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MERCATI USA: RIDOTTO ‘EFFETTO GENNAIO’ NEL 2002

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Il cosidetto ‘effetto gennaio’ – ovvero il flusso di nuovi investimenti derivanti dai bonus di fine anno – potrebbe essere piuttosto limitato quest’anno.

Secondo Peter Starr della societa’ di consulenza Cerulli Associates, la combinazione dell’aumento dei licenziamenti e della riduzione del 50% dei ‘premi – produzione’, infatti, potrebbe tradursi in cattive notizie per il mercato mobiliare che lo scorso gennaio ha visto $25 miliardi in nuovi investimenti in fondi comuni azionari – $5 miliardi in piu’ degli altri mesi – dopo i $17 miliardi del gennaio 1999 e i $41 miliardi del gennaio 2000.

Gli investitori tendono ad abbandonare gli strumenti che hanno dato due anni consecutivi di perdite; molti hanno gia’ allocato oltre l’80% del proprio fondo pensione in titoli azionari e c’e’ meno liquidita’ da investire.

In alternativa ai licenziamenti molte societa’ stanno infatti riducendo i contributi versati sui fondi pensione dei dipendenti – secondo dati di Profit Sharing/401 (k) Council nel 2000 le aziende hanno versato nei fondi pensione una cifra pari al 2,5% degli stipendi, contro il 3,3% del 1999, toccando il minimo degli ultimi 10 anni.

Tradizionalmente gennaio e’ un buon mese per il mercato azionario – secondo la societa’ di ricerca Ned Davis Research dal 1900 il Dow Jones Industrial Average e’ salito il 64% dei casi, con un guadagno medio dell’1,1% – ed e’ superato solo dal mese di dicembre – l’indice Dow e’ salito il 73% delle volte con un guadagno dell’1,5% – e dalla crescita media dell’1,4% del mese di luglio.

In passato i titoli con la peggiore performance durante l’anno – soprattutto tra quelli small cap – hanno guidato la ripresa di gennaio, ma secondo Paul Lieberman della divisione di ricerca di Lehman Brothers, le azioni delle societa’ a bassa capitalizzazione in maggiore perdita durante l’anno hanno gia’ registrato una ripresa negli ultimi mesi.

A favore dell’effetto gennaio, pero’, e’ la nuova legislazione fiscale che favorisce gli investimenti in fondo pensione e fondi riparmio per l’istruzione e i $6 mila miliardi che secondo Edgar Larsen, della societa’ di gestione AIM Management, sono parcheggiati in fondi del mercato monetario e che dovrebbero fluire verso i titoli azionari, soprattutto se la Fed dovesse ridurre ulteriormente i tassi d’interesse.