Società

MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (11/3/05)

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USA: il dato sulle scorte all’ingrosso del mese di gennaio ha registrato un incremento dell’1,1%, una variazione superiore alle attese. Tale andamento è stato determinato in parte da un rialzo solo moderato delle vendite, oltre che da un incremento delle scorte nel comparto auto (+2,2%). Il rapporto scorte/vendite (passato da 1,14 a 1,15) è rimasto ancora su livelli piuttosto contenuti su base destagionalizzata. L’incremento del comparto auto ha trovato riscontro proprio ieri nell’annuncio da parte di General Motors di una nuova serie di incentivi alle vendite denominata March Madness, finalizzati allo smaltimento dei veicoli rimasti in magazzino per più di 125 giorni.

Questa notte Greeenspan, in un discorso sulla globalizzazione, ha ribadito la maggiore preoccupazione per il deficit di bilancio più che per quello di partite correnti. Inoltre il capo della Fed ha affermato di attendersi ad un certo punto un incremento dei prezzi delle importazioni: infatti gli esportatori verso gli Usa ad un certo punto potrebbero non essere più disposti a tollerare riduzioni dei margini di profitto. Sul fronte corporate Intel ha rivisto al rialzo le stime di fatturato e profitti del primo trimestre fiscale.

Oggi l’attenzione è concentrata sul deficit di bilancia commerciale di gennaio, atteso in lieve allargamento a causa del rialzo del prezzo del greggio nel mese di riferimento. Nelle ultime giornate, il rialzo del prezzo del greggio aveva aumentato l’attesa di un allargamento ulteriore del deficit commerciale nei mesi successivi a gennaio, contribuendo ad indebolire il Dollaro.

Sul mercato obbligazionario l’asta sul 10 anni Treasury ha evidenziato un buon rapporto di copertura, con una percentuale di sottoscrizione degli indirect bidders (11%) piuttosto bassa. Segnaliamo però che sulla scadenza decennale già in diversi casi si è registrato un calo della sottoscrizione degli investitori esteri.

Europa: il bollettino mensile della Bce ha ribadito che al momento non ci sono evidenze di pressioni inflative anche se nel medio periodo il rischio di spinte sui prezzi esiste e questo richiederà un’ attenzione di monitoraggio. A tale proposito un ruolo importante è svolto dall’andamento dei prezzi nel settore immobiliare che in Francia, Spagna e Irlanda sono cresciuti di oltre il 10% solo nel 2004.

La Bce ha ribadito che le famiglie dell’area Euro potrebbero divenire più vulnerabili ad un aumento dei tassi di interesse visto che il boom del mercato immobiliare ha provocato una crescita sensibile dell’indebitamento privato. Relativamente al Patto di Stabilità e Crescita ieri Trichet ha lanciato un appello ai governi nazionali affinché non allentino i vincoli dettati da Maastricht sui conti pubblici.

Asia-Pacifico: in rialzo le maggiori borse della regione, con le eccezioni di Hong Kong e Sydney e con l’inidce azionario Nikkei 225 in progresso dello 0,5%. Ad un clima favorevole all’investimento azionario, hanno contribuito le buone notizie per il comparto tecnologico provenienti da Intel ed il movimento al ribasso ieri del prezzo del petrolio.

In Giappone, il dato per febbraio dell’indice della fiducia dei consumatori è risultato lievemente inferiore all’attesa mediana degli economisti, pur rispettando l’aspettativa di un progresso dal mese precedente, con una buona performance della sottocomponente relativa alle condizioni prospettiche del mercato del lavoro. La sorpresa, oggi, è arrivata dalla Cina, con la variazione tendenziale annua dell’indice dei prezzi al consumo che a febbraio ha accelerato a 3,9%, primo incremento nel tasso di inflazione da sette mesi a questa parte, dopo l’1,9% messo a segno in genanio e ben al di sopra delle attese degli economisti.

Fermo restando il fatto che il dato è di difficile interpretazione, con le statistiche ufficiali cinesi mensili che non sono destagionalizzate e con le possibili distorsioni indotte nel mese in considerazione dalla festività di due settimane per il capodanno lunare, il livello registrato si mantiene al di sotto di quello del 4% auspicato per quest’anno dal primo ministro Wen Jiabao solo lo scorso fine settimana, e ben al di sotto dal massimo dei precedenti sette anni di 5,3% registrato lo scorso agosto.

Commodity: scendono del 2% le quotazioni del greggio dopo che la Cina, secondo principale consumatore mondiale, ha diminuito le importazioni di petrolio. Nel mese di gennaio e febbraio le importazioni sono state ridotte del 13% dopo che il governo si è posto l’obiettivo di portare la crescita economica all’8% dal 9,5% dell’anno precedente. Intanto, a pochi giorni dalla riunione Opec, aumentano le pressioni dell’Amminsitrazione Bush e quelle del Fondo Monetario Internazionale, perché siano garantite maggiori risorse ad un mercato la cui sete di petrolio è evidente.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C.Pace (Economista)