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Milan rischia di uscire dall’Europa. Dubbi su nuova proprietà cinese

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Una lettera in cui vengono chiesti chiarimenti  ulteriori chiarimenti sul business plan presentato nell’ambito della richiesta di voluntary agreement. È quella che ha ricevuto il Milan dall’UEFA. A renderlo noto è l’agenzia Reuters che cita due fonti della società rossonera, precisando che non si tratta di una bocciatura. La valutazione dell’UEFA è ancora in corso, non ci sono verdetti definitivi e una decisione dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno, aggiungono le fonti.

Il voluntary agreement, possibilità riservata ai club che hanno cambiato proprietà, permetterebbe al Milan di perseguire un proprio business plan derogando temporaneamente alla norme sul fair-play finanziario.

Le precisazioni arrivano dopo che ieri il quotidiano spagnolo aveva scritto che il dossier presentato dall’amministratore delegato Marco Fassone all’UEFA nei giorni scorsi non era stato per nulla convincente agli occhi del Financial Body del massimo organo del calcio europeo. Stando a quanto riportavano ieri gli spagnoli,

“le argomentazioni e le carte presentate dalla società non hanno convinto gli esperti della UEFA ed ora il Milan, in attesa che si pronunci il comitato di disciplina, teme una sanzione che potrebbe includere anche l’esclusione dalle coppe europee per i rossoneri”.

L’ipotesi di esclusione del club dalle competizioni europee, paventata dal quotidiano spagnolo Marca, sarebbe invece una misura estrema, che il regolamento UEFA prevede solo nel caso in cui gli accordi per il riallineamento ai parametri finanziari non vengano rispettati.

Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore:

Tra le trenta domande sottoposte alla delegazione guidata dall’ad Marco Fassone il comitato Uefa ne ha dedicate, infatti, molte alla consistenza del patrimonio di Yonghong Li e alla sua capacità di assicurare continuità al progetto societario.

Le risposte ottenute non hanno rassicurato evidentemente i giudici di Nyon. Tanto più che ieri un’inchiesta del New York Times ha pubblicato un articolo che solleva nuovi dubbi sulle attività e sul patrimonio di Yonghong Li e in particolare sul suo impero minerario, che ha descritto ai dirigenti italiani e che è a malapena conosciuto nei circoli che si occupano di miniere. “E se non ci fosse nessuna miniera?”, si chiede il quotidiano americano.