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MEZZA ITALIA NON PAGA

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(WSI) – Sapevate che un contribuente italiano su quattro non paga una lira, pardon, un euro di tasse? Noi no. Lo abbiamo appreso leggendo una inchiesta-shock su Panorama dedicata alle denunce dei redditi cui fu data pubblicità alcune ore, poi intervenne il garante della privacy e bloccò tutto. E addio trasparenza.


Il regime dell’omertà (figlia della mafia) tornò a dominare. Ma sono bastate quelle poche ore al settimanale diretto da Maurizio Belpietro per rendersi conto che il vero fenomeno degno di essere segnalato non riguarda chi versa il dovuto al fisco, o almeno qualcosa, bensì chi, per un motivo o un altro, fa risultare zero nell’ultima colonna del modulo.

Il totale dei poveri autentici o presunti è impressionante: nove milioni e rotti su quaranta milioni; appunto, uno su quattro. Molti risiedono nel Mezzogiorno. Panorama osserva che in effetti esistono parecchie persone con le tasche vuote. Giusto. Tuttavia aggiungerei che, per quanti indigenti e miserabili vi siano in giro, non si registrano da decenni decessi causa inedia. Quindi il reddito zero è improbabile. Ma calcoliamo pure, con generosità, che la metà dei portoghesi sia costituita da incapienti mantenuti chissà da chi. L’altro cinquanta per cento è un esercito di furbi o meglio malandrini. E non si comprende come riesca a farla franca.

Viene da ridere o da imprecare ripensando alle trionfalistiche dichiarazioni del fu presidente del Consiglio Prodi: questo governo – amava ripetere il premier prematuramente “scomparso” – ha il vanto di aver condotto un’aspra lotta all’evasione. Palla colossale. Non lo diciamo noi ma le cifre: nove milioni di fantasmi fiscali. Tra cui, oltre a qualche accattone, figurano fior di professionisti – avvocati, intermediari, affaristi eccetera – addirittura titolari di un paio di studi avviatissimi, gente meritevole non solo di essere inchiodata alla croce tributaria ma anche di essere presa a pedate nei glutei, e che invece mangia beve e fa il gesto dell’ombrello all’Agenzia delle entrate e a tutti noi condannati a rispettare ogni maledetta scadenza.

Il ministro Padoa-Schioppa, ricorderete, sosteneva giulivo: le tasse sono belle. Belle per chi non le paga, forse, e non si tratta di una esigua minoranza. Ciò che manda in bestia, ora, è il divieto di divulgazione dei dati. Che se protegge i redditi alti e medi da inverosimili assalti di malfattori, protegge anche e soprattutto i mariuoli stanati da Panorama. I cui nomi e cognomi rimangono segreti al pari di quelli dei cittadini onesti.

È paradossale che a giovarsi della riservatezza siano pure gli infedeli contro i quali, viceversa, bisognerebbe procedere con severità e decisione. Che sarebbe l’unico modo per ridurre la pressione fiscale complessiva e rilanciare così l’economia azzoppata.

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