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MERCATI EUFORICI NELLA SETTIMANA CRUCIALE

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Per la seconda settimana consecutiva, l’azionario USA ha messo a segno un forte rialzo. Le trimestrali positive di alcune tra le piu’ importanti societa’ quotate in borsa hanno riportato l’ottimismo tra gli operatori.

Ed Yardeni, chief investment strategist di Prudential Securities, ravvisa una stretta analogia tra la situazione attuale e quella degli anni Novanta: ”Se dovessi aver ragione sia l’economia che i profitti societari continueranno a crescere, sebbene in modo contenuto”.

Ottimista anche Barton Biggs, global strategist di Morgan Stanley, secondo cui le caratteristiche tecniche del rally iniziato la settimana scorsa fanno pensare che nel mercato “si sia formato un importante bottom, anche se occorrono ancora altre prove per confermare che siamo usciti dal guado”.

Con un rialzo del 6,4% (77 punti), il Nasdaq ha realizzato il maggiore guadagno percentuale della settimana, portandosi a quota 1.287,86. Dall’inizio dell’anno, l’indice hi-tech ha ceduto 662 punti (-33%), mentre rispetto allo stesso periodo del 2001 il calo e’ di 383 punti (-22%).

Il Dow Jones ha guadagnato 472 punti (+6%), a quota 8.322,4. Dall’inizio del 2002 l’indice industriale ha perso 1.699 punti (-17%). Su base annua il Dow e’ in calo di 881 punti (-9%).

L’S&P500 ha terminato la settimana a quota 884,39, con un rialzo di 49 punti (+5,8%). Dall’inizio dell’anno il calo l’indice ha perso 263 punti (-22%). La differenza rispetto allo stesso periodo del 2001 e’ di 189 punti (-17%).

Non mancano comunque gli scettici. Molti osservatori ritengono che il mercato continuera’ ad oscillare tra i recenti minimi e massimi almeno per tutto il 2003. Secondo Jack Caffrey, equity strategyst di J.P. Morgan, per i prossimi 9 mesi l’indice S&P 500 si muovera’ nel range di 800-950 punti.

Certo, al momento e’ prematuro emettere sentenze definitive, perche’ la situazione e’ ancora vulnerabile ed aperta a sviluppi imprevedibili. La portata dei recenti rialzi, tuttavia, fa ben sperare.

Nel rally di 4 giorni iniziato la scorsa settimana e conclusosi martedi’, il Dow Jones ha guadagnato ben 969 punti: si tratta del maggiore rialzo registrato dall’indice in quattro sedute consecutive dal 1929.

I guadagni di Wall Street hanno depresso il mercato dei titoli di Stato, inducendo molti a ritenere concluso il trend rialzista del reddito fisso. A questo riguardo, e’ significativo il fatto che nella seduta di mercoledi’ i Treasury non siano riusciti a risalire neanche con gli indici azionari in perdita.

La crescita dell’azionario ha aiutato il dollaro a riguadagnare terreno nei confronti delle principali valute straniere.

































Performance settimanale dei listini
americani
Indici Valori al 18/10/2002 Variazioni ultima
settimana
Variazioni da inizio anno Variazioni ultimi 12 mesi
DJIA 8.322,4 +472,11
(+6,01%)
-1.699,1 (-16,95%) -881,71 (-9,58%)
S&P500 884,39 +49,07(+5,87%) -263,69 (-22,97%) -189,09 (-17,61%)
Nasdaq 1.287,86 +77,39 (+6,39%) -662,54 (-33,97%) -383,45 (-22,94%)
Fonte dati: Ufficio Studi
WallStreetItalia

IL MERCATO AZIONARIO

E’ stata Citigroup (C – Nyse) a scatenare l’ondata di acquisti ad inizio settimana. Il primo gruppo bancario USA, che ha battuto le previsioni sugli utili grazie anche alle severe politiche di ristrutturazione intraprese, in una settimana ha guadagnato piu’ del 15%. L’indice dei titoli bancari BIX ha messo a segno un rialzo dell’8%.

Il clima positivo si e’ immediatamente riversato sui titoli finanziari, con il DJ_FIN in aumento di quasi il 15%. Tra i singoli titoli, spicca il balzo di Merrill Lynch (MER – Nyse, +14%).

Nel comparto farmaceutico (DRG), le buone notizie sono arrivate da Pfizer (PFE – Nyse, +11%): oltre a battere le stime degli analisti, il produttore di Prozac e Viagra si e’ dichiarato ottimista sul futuro. L’indice DRG ha chiuso la settimana a +7%.

I buoni risultati trimestrali di General Motors (GM – Nyse) non hanno risparmiato alla societa’ il downgrade di Standard & Poor’s. L’agenzia di rating ha abbassato a “BBB” il debito dell’azienda. Il giudizio e’ appena superiore a ‘junk‘. L’indice del settore auto (DJ_ATO e’ rimasto pressoche’ invariato rispetto a venerdi’ scorso.

Sul Dow hanno pesato le forti perdite di Coca-Cola (KO – Nyse), preoccupata dell’attuale congiuntura economica, e Boeing (BA – Nyse), pessimista sullo stato del comparto.

L’ottima performance di IBM (IBM – Nyse, +16%), che ha battuto le previsioni sugli utili di $0,03 per azione, ha dato slancio al comparto hardware (GHA, +8%), che e’ riuscito ad avanzare nonostante i risultati poco brillanti di Apple (AAPL – Nasdaq).

Tra i grandi gruppi che hanno pubblicato gli utili in settimana, e’ stata Microsoft (MSFT – Nasdaq) a sorprendere di piu’ il mercato: la societa’ di Bill Gates ha riportato utili per azione di $0,50, ben 8 centesimi al di sopra delle aspettative. L’indice del comparto software, il GSO, ha guadagnato il 6%. Ha deluso le previsioni la societa’ specializzata nel Customer Relationship Management Siebel Systems (SEBL – Nasdaq).

La nota dolente nell’high tech e’ arrivata da Intel (INTC – Nasdaq), il cui titolo in una settimana ha ceduto piu’ del 9%. Oltre a riportare un bilancio fiacco, il numero uno mondiale dei semiconduttori ha lanciato un warning sul fatturato. L’indice dei chip SOX e’ comunque riuscito ad avanzare dell’8%, anche grazie anche alla buona prova di Advanced Micro Devices (AMD – Nyse), che nei prossimi trimestri si aspetta un “significativo” miglioramento dei risultati.

Molto positiva, infine, la performance di Nokia (NOK – Nyse), le cui azioni sono avanzate del 13% rispetto a venerdi’ scorso. Oltre che della buona trimestrale, il titolo ha beneficiato dei commenti positivi di Standard & Poor’s.

I DATI MACROECONOMICI PUBBLICATI IN SETTIMANA

  • Scorte di magazzino. Ad agosto sono diminuite dello 0,1%, attestandosi a quota $1,124 trilioni. E’ il primo calo dopo tre mesi consecutivi di crescita.
  • Sussidi di disoccupazione. Le nuove richieste di sussidi sono aumentate di 22.000 unita’, a quota 411.000. Dopo una settimana di pausa, il dato si e’ nuovamente portato sopra le 400.000 unita’, linea di demarcazione tra un mercato del lavoro in espansione e uno in recessione.
  • Nuovi cantieri edili. il mercato immobiliare continua ad essere un tassello positivo nello scenario macroeconomico USA. A settembre si sono aperti 1,84 milioni di cantieri, il livello piu’ alto dal giugno ‘86.
  • Produzione industriale. A settembre l’output di fabbriche, miniere e utility USA e’ sceso dello 0,1%, registrando il secondo calo consecutivo. Il comparto manifatturiero, insieme al mercato del lavoro, continua a sollevare preoccupazioni tra gli economisti.
  • Philadelphia Fed. Ad ottobre l’indice sullo stato dell’economia USA si e’ attestato a -13,1 punti dai 2,3 di settembre, decisamente al di sotto delle attese.
  • Bilancia commerciale. Il dato che misura la competitivita’ del Paese America e’ aumentato ad agosto del 9,7%, al livello record di $38,5 miliardi. Hanno incrementato il disavanzo la serrata portuale della West Coast e i timori di un aumento dei prezzi del petrolio.
  • Prezzi al consumo. L’inflazione a settembre si e’ attestata allo 0,2%, grazie soprattutto ai rincari energetici e delle auto. Il dato ”core”, che esclude i settori alimentare ed energetico, si e’ attestato a +0,1%. I timori di rischi deflazionistici continuano a farsi strada.

IL MERCATO DEI BOND

L’euforia delle borse ha avuto ripercussioni negative sul mercato dei titoli di Stato. La settimana dei Treasury, iniziata martedi’ a causa della festivita’ del Columbus Day, si e’ conclusa all’insegna delle perdite.

Il rendimento sui bond a 5 anni e’ passato al 3,09% nel tardo pomeriggio di venerdi’, contro il 2,78% della scorsa settimana. Il rendimento sul Treasury a 10 anni, benchmark della categoria, si e’ attestato al 4,11%, in aumento rispetto al 3,81% di venerdi’ scorso.

Le vendite sono state realizzate principalmente da societa’ finanziarie attive nei mutui ipotecari e da gestori di fondi di investimento. Da un’indagine mensile condotta da Merrill Lynch emerge che il 50% di gestori di fondi globali prevede di aumentare l’esposizione verso l’azionario USA.

La ripresa di Wall Street ha fatto da deterrente verso i titoli di Stato anche perche’ ha reso meno probabile un nuovo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. Il fatto che i Treasury non siano riusciti ad avanzare neanche nella seduta di mercoledi’, quando gli indici azionari sono vistosamente arretrati, induce numerosi osservatori a ritenere conclusa la fase rialzista del reddito fisso.

  • Tasso sui Treasury a 5 anni (FVX – CBOE)
  • Tasso sui Treasury a 10 anni (TNX – CBOE)

IL MERCATO DELLE VALUTE

I rialzi messi a segno dal mercato azionario hanno aiutato il dollaro a riguadagnare terreno nei confronti dell’euro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’, sulla piazza di New York il biglietto verde veniva scambiato a $0,9717 per 1 euro, contro i $0,9866 della scorsa settimana.

L’ascesa del dollaro e’ stata anche favorita dai dati sconfortanti sull’economia tedesca, nonche’ dalle severe dichiarazioni del presidente della Commissione Europea, Romano Prodi. Commentando al quotidiano francese Le Monde le regole cui sono tenuti i Paesi aderenti alla moneta unica, Prodi ha definito ”stupido” il Patto di Stabilita’, “come lo sono tutte le decisioni di carattere rigido”.

Sono sempre di piu’ gli osservatori che vedono nei vincoli del Patto un ostacolo alla crescita economica dell’Unione Europea. “Al momento opportuno dovremo sostituirlo con qualcosa di piu’ intelligente e meno rigido”, ha dichiarato Pascal Lamy, commissario europeo per il Commercio. “Il Patto ha gia’ 10 anni e necessita un ammodernamento”.

A contribuire ai guadagni della moneta USA e’ intervenuto anche l’accresciuto interesse verso Wall Street da parte dei gestori dei fondi di investimento, che prevedono di uscire soprattutto dalle attivita’ denominate in euro. Da notare che all’estero e’ detenuto il 40% del mercato dei Treasury, il 24% dell’investment grade bond (obbligazioni emesse da societa’ finanziariamente solide) e il 14% del mercato azionario.

LE CONCLUSIONI

Ottobre e’ tradizionalmente un mese negativo per i mercati finanziari. Sia il crollo del ’29 che quello dell’87 sono avvenuti in questo mese. I recenti guadagni degli indici azionari hanno pero’ indotto molti osservatori a dimenticare la tradizione e ritenere che il mercato orso stia per concludersi.

Restano tuttavia ancora molte nubi all’orizzonte. La possibilita’ che l’economia USA possa trovarsi in una fase di recessione a doppio minimo non e’ scartata del tutto neanche dagli osservatori piu’ ottimisti.

Dai dati pubblicati questa settimana emerge che il mercato del lavoro e il comparto manifatturiero continuano ad essere deboli e i timori di sviluppi deflazionistici sono tutt’altro che fugati.

Anche gli utili riportati dalle societa’ non convincono del tutto. Citigroup, ad esempio, ha battuto stime che erano state drasticamente ridotte in precedenza.

I guadagni realizzati, insomma, lasciano ben sperare, ma per poter trarre conclusioni attendibili e’ necessario rilevare la performance degli indici in un arco temporale piu’ significativo.

Non bisogna dimenticare, infine, le incognite sulla situazione geopolitica.