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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (17/3/05)

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USA: l’attenzione degli operatori è stata ieri catturata non tanto dai dati macro quanto piuttosto soprattutto dalle notizie provenienti da General Motors. Il primo produttore mondiale di auto ha esplicitato la situazione di estrema difficoltà che sta attraversando. Per il trimestre in corso è stata prevista una perdita di 1,5$ per azione (da una precedente stima di breakeven o addirittura di utile) ed inoltre è stata rivista al ribasso la stima di utile per azione per l’intero 2005 (da 4-5$ a 1-2$).

Alla base di tale andamento negativo vi sono due fattori principali: 1) la concorrenza forte da parte dei produttori giapponesi che ha comportato un calo delle vendite del 6% nei primi 2 mesi dell’anno; 2) l’incremento dei costi per l’health care. In seguito a tali notizie è stata immediata la reazione da parte delle agenzie di rating: in particolare S&P ha rivisto in negativo l’outlook, rendendo più verosimile pertanto l’ipotesi di perdita dell’investment grade. In borsa il titolo ha perso circa il 14%.

I titoli governativi ne hanno beneficiato in un contesto di rinnovato flight to quality. Ricordiamo che GM rappresenta il terzo principale debitore mondiale nel settore corporate: il debito complessivo di Gm e GMAC ammontava a 301Mld$ a fine 2004. Sul fronte macro è risultato positivo il dato sulla produzione industriale di febbraio che ha visto un buon contributo del settore manifatturiero.

Il tasso di utilizzo della capacità produttiva è risultato in aumento, sebbene il settore semiconduttori sia stato in controtendenza passando dal 76,9 al 76,3%. Il deficit di partite correnti del quarto trimestre è risultato al di sopra delle attese, chiudendo l’intero 2004 al 5,7% del pil. In un contesto di minore propensione al rischio è continuata la penalizzazione dei titoli dei paesi emergenti.

Europa: in rialzo l’inflazione in area Euro che a febbraio è stata del 2.1%, dall’1,9% di gennaio a causa dell’aumento dei prezzi energetici e dei generi alimentari. Il dato core, infatti, depurato dalle componenti più volatili ha rallentando la corsa scendendo all’1,4%, dall’1,6% del mese precedente.

Il calo dell’inflazione core conferma l’ipotesi di una Bce ancora cauta in materia di tassi di interesse anche se ieri una notizia diffusa da Market News ha allarmato i mercati. Secondo l’agenzia, infatti, una fonte vicina alla Bce, avrebbe dichiarato che il consiglio direttivo nel corso della riunione del 3 marzo si sarebbe accordato per un rialzo dei tassi da 25 bps entro settembre p.v. Le prospettive per la crescita rimangono però poco incoraggianti. In Germania, il presidente della Buba Weber ha dichiarato che il paese non crescerà ad un tasso trimestrale superiore allo 0,3% nei primi tre mesi del 2005 ed in Francia l’esecutivo ha abbassato le stime di crescita portandole al 2%, dal 2,5% precedente.

In Italia Bankitalia ha espresso i sui dubbi sulla capacità del paese di crescere ad un ritmo superiore alla media europea, dichiarando che la perdita di competitività potrebbe impattare negativamente sulla crescita dell’anno in corso che non dovrebbe superare l’1,3%. Infine relativamente alla riforma del Patto di Stabilità e Crescita, ieri Junker ha annunciato che è stata rivista la proposta sulle deroghe al superamento del tetto del 3%.

Spetterà ad ogni singolo stato motivare lo sforamento del limite e la Commissione Europea giudicherà le argomentazioni. La bozza, che rischia di aumentare l’arbitrarietà e quindi l’iniquità delle procedure di deficit eccessivo verrà discussa domenica prossima.

Asia-Pacifico: in calo, stamani, le principali borse della regione, strette tra il rialzo del prezzo del petrolio, le notizie negative da General Motors e la precedente chiusura dei mercati nordamericani. Il Nikkei 225 ha ceduto lo 0,82%. Oggi è stato reso noto dal Ministero delle Finanze giapponese come, la scorsa settimana, gli acquisti netti di azioni nipponiche da parte di investitori stranieri ha raggiunto il massimo degli ultimi dodici mesi, con gli afflussi a superare i deflussi per la ventunesima settimana consecutiva, sequenza più lunga dal settembre 2003.

Ad interessare gli investitori internazionali alle azioni del Sol Levante sarebbe la loro buona capacità di generare reddito, tra aumenti dei dividedi e programmi di riacquisto di azioni proprie. Il governo, nell’ultimo rapporto mensile pubblicato ieri, è risultato meno ottimista del recente passato sul potenziale di crescita degli utili aziendali, citando, oltre al prezzo del petrolio, il perdurante aggiustamento delle scorte nei settori legati all’elettronica, pur rimanendo ottimista sulla natura di ‘ripresa graduale’ della congiuntura del paese.

Dello stesso tono il rapporto mensile della Banca del Giappone, che ha confermato la persistente debolezza della dinamica dei prezzi, per via di condizioni non favorevoli nei mercati dei prodotti.

Commodity: la riunione Opec si è conclusa a favore di un incremento della produzione di 500.000 b/g per un totale di 27,5 Mln b/g partire da aprile. L’accordo prevede inoltre la possibilità di ricorrere, nel caso in cui i prezzi restino su livelli elevati, ad un ulteriore aumento di 500.000 b/g nel secondo trimestre.

Il presidente Opec ha dichiarato che il rialzo della produzione è legato ai timori di un rialzo dei prezzi petroliferi nel quarto trimestre quando in generale si raggiunge il picco stagionale di domanda. I ministri del cartello hanno fissato la prossima riunione per il 7 giugno e hanno deciso di adottare un nuovo paniere per il prezzo di riferimento dell’Opec, includendo undici tipi di petrolio anziché sette.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C.Pace (Economista)