Economia

Mps, 3.500 uscite volontarie entro fine novembre. Intanto l’Ue rinvia la privatizzazione della banca

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Raggiunto l’accordo tra Mps e le sigle sindacali Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin per 3.500 uscite, con adesione volontaria, entro il 30 novembre 2022, secondo quanto previsto dal piano industriale 2022-2026.

Nel dettaglio, in base all’accordo, le uscite del personale saranno gestite con prepensionamenti, su base volontaria, fino a 7 anni. Con lo stesso accordo sono stati inoltre delineati i presupposti per un prossimo ricambio generazionale: a fronte delle uscite, l’accordo stabilisce che i sindacati e i vertici del Monte dei Paschi di Siena si incontreranno per definire, nell’arco del piano industriale, un programma di assunzioni con un rapporto di 1 ingresso ogni 2 uscite. Il segretario nazionale e amministrativo Fabi e coordinatore Fabi nel gruppo Monte dei Paschi di Siena, Franco Casini, ha chiosato:

L’accordo, sul quale vigileremo costantemente affinché sia rispettato ogni argomento, rappresenta un’ulteriore conferma dell’alto senso di responsabilità che caratterizza sia le organizzazioni sindacali sia le lavoratrici e i lavoratori di Mps. A fronte delle uscite, chiaramente tutte su base volontaria, abbiamo ottenuto, in un contesto non semplice, un grande risultato: sono state gettate le basi, infatti, per un ricambio generazionale, che porterà la banca ad assumere giovani. Auspichiamo che l’azionista e la banca confermino la volontà di preservare l’autonomia di Mps e di salvaguardarne il marchio, un asset preziosissimo che in passato è stato calpestato e danneggiato da gestioni dissennate ed è stato preservato, invece, solo grazie ai sacrifici, all’abnegazione e alla determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Montepaschi. Questo accordo deve rappresentare un nuovo inizio, per la clientela e per i territori e, soprattutto, per le lavoratrici e per i lavoratori che da oltre 10 anni stanno facendo sacrifici ineguagliabili nell’interesse di tutti. Si deve voltare pagina definitivamente e, per questo, noi siamo pronti a collaborare con il vertice della banca, nel rispetto dei ruoli, sulla base di relazioni sindacali leali e costruttive”.

Per le uscite, è stato definito un incentivo pari all’80% della retribuzione ordinaria netta (RON) parametrata su base annua o dell’85% qualora la retribuzione ordinaria netta mensile sia inferiore a 2.850 euro. Durante tutto il periodo di permanenza nel Fondo di solidarietà, alle lavoratrici e ai lavoratori in uscita sarà garantito il mantenimento delle coperture assistenziali (rimborso spese mediche), della cassa mutua assistenza e delle agevolazioni sui finanziamenti. Con la firma dell’accordo, inoltre, è stato confermato il valore strategico del confronto e del coinvolgimento attivo delle organizzazioni sindacali per creare le basi per una crescita sostenibile della banca nel lungo periodo. Tale conferma è il presupposto per realizzare la ripresa della contrattazione di secondo livello, che riguarderà soprattutto la riattivazione del sistema premiante, lo sviluppo dei percorsi di crescita professionale, la ripresa del processo ordinario di promozioni del personale.

Ue: ok al rinvio della privatizzazione della banca

Poche ore prima della notizia dell’accordo sindacale, è arrivato il via libera da parte della Commissione europea alla richiesta avanzata dal Tesoro italiano nel luglio scorso di allungare il termine per la ristrutturazione di Banca Mps e per l’uscita dello Stato dal capitale.

Nel dettaglio, l’Ue ha dato l’ok alla proroga della nazionalizzazione per completare la ristrutturazione dell’istituto e consentire così la vendita della quota dello Stato e al nuovo schema di impegni rivisto recentemente dalla banca alla luce della proroga. Su questa base, la Commissione ha concluso che gli aiuti che l’Italia ha garantito a Mps nel luglio del 2017 “rimangono compatibili con le regole europee sugli aiuti di stato”, spiega la nota. Il sindaco di Siena, Luigi De Mossi, ha commentato:

“È una notizia attesa, ma è indubbiamente una buona notizia. Come territorio guardiamo con fiducia e cauto ottimismo al piano industriale predisposto dai nuovi vertici del Monte dei Paschi, anche perché vi troviamo rispecchiate le richieste che avevamo sempre fatto: tutela del marchio e della senesità, centralità del territorio, valorizzazione delle competenze interne. Sapevamo che un requisito essenziale per la prosecuzione del piano, e propedeutico al cospicuo aumento di capitale, era la possibilità per il Tesoro di prolungare la propria permanenza come investitore di riferimento. Bene così, quindi, e attendiamo i prossimi decisivi passaggi per verificare se siamo di fronte a un nuovo inizio per la più antica banca europea in attività”.

Mps cede Npl e Utp

Sempre a proposito di Mps, Amco (l’ex Sga, full-service credit management company che opera sul mercato ed è partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) oggi ha comunicato di aver acquisito dalla banca 208 milioni di euro (gross book value, GBV) di crediti in sofferenza garantiti (Npl secured). Il portafoglio, relativo a oltre 1.700 controparti, è equamente bilanciato tra posizioni corporate e retail. L’acquisizione è attesa perfezionarsi nel quarto trimestre del 2022. L’operazione fa parte di un più ampio progetto di derisking del Gruppo Mps, che ha coinvolto diversi operatori del settore. Nell’operazione. Amco è stata assistita dallo studio legale Chiomenti e da Kpmg Advisory per l’attività di due diligence finanziaria. 

Inoltre, Mps e Mps Capital Services Banca per le Imprese hanno ceduto un portafoglio di Utp (crediti unlikely to pay) a illimity Bank. Il portafoglio, composto da posizioni prevalentemente secured (60%) e a larga maggioranza corporate (90%), ha un valore nominale lordo (GBV) di oltre 340 milioni di euro.

Mps ha infine ceduto a Intrum, società di servizi al credito e asset manager tra i leader di settore in Italia, partecipata al 49% da Intesa Sanpaolo) un portafoglio di Npl per un Gross Book Value di circa 365 milioni, costituito principalmente da crediti deteriorati verso piccole-medie imprese italiane. Il perimetro dell’operazione consta di circa 7 mila posizioni, concentrate nel Nord e Centro Italia, il cui valore in termini di Gross Book Value (GBV) afferisce per circa l’80% a imprese e per circa il 20% a privati. Il portafoglio acquisito è principalmente unsecured, per cui i crediti non supportati da garanzie immobiliari rappresentano oltre l’80% del totale e si riferiscono nel 95% dei casi a clienti corporate.

Grazie a queste operazioni, lo stock di crediti deteriorati lordi è sceso a 3,2 miliardi di euro, in calo del 25% anno su anno. La banca senese ha altresì diffuso i conti relativi al primo semestre 2022. Al 30 giugno 2022 il gruppo ha realizzato ricavi complessivi per 1.522 mln di euro, in calo del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte di un utile netto di 27 milioni. Il margine d’interesse è cresciuto dal 12,8% anno su anno e del 4,3% trimestre su trimestre. La banca ha altresì confermato l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, previsto dal suo piano industriale 2022-2026, approvato il 22 giugno scorso. E’ stato ampliato il consorzio di banche che parteciperà all’aumento di capitale. L’assemblea di Mps si riunirà il prossimo 15 settembre per una decisione sul tema. In ogni caso, L’assemblea potrà tenersi solo a seguito del positivo completamento dell’iter autorizzativo attualmente in corso presso la Bce.