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Mario Monti: a pezzi l’immagine dell’Italia

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Roma – Il decreto legge sul taglio dei costi della politica per gli enti locali è stato approvato dal Consiglio dei ministri. Un’accelerazione dovuta al fatto che “l’opinione pubblica è sgomenta di fronte a fatti che minano gravemente la fiducia e la reputazione del Paese e la sua credibilità”, come ha detto Mario Monti a conclusione della riunione. Gli scandali, infatti, ha aggiunto il premier, rischiano di vanificare “lo sforzo che stiamo tutti facendo perché il ruolo dell’Italia, paese civile e democratico, venga pienamente riconosciuto a livello internazionale”.

Immagine a pezzi. “Possiamo immaginare quale effetto può avere sull’immagine dell’Italia – ha proseguito Monti – quando si verificano episodi di evasione fiscale o corruzione. Che può pensare un cittadino straniero quando vede scorrere certe immagini di festini inqualificabili alla televisione? Per l’Italia è un danno incalcolabile”. “Il decreto sulla trasparenza sui costi degli apparati politici – ha aggiunto – è una misura richiesta dagli stessi presidenti delle Regioni e dai cittadini, che dopo i fatti inqualificabili che sono successi, sono indignati che a loro si richiedano sacrifici anche pesanti mentre mondo politica sembra essere esentato”. Monti ha parlato anche del ddl sulla corruzione: “Temi come la lotta alla corruzione – ha detto – dovrebbero far parte del Dna di ogni partito e spero che si raggiunga presto un accordo perché tassello essenziale per il Paese”.

Ecco dunque le misure principali del decreto legge sui tagli alla politica.

Taglio ai compensi. I compensi dei consiglieri e degli assessori, chiarisce Monti, vengono regolati in modo che non eccedano il livello di retribuzione riconosciuto dalla Regione più virtuosa. Il provvedimento vieta il cumulo di indennità ed emolumenti. Le Regioni che non introdurranno il sistema di controllo di spesa previsto dal decreto varato oggi dal governo saranno sanzionate prima con un taglio fino all’80% dei trasferimenti dello stato, eccetto che su sanità e trasporto, e poi in caso di recidiva con lo scioglimento del Consiglio. Vengono aboliti i finanziamenti ai gruppi composti da un solo consigliere. I finanziamenti a favore dei gruppi consiliari, dei partiti e dei movimenti politici vengono ridotti del 50% e allineati anche in questo caso al livello della Regione più virtuosa.

Stop a vitalizi facili. Monti ha espressamente citato il caso della Regione Lazio per annunciare che il diritto al vitalizio scatterà dopo il compimento dei 66 anni. Il decreto legge conferma in fatti l’eliminazione dei vitalizi e l’applicazione del metodo contributivo per il calcolo della pensione. Nelle more, spiega la nota di Palazzo Chigi, potranno essere corrisposti trattamenti pensionistici o vitalizi in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di presidente della Regione, di consigliere regionale o di assessore regionale solo se i beneficiari abbiano compiuto 66 anni d’età e ricoperto la carica, anche se non continuativamente, per almeno 10 anni. La norma va a “colpire” il protagonista dell’ultimo scandalo, l’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, Franco Fiorito, che altrimenti avrebbe preso la pensione a cinquant’anni.

Riduzione delle poltrone. Oltre ai compensi, nella politica vengono ridotti anche i posti. Il decreto approvato dal governo, infatti, taglia il numero di consiglieri e assessori applicando il decreto anticrisi 138 del 2011. La riduzione dovrà essere realizzata entro 6 mesi dall’entrata in vigore del dl, ad esclusione delle Regioni in cui è prevista una tornata elettorale. In tal caso verrà applicato dopo le elezioni. Come ha spiegato il sottosegretario Antonio Catricalà, i consigli delle Regioni che non attueranno le disposizioni contenute nel decreto sui tagli ai costi della politica saranno sciolti “per gravi inadempienze di legge”.

Controlli Corte dei Conti anche con Gdf. L’attività degli enti, inoltre, sarà sottoposta a controlli rigidissimi. Sindaci e presidenti di Provincia dovranno trasmettere ogni tre mesi, alla sezione regionale della Corte dei conti, un “referto sulla regolarità della gestione e sull’efficacia e sull’adeguatezza del sistema dei controlli interni adottato, sulla base delle Linee guida deliberate dalla Sezione delle autonomie della Corte dei conti”.

Per le sue verifiche sui conti delle Regioni, invece, la Corte dei conti potrà avvalersi della Guardia di finanza, che “esegue le verifiche e gli accertamenti richiesti […] agendo con i poteri di indagine ad esso attribuiti ai fini degli accertamenti relativi all’imposta sul valore aggiunto e alle imposte sui redditi”.

Pareggio bilancio, stop spesa a chi lo viola. Il decreto sui costi della politica fissa poi specifiche responsabilità di controllo sugli equilibri finanziari degli enti territoriali, prevedendo non solo il rispetto delle disposizioni finanziarie degli enti locali e degli obiettivi di finanza pubblica ma anche delle nuove norme dell’art.81 della Costituzione, che impone il pareggio di bilancio. Per gli enti locali che presentano un disavanzo di amministrazione o debiti fuori bilancio, per i quali non sono stati adottati strumenti di salvaguardia del bilancio, scatta un semaforo rosso sulla spesa: potranno assumere impegni e pagare spese unicamente per i servizi previsti dalla legge. Sono fatte salve le spese da sostenere a fronte di impegni già assunti nei precedenti esercizi.

Gli enti locali possono deliberare “le aliquote o le tariffe dei tributi nella misura massima consentita, anche in deroga ad eventuali limitazioni disposte dalla legge” per assicurare il graduale riequilibrio finanziario, per tutta la durata del piano per rimettere in sesto i conti, piano che può avere durata non superiore a cinque anni. Lo prevede, tra le altre misure, la bozza del decreto all’esame del Cdm. I servizi, come la raccolta dei rifiuti, dovranno avere una copertura integrale dei costi.

Non candidabili amministratori che hanno contribuito a dissesto. Il decreto prevede anche che sindaci e presidenti di Provincia che hanno contribuito al dissesto “non sono candidabili per 10 anni” a numerose cariche tra cui quelle nelle giunte e nei consigli e nel Parlamento. In arrivo anche pesanti sanzioni. “Gli amministratori che la Corte dei Conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario – si legge nel testo del dl – non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili ai sensi del periodo precedente, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresì – prosegue il decreto legge – ricoprire per un periodo di tempo di dieci anni la carica di assessore comunale, provinciale o regionale né alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. Ai medesimi soggetti, ove riconosciuti responsabili, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione dovuta al momento di commissione della violazione”.

Controlli su società partecipate. “L’ente locale definisce, secondo la propria autonomia organizzativa, un sistema di controlli sulle società partecipate dallo stesso ente locale”. E’ quanto prevede lo schema di provvedimento legislativo d’urgenza recante disposizioni in materia di finanza e di funzionamento degli enti locali, al quale il governo sta lavorando in queste ore, avvalendosi delle indicazioni fornite dalla Conferenza delle Regioni. “Tali controlli”, si legge ancora, “sono esercitati dalle strutture proprie dell’ente locale, che ne sono responsabili. “L’amministrazione definisce preventivamente gli obiettivi gestionali a cui deve tendere la società partecipata, secondo standard qualitativi e quantitativi, e organizza un idoneo sistema informativo”.

Modifica aliquote Imu fino al 31 ottobre. Le aliquote Imu potranno essere modificate dai Comuni fino al 31 ottobre, il termine ultimo per l’approvazione dei bilanci previsionali comunali. Si riaprono così i termini scaduti a settembre. Lo prevede la bozza del decreto sui costi della politica all’esame del Cdm, che fa slittare al 30/11 il termine per la dichiarazione Imu.

Crescita bis. Quanto al nuovo decreto sviluppo approvato in Cdm, detto anche ‘Secondo decreto crescita’, il provvedimento punta a completare gli interventi rivolti a cittadini e imprese per agevolare il rapporto con la Pubblica amministrazione e snellire il peso della burocrazia. Interventi che vanno dalla Pa digitale alle start up, le
nuove imprese innovative, dagli strumenti fiscali per agevolare la realizzazione di infrastrutture con capitali privati, all’attrazione degli investimenti esteri in Italia, fino a nuovi interventi di liberalizzazione, in particolare nel settore Rc auto.

Agenda digitale. 1 Aumentano i servizi digitali per i cittadini, che potranno avere un unico documento elettronico, valido anche come tessera sanitaria, attraverso il quale rapportarsi con la pubblica amministrazione. Via libera anche alle ricette mediche digitali, al fascicolo universitario elettronico, all’obbligo per la Pa di comunicare attraverso la posta elettronica certificata e di pubblicare online i dati in formato aperto e riutilizzabile da tutti.

Taglio alle Forze Armate. Prima dei decreti, il consiglio dei ministri ha approvato anche uno dei regolamenti attuativi del decreto sulla spending review, quello relativo alla riduzione degli organici delle Forze armate da 190.000 a 170.000 unità. Dall’intervento sono esclusi carabineiri e capitanerie di porto. In particolare, sono previste disposizioni di riduzione degli organici complessivi del personale militare dirigente (generali e colonnelli, e gradi corrispondenti), degli organici di ciascuno dei ruoli degli ufficiali e del numero delle promozioni annuali ai gradi in cui l’avanzamento avviene a scelta. Previste anche disposizioni transitorie per realizzare la graduale riduzione dell’organico complessivo entro il 1° gennaio 2016.

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