Società

Movimento 5 Stelle: macchina fabbrica consensi, anche pagando

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

New York – Premesso che la pratica di acquisto di followers presunti ‘reali’ e di manipolatori dei contenuti sui social media e’ largamente diffusa tra aziende e partiti e non e’ circoscritta al solo Movimento 5 Stelle, il problema di un’attivita’ malsana per un partito che ha fatto della meritocrazia, della battaglia contro gli sprechi della casta dei partiti e del manuale del buon cittadino i suoi cavalli di battaglia, e’ etico prima che legale. Pur riconoscendo l’abilita’ dell’ideatore del progetto a 5 Stelle, Gianroberto Casaleggio, nel fabbricare consensi online con mezzi leciti, il semplice fatto di indirizzare opinioni e dirottare contenuti sui social media tramite un esercito di cosiddetti ‘influencer’ (terzi pagati per farlo), crea inevitabilmente una contraddizione interna al Movimento.

Il gruppo di cui Beppe Grillo e’ portavoce e fondatore e’ andato a riempire piu’ che un buco, una voragine lasciata aperta dalla cosiddetta casta dei partiti politici, autoesclusisi dall’onda nuova delle opportunita’ create dal fenomeno dei social network e impelagati in innumerevoli casi di corruzione e dilapidazione di soldi pubblici. Il Movimento 5 Stelle e i suoi rappresentati delle liste civiche si sono saputi differenziare. E il loro successo deriva in buona parte anche dall’abilita’ di sfruttare i nuovi media per farsi conoscere e diffondere le proprie idee.

Quale grande conoscitore della comunicazione in Rete, tramite la sua Casaleggio Associati l’uomo ombra di Grillo ha assunto collaboratori esterni, tecnicamente detti ‘social media manager’, che a loro volta hanno sviluppato una rete di collaboratori esterni. I content manager hanno poi gestito il direzionamento dei dibattiti sui siti satelliti ‘amici’ del Fatto Quotidiano, di Pietro Ricca, Marco Travaglio, etc. “Anche questo e’ social management e lo si fa con soggetti interni (pochi) e molte collaborazioni esterne”, come spiega in una email Michele Di Salvo, lui stesso partecipe di quello che viene chiamato ‘il lato oscuro della Rete’, nonche’ autore del report “Chi e cosa c’e’ dietro Grillo e il M5S”.

Cio’ rende difficile la tracciabilita’ dei pagamenti (che avvengono con metodi di versamento online Paypal) e delle manovre strategiche. Una cosa, tuttavia, e’ certa: “lo fanno tutti, aziende, partiti, tutti”, riferisce a Wall Street Italia un gestore di un gruppo di social media marketing, che ha chiesto di rimanere anonimo.

Casaleggio ha numerosi clienti e assume collaboratori attingendo da una vasta rete di risorse di contatti a sua disposizione. Ma il grosso della “capacita’ di influenza”, spiega sempre Di Salvo nella sua inchiesta, e’ stato raggiunto “attraverso la vera e propria conquista territoriale di web-based-content“. Come? Dirottando la linea di contenuti di blog simili e siti influenti amici, come Cado in Piedi e Il Fatto, creando una massa di lettori di contenuti e ‘commentatori attivi’, che ha ingigantito la percezione del radicamento.

Secondo diversi studi americani sui social media come Twitter e Facebook buona parte della diffusione di messaggi e dell’attivazione di conversazioni viene da loro: gli influencer. Sono persone pagate per seguire e alimentare commenti come fossero utenti qualsiasi, sinceri. Lo fanno “in maniera apparentemente disinteressata con commenti sono spot, messaggi, e comunque sia spostano opinione”. E’ quello che gli esperti di Internet come Di Salvo chiamano ‘comunicazione tossica’. Non ha nulla a che vedere con l’attivita’ meccanica dei Bot, seguaci creati ad arte per commentare, lasciare link sotto forma di commenti, richiedere amicizie su Facebook o inoltrare messaggi sul microblog Twitter.

“Attraverso i vari ‘mi piace’ e le condivisioni, generano anche la apparente autorevolezza o meno di quel contenuto, sia esso un articolo, un video, un sito”, si legge in uno dei capitoli dell’ebook di Michele Di Salvo. Sono commenti in grado di spostare l’opinione e il consenso degli utenti. Costano un po’ di piu’ dei Bot, che ormai si possono acquistare a gruppi di 25mila contatti su Twitter per 100 dollari e un canone di rinnovo annuale modesto, ma hanno una valenza di tutt’altro genere.

LA QUESTIONE DEL CONFLITTO DI INTERESSI

Su Twitter l’esigenza del fake follower nasce dal fatto che consente di alzare la soglia di profili che un singolo utente puo’ seguire (il limite e’ di 2.000). La quota puo’ tuttavia salire di un livello pari al 10% delle persone che seguono il profilo di quell’utente. Da diverse ricerche – che si servono di parametri di massima con un’incidenza del 10% di errore – si presume che su Twitter il 40% dei follower siano dei ‘fake’ (i numeri oscillano tra il 34 e il 54%). Gli utenti attivi si attestano invece tra il 18% e il 25%.

Non bisogna scandalizzarsi, dunque, per 300 mila ‘fake’. Lo scandalo e’ non dichiararlo e spiegarlo. L’acquisto di consensi e’ un difetto del mondo moderno della comunicazione in Italia, un paese dai tanti conflitti di interessi e contraddizioni. Di Salvo, che nel suo libro cita persone che hanno lavorato per Casaleggio, lavora per ComInvest e opera per imprese nel settore dei social media marketing, dove non c’e’ una autoregolamentazione in Italia.

In sintesi nessuno tra i vari partiti puo’ affrontare veramente la questione, che sarebbe spinosa, perche’ tutti soffrono della stessa patologia. “Non dimentichiamoci che l’Italia e’ un paese dove e’ stata vietata la pubblicita’ comparativa”, ricorda Di Salvo in un’intervista telefonica.

“Sparare” link con i Bot o i Fake follower genera accessi e non costa quasi nulla. La media di pagine viste per singolo utente sul blog di Grillo e’ molto bassa, pari a 1,8. Indica che “tanti clic vengono da utenti finti, ma di questo non ci si deve stupire”. Indicativamente, secondo le stime di Di Salvo, la quota di utenti reali e attivi e’ del 30% sul sito, cifre che confrontate con altri portali simili sono comunque molto alte.

Senza voler nulla togliere al successo popolare e alla preparazione dei tanti candidati del Movimento delle liste civiche partito dal basso, e’ evidente che hanno tutti ricevuto un aiuto consistente dalle pratiche di un maestro della comunicazione in Rete quale e’ Casaleggio. Che dietro al Movimento 5 Stelle si celi la mente di questo manager e della sua societa’ e’ un fatto noto anche all’opinione pubblica. Si parla molto meno, invece, di cosa si occupino esattamente lui e il suo gruppo. Una societa’ di strategie Web e di marketing, con l’obiettivo dichiarato di “sviluppare in Italia la cultura della Rete”, dal 2005 Casaleggio Associati gestisce il blog di Grillo e ne possiede i diritti. E’ anche la casa editrice dei libri e pubblicazioni del fondatore del Movimento 5 Stelle.

Insieme a quelli del marchio del Movimento, il gruppo conta numerosi partner commerciali tra cui Enamics, impresa statunitense fondata nel 1999, leader del Business Technology Management (BTM) che vanta una rete di relazioni aziendali impressionante, sia dirette che indirette, grazie anche a un network di partnership consolidata, come sottolinea Di Salvo nel suo libro, disponibile su Amazon. Enamics ha come clienti multinazionali Pepsi, JP Morgan, BNP Paribas, nonche’ il Dipartimento del Tesoro Usa.

Nel sito della societa’ e’ disponibile persino un video in cui lo stesso Casaleggio dispensa le sue teorie sul potere dei cosiddetti ‘influencer’. E’ risaputo che ogni azienda che si rispetti ne ha bisogno per piazzare i suoi prodotti sul mercato. Gli influencer altro non sono che fake persuaders, ossia gente pagata per seguire profili e alimentare le discussioni negli account. Le speculazioni vogliono che il blog di Beppe Grillo ed i meetup ne siano pieni, ma resta tutto da dimostrare.

Gli influencer generano il 90% dei contenuti pur costituendo solo il 10% degli utenti. Costoro incidono sul “60% degli acquisti on line”. Sono un asset vitale per le aziende, senza – dice nel video Casaleggio – “non si puo’ vendere”. I giovani pagati per commentare come fossero utenti qualsiasi, in un qualche maniera spostano opinioni. “Attraverso i vari mi piace e le condivisioni – giocoforza – “generano anche la apparente autorevolezza o meno di quel “contenuto”, sia esso un articolo, un video, un sito”, osserva Di Salvo.

Se un robot, una macchina e’ facile da individuare, molto piu’ complicato e’ identificare “fake” ben strutturati sui social media, come denuncia Di Salvo. Per sintetizzare il concetto in una sola frase: “Vale più la reputazione di un’azienda che la qualità di ciò che produce”, osserva il Reputation Institute nel suo RepTrak Pulse 2012, studio annuale sulla reputazione delle aziende.

GUARDA VIDEO INFLUENCER:

RUMOR SUL BALZO DI FOLLOWER SOSPETTO

Tra il 20 e il 21 luglio l’account di Beppe Grillo ha avuto su Twitter un incremento di 13.000 follower in 24 ore, quando, di solito raggiungeva al massimo 1600 follower nuovi al giorno. Un balzo a occhio fuori dal comune. Ma che non dice nulla. Anche perche’ le agenzie di Social Media Marketing che popolano i profili di follower ‘stipendiati’, non agiscono in un unico momento, bensi’ a ritmo cadenzato e proporzionale, per non dare nell’occhio.

Guardando ai grafici si scopre che l’incremento dell’utenza di Grillo e’ progressivo, passato negli ultimi sei mesi dai 639.522 del 12 agosto ai 707.944 utenti del 12 novembre. L’acquisto di follower veri o presunti potrebbe essere dunque avvenuto dalla parte di qualcuno che voleva mettere in cattiva luce il portavoce del Movimento 5 Stelle, anche perche’ non serve essere il proprietario di un account per comprare follower. Ma sono solo speculazioni. “Sono BOT che sono stati comprati”, constata Di Salvo. In media averne 300 mila costa tra i 300 e i 500 euro (vedi analisi seconda puntata).
[ARTICLEIMAGE]
Piu’ utile e’ invece studiare il fenomeno dei commenti: nel segmento del PdL in media un elettore su 20 commenta, nel Pd il rapporto e’ circa uno su quindici, nel M5S uno su due. “Se io ho 100 commenti, è facile che ne avrò 5 del PdL, 7 del PD e 30 del M5S, il che darà al lettore ‘non schierato’ una percezione decisamente significativa”, dice Di Salvo.

Il tutto viene amplificato “dal fatto che mentre gli elettori di altri partiti dopo un po’ si stancano e lasciano perdere, il sistema di comunicazione interno e indotto nel M5S tende ad un accanimento incessante”, il che esalta ancora di più il risultato”.

“Ovviamente non lo si fa dalla sera alla mattina – continua Di Salvo – e infatti sono dodici anni che Grillo opera così dal suo blog e lavora a questo risultato, i cui numeri sono stati testati sul percorso dell’IdV che, infatti, e’ stata gestita dalla Casaleggio Associati sino al dicembre 2010″.

DOMANI SU WSI LA SECONDA PUNTATA DELL’INCHIESTA CON RIVELAZIONI SU CASALEGGIO E LA GESTIONE ECONOMICA E DI BILANCIO DEL MOVIMENTO…

Per contattare l’autore @neroarcobaleno; daniele@wallstreetitalia.com