Società

MONTEZEMOLO: «FAZIO DIA
LE DIMISSIONI».

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(WSI) – Antonio Fazio «avrebbe dovuto dimettersi». Per compiere «un gesto di responsabilità e contrastare la perdita di credibilità internazionale del Paese». Il presidente di Confindustria sceglie la cornice di un dibattito estivo a Cortina D´Ampezzo per sferrare l´attacco più duro che un leader degli imprenditori abbia portato in tempi recenti al vertice di via Nazionale.

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Montezemolo parla per colpire. E rammenta a Fazio quanto fecero i suoi predecessori per difendere la credibilità di Bankitalia: «Basti ricordare – dice il presidente di Confindustria – quel galantuomo di Paolo Baffi che, vittima di un´azione contro l´istituzione che presiedeva, mise immediatamente a disposizione il suo mandato». Altri tempi. Quando l´arbitro rimetteva il mandato pur di rimanere al di sopra delle parti. Oggi invece, dice Montezemolo, ci sono «zone protette dove le regole vengono sospese a vantaggio di pochi, e questo perché le autorità preposte non hanno saputo far rispettare le regole».

Nelle «zone protette» il gruppo degli immobiliaristi prepara le sue scalate e si crea «la marmellata tra istituzioni, politica, economia e malaffare» che Bankitalia non ha saputo contrastare. E che anzi ha favorito «in nome di una discutibile idea di difesa dell´italianità». «Quel che chiedono gli imprenditori – aggiunge Montezemolo – è di avere regole chiare e trasparenti, che valgano per tutti. E´ triste vedere la grande massa di credito ottenuta da un gruppo di speculatori quando un piccolo imprenditore con progetti, prodotti e potenzialità deve invece superare tanti passaggi prima di ottenere una millesima parte di quel denaro». Un attacco alle banche? Il presidente di Confindustria spiega che «non bisogna generalizzare».

Cita così, come esempio di imprenditore virtuoso, «un banchiere come Alessandro Profumo che sta conquistando mercati importanti».E che da settembre entrerà nella stanza dei bottoni della Fiat. Ma la generalizzazione che dà più fastidio al leader degli industriali italiani è quella di «chi tenta di confondere l´opinione pubblica cercando di omologare speculatori sotto inchiesta con la parte produttiva e sana del Paese». E poi l´accenno al caso Rcs: «Una gravissima turbativa di mercato che in altri Paesi sarebbe già stata sanzionata».
Uno scenario a tinte fosche che Montezemolo attribuisce principalmente all´assenza della politica, «quella vera, quella alta, quella di cui abbiamo bisogno». Se quella politica non c´è, arrivano i giudici: «Non mi piace vivere in un Paese che debba ricorrere alle intercettazioni. Ma non voglio criticare i giudici perché il loro intervento è stato provvidenziale. Ancora una volta, dopo Tangentopoli, la magistratura è costretta ad avere un ruolo di supplenza». Purtroppo la politica «si perde dietro i protagonisti del concertino di questi giorni» mentre «il paese è bloccato, il governo è paralizzato. Era meglio votare dopo le Regionali».

Gli industriali continuano a chiedere «l´abolizione dell´Irap», una legge sul risparmio, un sostegno alla competività delle imprese e «l´abolizione del cuneo fiscale che colpisce le aziende e i loro dipendenti». Destra e sinistra devono scegliere, dice Montezemolo, «perché il Paese ha bisogno di essere governato. Anche con un´intesa bipartisan, ad esempio, per scegliere un nuovo governatore di Bankitalia».

Montezemolo è attento a dosare gli attacchi ai due schieramenti. Attacca Fassino, «che è una persona perbene ma ci ha allarmato con la sua intervista al Sole 24Ore sulla scalata a Bnl». Attacca il governo che non governa favorendo l´azione di «potentati economico-politico-finanziari che tentano di ridisegnare il volto del capitalismo italiano con azioni illegali, fuori dal mercato e dalle sue regole».

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