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Moody’s taglia il rating anche a Intesa, Unicredit e grandi aziende

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Roma – Dopo la decisione di tagliare di tre punti il merito di credito dei bond italiani, la società di rating Moody’s Investors Service decide di colpire anche le due più grandi banche del paese. Il rating sui debiti e i depositi di lungo termine di Unicredit e Intesa Sanpaolo è stato portato da Aa3 ad A2.

“Le prospettive di crescita per alcuni gruppi chiave nel mercato, in particolar modo per l’Italia, sono state riviste negli ultimi mesi, poichè dovrebbero essere sempre più incerti e difficili da raggiungere gli obbiettivi di miglioramento dei profitti e della qualità degli asset”, si legge nella nota.

La società fa inoltre notare che le banche hanno migliorato i loro requisiti di capitale e sono più liquide, il che le permette di affrontare con forza maggiore le difficili condizioni di finanziamento nella quale si trova il mercato.

Nella giornata di ieri la società aveva abbassato di tre punti il giudizio sui bond italiani, da Aa2 ad A2, citando “un reale aumento” del rischio nei finanziamenti del paese, come per tutte le nazioni dell’Europa fortemente indebitate. Moody’s non si è fermata però qui.

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Il giorno dopo aver declassato il debito sovrano dell’Italia, l’agenzia taglia anche il rating di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste italiane e Terna. Confermato invece il giudizio su Generali e Allianz Italy.

GLI ENTI LOCALI – Sono poi stati abbassati i rating di lungo termine di 30 enti locali italiani, con outlook negativo. Le province autonome di Trento e Bolzano, la Cassa del Trentino e la Lombardia scendono ad Aa3 dal precedente Aaa, con outlook negativo. Con questo, si legge in una nota dell’agenzia di valutazione del credito statunitense, si conclude la procedura di revisione per l’Italia iniziata il 21 giugno.

«Il deterioramento dell’affidabilità creditizia – recita la nota di Moody’s – e le misure di austerità imposte dal governo centrale andranno a impattare in varia misura sugli enti locali. In Italia – prosegue Moody’s – il settore pubblico locale conta per circa il 30% della spesa complessiva dello Stato e deve contribuire allo sforzo che il paese deve fare per raggiungere gli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici, attraverso i tagli e la stretta fiscale. A seguito della revisione che si è conclusa oggi – spiega Moody’s – i rating degli enti locali italiani si possono suddividere in tre fasce: enti con rating superiori a quello nazionale; enti con rating uguale a quello nazionale ed enti con rating più basso di quello nazionale.

I VOTI RIBASSATI – Il declassamento di 3 punti deciso per l’Italia è stato riservato anche alle province autonome di Trento e di Bolzano, alla Cassa del Trentino e alla Regione Lombardia, che si trovano tutti al di sopra del rating nazionale. Bolzano e Trento sono state declassate ad Aa3 con outlook negativo, dal precedente rating di Aaa. Scendono ad A2, lo stesso rating nazionale, le regioni Basilicata, Liguria, Marche, Umbria, che venivano da Aa3; le regioni Toscana e Veneto, che avevano Aa2; le province di Firenze, Milano e Torino, che avevano in precedenza Aa3, così come le città di Milano e Venezia, mentre Siena scende sempre ad A2 da Aa2; sul rating nazionale di A2 si colloca anche Finlombarda che aveva in precedenza Aa2.

Moody’s ha poi abbassato di due punti i rating di un ulteriore gruppo di enti locali il cui livello di valutazione si colloca al di sotto di quello nazionale, una fascia in cui il quadro già deteriorato si è vieppiù appesantito con le decisioni del governo. Il gruppo comprende nove regioni una provincia e tre città: Abruzzo scende a Baa1 da A2; Calabria a Baa2 da A3; Campania a Baa2 da A3; Lazio a Baa2 da A2; Molise a Baa1 da A2; Piemonte, Puglia, Sardegna e Sicilia scendono tutte ad A3 dal precedente rating di A1, così come la provincia di Rieti; la città di Civitavecchia scende a Baa1 da A2; Firenze ad A3 da Aa3 e infine Napoli a Baa3 da Baa1.

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