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MICROSOFT: WALL STREET NON CREDE ALLA SCURE

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Wall Street non si e’ lasciata impressionare dal fatto che il Dipartimento di Giustizia e i 19 Stati americani si siano finalmente messi d’accordo e abbiano preparato la richiesta per spezzare in due l’impero di Bill Gates.

Il titolo Microsoft (MSFT) a meta’ giornata galleggia attorno alla soglia di parita’, mentre Deutsche Bank ha confermato il rating positivo: “Buy”.

I mercati hanno ascoltato l’opinione di molti analisti, economisti, esperti di informatica, molti dei quali disposti a giurare che lo smembramento di Microsoft sara’ la salvezza e che gli azionisti – come insegna il caso di At&t, il monopolio telefonico fatto a pezzi negli anni ’80 – non saranno danneggiati.

Poi sugli schermi televisivi e’ apparso Steve Ballmer. L’amministratore delegato della piu’ grande softwarehouse del mondo, ha detto al pubblico che Microsoft ha sempre fatto gli interessi dei consumatori, che ha migliorato i computer e la vita di tutti. Con la sua stazza da gigante e il sorriso stampato in volto, Ballmer sembra voler dire che e’ si’ un gigante, ma un gigante buono, proprio come l’azienda che si trova a guidare.

Washington e Redmond, l’antitrust e il monopolio di Windows, devono dividere lo stesso palcoscenico ma sembrano recitare due copioni diversi, incuranti dei tempi e delle battute. Uno brandisce la scure, l’altro canta la ninna nanna ai bambini.

Dietro le scene lavorano avvocati, esperti di diritto, lobbisti e azzeccagarbugli. Concordano su un solo punto: per molto tempo non succedera’ assolutamente niente. Qualunque cosa decida il giudice Jackson – che ha promesso una sentenza finale entro agosto – Microsoft ricorrera’ in appello, mettendosi cosi’ al riparo da ogni sanzione prima del giudizio definitivo, altri due anni di tregua.

Jackson ha fatto sapere che fara’ tutto il possibile perche’ il processo di secondo grado approdi direttamente alla Corte suprema, “per risparmiare tempo e non danneggiare l’economia. Negli ambienti giudiziari di Washington vecchie volpi del diritto sono pronte a scommettere che non ci riuscira’.