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MARCHIONNE RIMANDA L’IPO DELL’AUTO. ANALISTI CAMBIANO I TARGET FIAT

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Il nuovo business plan di Fiat sarà presentato entro il primo trimestre del 2010 e per un’eventuale Ipo di Fiat Auto i tempi non sono maturi. Sergio Marchionne, Ad del gruppo torinese, è stato molto chiaro su questo punto: “si farà quando sarà il momento, non è il momento giusto“, ha detto, convinto che nel settore auto le fusioni proseguiranno.

“Le fusioni continueranno ad andare avanti, ma richiederanno uno stile di management diverso”, ha precisato Marchionne, secondo cui le fusioni transnazionali potranno avere successo solo se si dimenticheranno gli orgogli nazionali. Questo il messaggio del manager italo-canadese che porta il doppio cappello di Fiat e Chrysler e che proprio due giorni fa ha tenuto a battesimo la megapresentazione (circa sette ore) del piano di rilancio della casa americana 2010-2014.

“Noi della Fiat siamo a Detroit non come i padroni del mondo, ma con umiltà, visto anche che i finanziamenti sono americani”, ha aggiunto. “Non bisogna presentarci come gli europei che devono insegnare agli americani. Non è una questione di chi è il padrone o di predominio”, ha rilevato, citando Carlos Ghosn, numero uno del gruppo franco giapponese Renault-Nissan, come esempio di un manager riuscito a far funzionare una fusione tra due imprese completamente diverse per cultura e origine.

Le fusioni transnazionali sono difficili, ma una volta superate le difficoltà intrinseche si possono stabilire strategie industriali convincenti. Chrysler dal 1999 al 2007 non ha creato le condizioni per un futuro da condividere con i suoi ex proprietari, prima Daimler e poi il fondo Cerberus, ha osservato Marchionne.

Ora Fiat le ha messo a disposizione la propria tecnologia e il proprio know-how ed entro il quarto trimestre 2010 “Chrysler sarà il primo costruttore con una tecnologia altrimenti non disponibile negli Usa”. E mentre la Fiat 500 con 2.989 unità vendute a ottobre è entrata per la prima volta nella classifica delle 10 auto più vendute in Inghilterra, Marchionne fa i conti in tasca al Governo italiano: dovrà a Fiat mezzo miliardo di euro entro fine anno legati al meccanismo del credito di imposta nell’ambito del programma degli incentivi al settore auto.

“L’aiuto a Fiat lo stiamo pagando noi”, ha sottolineato Marchionne, “mentre i Governi in Francia e in Germania danno aiuti direttamente. Siamo l’eccezione nel sistema europeo. Non siamo mai andati dal ministro Tremonti a chiedere una lira”. In Borsa al momento il titolo Fiat riepga dell’1,11% a 10,66 euro, pagando qualche presa di profitto complice la
debolezza del mercato (-0,18% il Ftse Mib).

Oggi gli analisti di Cheuvreux hanno alzato il target price sul titolo da 9,1 a 11,2 euro, confermando comunque la raccomandazione underperform. “Il valore dell’alleanza con Chrysler per ogni azione Fiat è di 3,2 euro”, affermano gli analisti della banca che temono una ripresa del mercato americano inferiore alle attese.

Hanno ancora più dubbi gli analisti di JP Morgan (neutral su Fiat) che vedono vari i rischi connessi all’operazione Chrysler, tra cui il fatto che il 70% dei volumi del gruppo Usa viene generato da segmenti di prodotto che si stanno riducendo. Inoltre, General Motors e Ford, nello stesso orizzonte temporale previsto per l’introduzione di nuovi prodotti da Chrysler, hanno mostrato una pipeline di vetture “piuttosto aggressiva”.

Per gli esperti al momento il mercato sta incorporando 2 euro per azione di valore Chrysler per ciascuna azione Fiat, livello che nel caso di piena realizzazione del piano salirebbe a 4,5 euro. Al contrario, nel caso in cui Chrysler dovesse continuare a perdere quote di mercato gli operatori “potrebbero assumere una visione più negativa sulle prospettive del gruppo, con un downside del 10-15% per le azioni Fiat. Il rapporto rischio/rendimento non sembra interessante”. (Francesca Gerosa)

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