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Mercati, se tutto “sembra” migliorare, meglio accodarsi

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(WSI) – Il miglioramento continuo nell’appetito al rischio ha permesso a valute ed azioni in coro di spingere sull’acceleratore (un po’ come Valentino sulla pista di Misano con la gamba rotta). Per il secondo giorno di fila, il Dow (il nostro US30) è rimasto stabilmente sopra 10,000 mentre l’euro è salito ad un nuovo massimo da sette settimane a questa parte sopra 1,2700 contro il greenback.

Nell’ultimo mese, valute come l’Eur-Usd e Aud-Usd hanno guadagnato più del 5% sulla rinnovata fiducia degli investitori. Per usare le parole del presidente della BCE, J.C. Trichet, “il sentimento è stato eccessivamente pessimistico” tra maggio e giugno. Del resto il mercato sarà pur irrazionale a tratti, ma i timori per l’Europa non erano (e non sono) trascurabili. Per gli economisti, oramai, stiamo uscendo dal tunnel anche se la cautela è d’obbligo.

L’ottimismo comunque spunta come i funghi in giro per il globo: ieri notte l’Australia è uscita con i dati sulla disoccupazione molto più solidi del previsto, e l’IMF ha prontamente rettificato le stime per la crescita dell’Australia che dovrebbero raddoppiare quelle del 2009. Inutile dire che dietro a questa crescita c’è la domanda vigorosa dell’Oriente che quindi rimane in buona salute.

Solo gli USA ora hanno dati macroeconomici preoccupanti, anche se i jobless claims usciti ieri sono stati leggermente migliori delle aspettative. Per la prima volta in tanti anni, il mercato del lavoro USA langue: stiamo uscendo dalla contrazione, ma ad un passo lento. Passando all’area euro, i rialzi recenti sono legati alla produzione industriale tedesca, i cui risultati sono stati migliori del previsto, e alle dichiarazioni rassicuranti di ieri di Trichet nel corso conferenza stampa della BCE.

In effetti, prima del meeting, i trader erano preoccupati per eventuali nuove misure per incrementare la liquidità nel sistema bancario europeo. Invece Trichet ha speso la maggior parte del tempo parlando dell’importanza degli stress test e della fiducia nel settore bancario. Oramai le aspettative per l’inflazione sono ancorate e sotto controllo, quindi l’attenzione della BCE rimane concentrato sull’iniezione di fiducia nei mercati per evitare ulteriori congelamenti del monetario. Il focus oggi sarà comunque sul Canada, visto che i dati sull’occupazione canadese sono legati a quelli USA. Gli ultimi report mostrano che il manifatturiero si è contratto lievemente nell’ultimo mese. Questo suggerirebbe meno occupati del previsto.

La settimana di trading volge al termine con delle potenziali interessanti novità. Sull’eurodollaro in primis troviamo i prezzi molto vicini a quella che abbiamo considerato la resistenza più importante delle ultime settimane, 1.2675: l’area è già stata superata ieri (i prezzi sono giunti sino a 1.2715, ieri in serata) ma lo stazionamento ancora nei paraggi potrebbe suggerire di non considerare il livello compromesso prima del tempo. I due scenari possibili sono ovviamente due: il primo, successivamente ad un superamento definitivo a rialzo, porterebbe in dote un livello obiettivo in area 1.3080, mentre un ritracciamento potrebbe condurre i prezzi a 1.23 figura, livello suggerito dalla trendline inferiore che ha guidato i minimi crescenti dal minimo dell’anno a 1.1880, visto il 7 giugno scorso.

La seconda situazione grafica interessante è data dal cambio Usd-Jpy: in questo caso il livello si è sicuramente rivelato meno tenace, ma crediamo comunque che un ritorno dei prezzi al di sopra di 88.25 possa presagire ad un’ulteriore risalita sino all’obiettivo poco sopra 90 figura. Il supporto a questo scenario, oltre che a 88.25, si trova sul doppio minimo del 1 e 7 luglio scorso di 87 figura.

Situazione in rapida evoluzione anche sul cambio Eur-Jpy. Archiviata la resistenza di 111, come atteso, il cambio sta procedendo verso il prossimo livello obiettivo dato dal triplo massimo di metà giugno in area 113.25. Il livello di rottura a 111 è da considerare per le prossime ore come supporto.
Il cable rappresenta un’eccezione e continua invece a mantenere il proprio movimento laterale iniziato proprio il primo giorno del mese. I due livelli da sfruttare per strategie breakout o pullback sono molto precisi: abbiamo un supporto a 1.5085 ed abbiamo una resistenza a 1.5230.

Il cambio Gbp-Jpy, dopo il doppio minimo a 131.30 (senza purtroppo essere giunto all’obiettivo di 130.50), ha subito una buona accelerazione rialzista che in un paio di giorni ha riportato i prezzi a vedere livelli prossimi alla resistenza. Questa si trova in area 135.30, e una figura esatta più sopra, a 136.30, si trova il massimo del cambio degli ultimi due mesi.

Il cambio Eur-Chf, seppur con qualche segnale di ripresa visto in settimana, si mantiene molto vicino al minimo storico. Se utilizziamo la trendline ribassista che contiene i prezzi dall’ultima discesa iniziata il 21 maggio, otteniamo un livello a 1.3430, che se dovesse essere oltrepassato potrebbe fornire qualche speranza di ripresa più profonda, anche nel breve.

Sembra che arrivati a questo punto, il cambio Usd-Chf, non abbia più livelli in grado di contenere la discesa e che il cambio sia predestinato ad un ritorno alla parità. Seppur questo possa essere vero, per i prossimi giorni, troviamo ancora una possibile area di supporto a 1.05 figura ed una a 1.0440. Prezzi al di sopra di 1.06 figura potrebbero portare ad una risalita sino ad un resistenza di 1.0890.

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