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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (15/7/05)

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USA: il dato sui prezzi al consumo di giugno ha evidenziato un incremento inferiore alle attese, grazie ad un andamento favorevole dei prezzi della benzina (-1,2% m/m) e del settore abbigliamento (-0,7%). In termini tendenziali il dato core si è posizionato al 2%, rientrando così dai picchi massimi del 2,4% registrati nel primo trimestre del 2005. Di conseguenza il temuto processo di trasmissione degli incrementi delle materie prime (in primo luogo il petrolio) sui prodotti finali per ora non si sta manifestando, consentendo un andamento dei prezzi sotto controllo sia in termini di Cpi che di deflatore della spesa personale core (parametro di riferimento della Fed).

Allo stesso tempo le vendite al dettaglio di giugno hanno evidenziato un incremento leggermente superiore alle attese anche in termini core. Il dato generale è stato ben supportato, come nelle attese, dal settore auto (+4,8%m/m, il più elevato incremento dal mese di maggio 2004) in seguito al successo della nuova campagna di incentivi inaugurata da Gm che ha determinato per il produttore Usa un incremento mensile delle vendite di auto pari al 47%. Al dato core ha invece contribuito positivamente soprattutto il settore dell’abbigliamento grazie anche alle favorevoli condizioni climatiche.

Nel complesso pertanto il mese di giugno ha evidenziato un buon andamento della domanda con pressioni inflative contenute. Pertanto risulta confermata la possibilità della continuazione dell’approccio graduale da parte della Fed anche nel prossimo Fomc del 9 agosto.

Visti i livelli raggiunti dagli indici tendenziali sui prezzi (2,5% dato generale e 2% in termini core) ed il delicato ruolo giocato dal settore immobiliare nell’attuale fase congiunturale, non è ancora del tutto da escludere l’ipotesi di una pausa da parte della Fed dopo tale meeting, sebbene tale scenario risulti essere indubbiamente più a rischio visto il perdurante basso livello dei tassi di mercato a lungo termine in parte determinato dalle ancora ampie condizioni di liquidità.

Europa: Issing ha ribadito che l’attuale livello dei tassi di interesse rimane appropriato e la banca centrale europea al momento è neutrale in tema di politica monetaria. La situazione dei prezzi al consumo sta però divenendo meno rosea rispetto ai mesi passati, anche se la debolezza del mercato del lavoro riduce i rischi della spirale prezzi-salari.

Relativamente alla crescita le attese della Bce sono per un’accelerazione nella seconda parte dell’anno anche se i rischi nel medio periodo rimangono. Issing ha inoltre espresso il suo dubbio sul fatto che i prezzi del settore immobiliare siano sotto controllo. Il discorso di Issing ha ricalcato quanto emerso dal bollettino mensile della Bce.

La seconda lettura dei dati relativi al Pil del primo trimestre dell’anno ha evidenziato una variazione nella composizione del dato, con un calo meno pronunciato degli investimenti ed un’invarianza della spesa pubblica rispetto al –0.2% t/t della prima lettura. La crescita si è attestata così ad un +1.4% a/a, dal +1.3% precedentemente atteso.

Asia-Pacifico: l’indice Nikkei non è riuscito a beneficiare delle chiusure positive in Europa prima ed in Usa poi, penalizzato dai deludenti risultati societari. La coreana Samsung ha annunciato di aver registrato nel secondo trimestre dell’anno un calo dei profitti del 46%, in seguito ad una diminuzione delle vendite dei microprocessori scese di oltre il 9%. Intanto continuano le dichiarazioni ottimistiche sullo stato di salute dell’economia. Oggi è stata la volta del ministro delle Finanze nipponico che ha ribadito come il paese stia assistendo ad un incremento dei profitti societari e della spesa per consumi, sposando la tesi già espressa ad inizio settimana dalla BoJ. In un articolo di Ft si ipotizza la rivalutazione dello Yuan il prossimo agosto (prima cioè della visita negli Usa del premier cinese a settembre) sulla base di quanto Snow avrebbe dichiarato a giugno al gruppo di senatori fautori della proposta di imposizione di dazi sulle importazioni cinesi.

Commodity: i minori timori legati ai potenziali danni alle piattaforme del golfo del Messico causati dall’uragano Emily, sono stati ieri alla base del forte calo del greggio (-3,68%). Inoltre il Minerals Management Service ha reso noto che la produzione del golfo del Messico sta tornando alla normalità e sarebbe ora situata solo al 3,6% al di sotto dei livelli medi.

A cura di A. Cesarano (Responsabile Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C. Pace (Economista)