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Milano riduce le perdite, Francoforte maglia nera

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Milano – Piazza Affari conclude l’ultima giornata dell’ottava in ribasso, messa sotto pressione soprattutto dai cali dei titoli energetici e industriali. Tuttavia, dopo essere arrivata a cedere fino a -2,65% dopo la delusione per il nulla di fatto di Ben Bernanke, la borsa di Milano riduce notevolmente le perdite, e altrettanto fanno le altre piazze finanziarie. L’indice Ftse Mib termina con un -0,97%, a 14.800 punti, All Share a -0,86%. Giu’ le banche e gli altri finanziari, Fiat, Parmalat. La Borsa di Francoforte termina la giornata in calo dello 0,84%, a 5.537,48 punti, riducendo le perdite accumulate nel corso della seduta (fino al 3%).

Si segue di fatto la logica di Wall Street, che detta le regole: prima la forte delusione per il mancato annuncio su uno stimolo monetario da parte di Bernanke, su cui avevano scommesso tutte le piazze finanziarie globali dall’inizio della settimana.

Poi, quasi un senso di sollievo: evidentemente le cose non vanno così male in America, visto che lo stesso Bernanke crede in un miglioramento dell’economia Usa nel secondo semestre dell’anno. A dispetto del Pil relativo al secondo trimestre, che si è rivelato deludente e che è stato reso noto nella mattinata americana.

Londra azzera così quasi tutte le perdite e rimane piatta; Madrid cede l’1,46%, Parigi fa -1,02% e Francoforte si conferma maglia nera, con un ribasso dell’1,70%. Ieri l’indice Dax è arrivato a crollare del 4% in 15 minuti, sui rumor secondo cui ci potrebbe essere un downgrade del rating sul debito sovrano; nuove indiscrezioni parlano inoltre della possibilità che le autorità tedesche introducano anche esse, come in Italia, Francia, Spagna e Belgio, il divieto di operazioni di short selling.

Tornando sul Ftse Mib, rimane contrastato il settore delle banche, che sconta anche i continui giudizi negativi sui singoli titoli arrivati negli ultimi giorni da JP Morgan e Deutsche Banke, oggi, da Royal Bank of Scotland.

Alcuni bancari si confermano tra i titoli peggiori come Mps (-2,10%), Banco Popolare (-2,08%): le vendite colpiscono anche altri titoli come Mediobanca (-1,84%), Finmeccanica (-1,55%) e soprattutto Exor (-3,36%) e Fiat (-2,57%). Ma nel finale è sprint per Prysmian che balza del 3,21%; altri titoli positivi sono Impregilo (+1,47%) e Fiat Industrial (+1,09%). Sempre in tema di banche, fari su Banca Popolare di Milano, tra le peggiori (-3,81%), dopo la notizia secondo cui la banca alla fine ricorrerà a un aumento di capitale.

In generale, a Piazza Affari, la notizia relativa alla decisione della Consob di prorogare il divieto di vendite allo scoperto per tutto il mese di settembre non entusiasma più di tanto gli operatori: la manovra era scontata, afferma un trader di Milano, e in più non sarebbero misure del genere a sostenere l’azionario, come hanno dimostrato le perdite delle scorse settimane su Piazza Affari, che spesso non erano alimentate dallo short-selling.

L’incertezza sul destino generale dell’Europa è alimentata anche dalla tensione in vista dello swap dei bond greci. Pressata dalla Germania, la Finlandia ha fatto sapere di non voler partecipare al piano di aiuti tramite il collaterale. L’indice che misura il costo per ripararsi da un default del debito sovrano dell’area euro (Sov CDS) raggiunge così un nuovo record a quota 368,7.
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Nuovi alert arrivano poi dal mondo degli esperti. Il Premio Nobel Michael Spence ha avvertito infatti sul rischio di una recessione globale, che a suo avviso sarebbe dello 50% e ha anche riconosciuto che le cartucce a disposizione della Fed sono piuttosto limitate.

Intanto è arrivato oggi l’esito dell’ asta indetta dal Tesoro Italia, che si è confermato decisamente positivo, complice l’aiuto della Bce, che continua ad acquistare bond italiani e spagnoli. Dopo l’asta i rendimenti decennali rimangono però sopra il 5%, al 5,053%, sempre in rialzo rispetto agli omologhi spagnoli 4,961%, mentre lo spread Italia-Germania si attesta stabile a 286,1.

Sul fronte valutario l’euro riduce notevolmente i guadagni riportati nei confronti del dollaro $1,4377 (+0,01%); la moneta unica guadagna invece sul franco svizzero a CHF1,1662 (+2,19%), mentre aumenta le perdite contro lo yen, a JPY110,40 (-0,80%).

Sul fronte delle commodities, i futures sul petrolio cedono lo 0,38% a quota $84,98 al barile, dopo aver perso più del 2% immediatamente dopo il discorso di Bernanke. Torna a salire invece l’oro (+1,05% a $1.781,70 l’oncia).