi sacrifici fatti dalle lavoratrici e dai lavoratori, la banca possa restare da sola. E, visto che lo Stato dovrà uscire, speriamo possa arrivare un azionista forte e importante che permetta di continuare una storia nata nel 1472.