Società

MENO MALE
CHE C’E’ L’ EURO

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La Borsa di Milano ha chiuso in calo (il Mibtel è sceso dello 0,6%)
sulla scia delle piazze europee preoccupate per le conseguenze
dell’uragano Rita che sta per abbattersi sulle coste e sui campi petroliferi
del Texas. Marginale, ci informano gli operatori, è stato l’effetto
delle dimissioni di Siniscalco. Inesistente l’impatto sull’euro che ieri è
sceso sul dollaro a 1,2178 sempre per l’effetto di Rita, ma opposto: cioè
i cambisti ritengono che alla fin fine i danni saranno minori del previsto
perché la tormenta sta perdendo potenza. E hanno comperato dollari.

Insomma,al di là delle grida del Financial Times e dell’Economist,il terremoto
nel governo non ha scosso i mercati. Non c’è un peggioramento
nemmeno dei tassi sui titoli di stato decennale che sono il punto di riferimento
per i tassi di interesse e che pesano sul debito pubblico.

Tanto rumore per nulla? No di certo.Lo psicodramma politico resta
forte. L’impatto sull’opinione pubblica ci sarà. Conseguenze elettorali
forse (ma c’è tempo). Quel che vogliamo dire è che le tempeste
domestiche non hanno ripercussione sui fondamentali che guidano
l’economia italiana e che possono metterla seriamente in pericolo.

Tutto questo ha una spiegazione fondamentale: accade perché la lira
non c’è più e siamo solo un’appendice (più o meno periferica) della
moneta unica europea. Insomma, fortuna che c’è l’euro.Altrimenti la
crisi nel governo si sarebbe tradotta in una immediata crisi valutaria
con una ricaduta negativa sulla borsa e, in definitiva, anche sulle tasche
degli italiani. E per fortuna che la Banca d’Italia è la filiale locale
della Banca centrale europea, perché così la sua autonomia dai governi
è garantita. Perché non sarà mai più possibile cadere in quella
che Guido Carli chiamava la tentazione di Faust: stampare moneta
senza limiti per finanziare le guerre dell’imperatore.