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Manovra iniqua e scaricata al prossimo governo. Ma Tremonti non da’ le dimissioni

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ROMA – La manovra economica si avvia al rush finale. In un vertice a Palazzo Grazioli, governo e maggioranza fanno il punto in vista del varo di giovedì in Consiglio dei ministri. E Silvio Berlusconi prova così ad allontanare lo spettro delle tensioni nate in seno all’esecutivo.

IL VERTICE – L’entita complessiva del provvedimento messo a punto dal ministro Giulio Tremonti sarà di 47 miliardi: 2 per il 2011, 5 per il 2012 e 20 rispettivamente per il 2013 e 2014. Le tasse non saranno tagliate, ma «rimodulate», ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini al termine dell’incontro. Quanto al clima del vertice, il titolare della Farnesina si è detto molto soddisfatto.Nessuna polemica, dunque, e nessun processo al ministro dell’Economia (dopo le voci di dimissioni circolate e poi smentite dal diretto interessato). Tremonti, convinto di aver messo a punto «una manovra seria e responsabile», «ha recepito la richiesta di collegialità tra i ministri nelle decisioni», ha riferito sempre Frattini. Fonti di governo hanno parlato poi di un Berlusconi soddisfatto dell’intesa che si respirava durante l’incontro. Il Cavaliere ha invitato i suoi a comunicare anche all’esterno l’unità dell’esecutivo e a marciare compatti. DSiamo a un momento di svolta, è la convinzione di Berlusconi, viste le riforme strutturali che la maggioranza ha intenzione di portare avanti, in primis quella fiscale.

IL CARROCCIO – La linea del presidente del Consiglio è chiara: nessun rinvio della manovra. E altrettanto lo è l’avvertimento del leader della Lega Umberto Bossi: il governo resta a rischio fino a quando non passa il provvedimento. «Siamo riusciti – ha detto il numero uno della Lega – a ottenere la modifica del Patto di stabilità per i comuni virtuosi». Al termine del vertice, Bossi non sembrava comunque particolarmente entusiasta. «Come è andata?», gli hanno chiesto i giornalisti. Ottenendo come risposta un eloquente gesto della mano, come a dire «così così».

«LEGA COSTRUTTIVA – A gettare acqua sul fuoco ci pensa comunque Angelino Alfano: la Lega, ha voluto precisare il Guardasigilli e segretario del Pdl, è stata costruttiva e ha ribadito il suo sostegno alla manovra e alla coalizione. «Tremonti ha illustrato con dovizia di particolari i contenuti» della manovra, ha raccontato anche Alfano, «e si è riaffermato nel convincimento che questa è una maggioranza che sosterrà la manovra». Il segretario politico del Pdl ha assicurato poi che nella manovra non ci saranno misure drastiche. «Si annunciano tagli draconiani e massicci interventi sulle pensioni. Tutte cose che sono infondate e non sono vere» ha spiegato.

L’OPPOSIZIONE – La manovra pensata da Tremonti non soddisfa comunque l’opposizione. «Siamo alla farsa drammatica». Se la scaglionatura in vista del pareggio di bilancio concentrerà il grosso sul biennio 2013-2014, «è una presa in giro colossale per l’Italia», dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «La maggioranza è in panne, litiga, attacca Tremonti e non sa che pesci prendere; per farla ha bisogno di una coalizione alternativa che si concentri sulle scelte fondamentali per il Paese», è l’opinione del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. «Non è tempo di giochi o di dimissioni» gli fa eco Luca Cordero di Montezemolo, definendo «folle e irresponsabile», il «balletto» tra le diverse anime del governo. «Esamineremo voce per voce la manovra di Tremonti e alla fine diremo un sì o un no» ha promesso invece il leader Idv Antonio Di Pietro, commentando le prime indiscrezioni sulla bozza della manovra, mentre il Pd parla di provvedimento «irrealistico». Il Terzo Polo ha fatto sapere che darà il suo sostegno alle misure antideficit, ma a condizione che siano «credibili ed efficaci».

ALLARME BANCHE E CORTE DEI CONTI – Sulla delicata questione della manovra e della sua messa a punto pesa anche l’allarme banche lanciato dal Financial Times. «Il maggior rischio alla stabilità finanziaria dell’Italia è lo stato precario del suo settore finanziario» si legge su una Lex Column del quotidiano economico, secondo cui, le banche del nostro Paese pagano anche «propri difetti strutturali». Allarme anche dalla Corte dei Conti, che parla di manovra «gravosa» e avverte: la riduzione della spesa è ai limiti della sostenibilità, bisogna contenere la spesa ma non con tagli lineari, servono tagli selettivi.

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Ticket a 10 euro dal 2012 per le prestazioni specialistiche, un anno di blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione e il congelamento fino al 2014 degli aumenti contrattuali per gli statali, esclusi la polizia e i vigili del fuoco. Stretta sulle pensioni più alte con lo stop alla rivalutazione automatica. Sono alcune delle misure contenute nella prima bozza della manovra da 43 miliardi. Il documento potrebbe venire aggiornato con il mancato aumento dell’Iva, l’azzeramento dello stipendio ai ministri dal prossimo mese di luglio e la tasse sulle transazioni finanziarie, un significativo contributo chiesto alle banche che «saranno le prime a pagare» come ha affermato il ministro Romano. Ma la misura più discussa e temuta è quella sull’aumento graduale dell’età pensionabile delle donne, ipotesi contenuta nella stessa bozza secondo indiscrezioni subito smentite dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.

TICKET – Arrivano per il 2011 per la sanità 486,5 milioni di euro. Eviteranno l’introduzione di ticket sulle prestazioni specialistiche e sul pronto soccorso. Ma «a decorrere dal primo gennaio 2012 sono confermate le disposizioni» della Finanziaria per il 2007 che appunto istituiva un ticket di 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di 25 euro per i codici bianchi di pronto soccorso.

LA PENSIONE DELLE DONNE: L’aumento graduale dell’età di pensionamento delle donne lavoratrici sia nel settore pubblico sia in quello privato potrebbe essere portati a 65 anni nel 2020. Da gennaio dell’anno prossimo il requisito anagrafico di sessanta anni verrebbe aumentato di un anno e le lavoratrici potrebbero lasciare il lavoro a 61 anni. Tali requisiti anagrafici sono ulteriormente incrementati di un anno, a partire dal primo gennaio 2014, e poi un anno ogni biennio fino ad arrivare a 65 anni nel 2020.

BLOCCO DEL TURN OVER : Arriva la proroga di un anno del blocco delle assunzioni dei lavoratori nella pubblica amministrazione, ma la misura non scatterà immediatamente e non riguarderà la polizia e i vigili del fuoco. Il congelamento viene rimandato a un successivo regolamento. Lo stop riguarderà anche le assunzioni di nuovo personale nelle agenzie fiscali, gli enti pubblici non economici, alcuni altri enti come quelli lirici, l’Agenzia spaziale italiana, il Coni, il Cnel, e l’Enac. Attesi risparmi per circa 1,5 miliardi. Viene prorogato al 2014 anche il congelamento degli aumenti contrattuali per gli statali.

MISSIONI: per la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali a partire dal primo luglio e fino al 31 dicembre verranno stanziati 700 milioni di euro.

RICORSI – Presentare ricorso presso le commissioni tributarie potrà inoltre costare fino a 1.500 euro. Per i ricorsi avanti le Commissioni tributarie provinciali e regionali, si legge, è dovuto il contributo unificato nei seguenti importi: 30 euro per controversie di valore fino a 2.582,28 euro; 60 euro per controversie da 2.582,28 e fino a 5.000 euro; 120 euro per controversie di valore superiore a 5.000 euro e fino a 25.000 euro; 250 euro per controversie di valore superiore a euro 25.000 e fino a 75.000 euro; 500 euro per controversie di valore superiore a 75.000 euro e fino a 200.000 euro; 1.500 euro per controversie di valore superiore a euro 200.000.

NORMA ANTI-BADANTE – Nella bozza arriva dal 2012 anche la norma «anti-badante», che mira a porre un freno ai matrimoni di interesse fra la colf e il pensionato. Dal primo gennaio del prossimo anno, la pensione di reversibilità «è ridotta, nei casi in cui il matrimonio con il dante causa sia stato contratto ad età del medesimo superiori a settanta anni e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a venti anni, del 10% in ragione di ogni anno di matrimonio con il dante causa mancante rispetto al numero di 10».

FONDI IMMOBILIARI – Arrivano anche i fondi immobiliari pubblici per valorizzare il patrimonio locale. Così si legge nella bozza: «Il ministero dell’Economia costituisce una società di gestione del risparmio avente capitale sociale pari a 2 milioni per l’istituzione di uno o più fondi d’investimento al fine di partecipare in fondi d’investimento immobiliari chiusi promossi da Regioni, Provincie, Comuni anche in forma consorziata ed altri enti pubblici ovvero da società interamente partecipate dai predetti enti, al fine di valorizzare o dismettere il proprio patrimonio immobiliare disponibile», si legge nella bozza. Vi possono partecipare Fondazioni e Cassa Depositi e Prestiti. Contestualmente è sciolta e posta in liquidazione la società Patrimonio spa.

LIBERALIZZAZIONE DELLE PROFESSIONI – La bozza della manovra prevede anche che: «Le restrizioni in materia di accesso ed esercizio delle professioni, diverse da quelle di architetto, ingegnere, avvocato, notaio, farmacista, autotrasportatore, sono abrogate quattro mesi dopo l’entrata in vigore dal presente decreto». Il testo lascia aperto però uno spiraglio anche altre professioni: «Alcune professioni – si legge – possono essere esentate con regolamento da emanare su proposta del ministro competente entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge qualora, fatto salvo il principio di proporzionalità, un prevalente interesse pubblico richieda il mantenimento delle precedenti disposizioni normative».

SPENDING REVIEW – Addio tagli lineari: parte dal 2012 il processo di «spending review» «mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato». Nella bozza della manovra si sottolinea anche che «in caso di omessa trasmissione dei dati» relativi alla revisione della spesa degli enti interessati, «senza motivata giustificazione entro il termine previsto, l’amministrazione competente riduce la retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili nella misura del 2%».

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Nessuna parola, ma un gesto eloquente con la mano per dire che il vertice di maggioranza sulla manovra è andato “così così”. È questa la risposta che il leader della Lega, Umberto Bossi, ha dato ai giornalisti lasciando l’incontro ancora in corso a Palazzo Grazioli. Nel frattempo il ministro degli Esteri Frattini ha fornito qualche dettaglio in più sul documento spiegando che non ci sarà una riduzione delle tasse ma una loro rimodulazione. Frattini ha confermato inoltre che la manovra sarà da 43 miliardi di euro.

La riunione è incominciata intorno alle 13.30. Nutrita la delegazione dei partecipanti. Oltre al premier, Silvio Berlusconi, sono arrivati: per la Lega Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Federico Bricolo e Rosy Mauro; per il Pdl i coordinatori Verdini e La Russa, i capigruppo di Camera e Senato e i ministri Maurizio Sacconi, Franco Frattini, Renato Brunetta e Giancarlo Galan; in rappresentanza dei “Responsabili” il ministro Romano (che ha lasciato il vertice prima della fine), Silvano Moffa e Luciano Sardelli. Hanno partecipato inoltre il capogruppo di Coesione nazionale al Senato, Pasquale Viespoli e i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti.

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Giulio Tremonti e’ a un passo dalle dimissioni, stando alle voci che rimbalzano da Roma. Mercato finanziario in preallarme, forti timori che la speculazione colpisca i bond italiani – il BtP a 10 anni, il cui rendimento gia’ ieri e’ salito al massimo storico dall’introduzione dell’euro nel 1999, alla soglia del 5% (in tarda serata era al 4,975%). E’ un vero assedio di PDL e Lega al ministro dell’Economia, totalmente isolato in una maggioranza che non lo sopporta e che punta solo ad aumentare la spesa pubblica e i consensi elettorali. Lui: “Volete fare come la Grecia”.

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ROMA – Giulio Tremonti illustrerà ai ministri la manovra da portare nel Cdm di giovedì in una riunione appositamente convocata con tutti i membri dell’esecutivo a Palazzo Chigi oggi alle 18.30.

E’ quanto si apprende da ambienti di governo, secondo i quali nel vertice di maggioranza di Palazzo Grazioli (previsto intorno all’ora pranzo) ci saranno rappresentanti, a livello di capigruppo e dirigenti ma non solo, dei partiti del centrodestra.

LA RIFORMA FISCALE – (Tre aliquote Irpef (20, 30 e 40%), Iva piu’ cara di un punto, Irap via dal 2014. Sono alcune delle misure contenute nella ‘bozza’ del disegno di legge per la delega sulla riforma fiscale. Il provvedimento sara’ presentato, insieme al decreto sulla manovra da oltre 40 miliardi di euro, giovedi’ al tavolo del consiglio dei ministri.

”La manovra economica va approvata, non vogliamo che i soliti conflitti nella maggioranza possano portare a scelte diverse, in questo momento sarebbero molto pericolose”, ha sottolineato il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Sulle pensioni, per gli industriali ”bisogna seguire gli altri Paesi europei”. Per la prossima manovra ”il rigore e’ obbligatorio”, ha detto l’amministratore delegato Eni Paolo Scaroni. ”Ogni giorno – ha aggiunto – guardo gli andamenti in Europa, e negli ultimi tempi abbiamo visto qualche piccolo scricchiolio che non ci e’ piaciuto. Il rigore e’ indispensabile”.

Nonostante il clima incandescente all’interno della maggioranza, i tecnici del governo stanno lavorando in queste ore per mettere a punto tutte le misure in vista del pacchetto con manovra e riforma fiscale. Tessera dopo tessera comincia a comporsi il mosaico: tre aliquote Irpef – e innalzamento dell’Iva di un punto per le aliquote piu’ alte (10 e 20%).

Nel documento di riforma viene anche prevista l’abolizione dell’Irap a partire dal 2014. Se venissero confermate le indiscrezioni, ”i risparmi medi di imposta per le due tipologie di famiglia piu’ diffuse nel Paese oscilleranno tra i 435 e i 573 euro”, ha calcolato la Cgia di Mestre. Verso anche la conferma per l’aliquota al 20% per le rendite (fatta eccezione per i titoli di Stato) gia’ dal 2012. Stessa anticipazione al prossimo anno dovrebbe esserci per il bonus figli. Sul fronte manovra, i tecnici stanno limando la lista dei possibili risparmi, dalle pensioni al pubblico impiego, dagli enti locali ai costi della politica.

Nel mirino anche alcuni enti che dovrebbero essere soppressi, come l’Ice, l’Istituto per il commercio estero, o privatizzati, come la Croce Rossa Italiana. Proprio a difesa dei lavoratori della Cri domani i sindacati di base manifesteranno a Roma. Sul piede di guerra anche i medici dell’Anaoo Assomed: ”Respingere l’ennesima minaccia alla sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale ed al lavoro dei suoi dirigenti che garantisce il diritto alla salute dei cittadini”. Proteste in vista anche per le ipotesi di tagli al Sud: ”Se il Fas fosse tagliato del 10%, ci troveremmo dinanzi ad un colpo mortale sferrato contro la gia’ fragile economia meridionale”, afferma Arturo Iannaccone, segretario nazionale di Noi Sud.

ROMANI, GIOVEDI’ DECISIONE COLLETTIVA IN CDM – “Penso che giovedì il Consiglio dei ministri prenderà una decisione collettiva sulla manovra”. Lo afferma il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, aggiungendo che “ci sarà probabilmente una delega alla riforma fiscale”.

“E’ una manovra particolarmente complessa e articolata”. “Ci saranno – ha aggiunto Romani – anche altri provvedimenti: ne stiamo discutendo e stiamo lavorando proprio in questi giorni”.

“Crosetto, che è un amico ha forse segnalato un malessere”. Cosi’ Romani risponde a una domanda sulle critiche che sono venute alla ‘bozza’ Tremonti per la riforma economica e fiscale, a cominciare da quella molto dura espressa dal sottosegretario alla Difesa ed ex responsabile economico di Forza Italia, Guido Crosetto. Crosetto “ha parlato ovviamente a titolo personale” aggiunge Romani, secondo il quale “c’é sempre un po’ di discussione su una manovra, soprattutto su questa che è particolarmente complessa”, conclude il ministro allo Sviluppo Economico.

BERLUSCONI A PROVA MANOVRA; TIRO INCROCIATO SU TREMONTI – Alla vigilia del vertice di maggioranza in cui si deciderà il destino della manovra, della riforma fiscale e del dl rifiuti, il barometro nel centrodestra segna una certa calma che, però, potrebbe preannunciare tempesta. Il megavertice di palazzo Grazioli potrebbe essere preceduto da un incontro ristretto, chiesto dal tesoro, fra Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e Umberto Bossi, preparatorio a quello del primo pomeriggio, allargato a ministri e dirigenti dei partiti di maggioranza. Un pre-vertice al quale potrebbe partecipare anche il segretario in pectore del Pdl Angelino Alfano. Un modo per ‘sminare’ il terreno e eliminare gli scogli più grossi, anche una decisione finale non è ancora stata presa. Silvio Berlusconi, che come di consueto il lunedì è rimasto ad Arcore, ha tessuto tutto il giorno la sua tela, cercando di portare Giulio Tremonti su posizioni più concilianti con gli altri ministri.

E’ lo stesso ha cercato di fare con il Carroccio sul tema dei rifiuti visto che, nonostante le resistenze delle camicie verdi, il premier intende portare il provvedimento nel prossimo Cdm. E le parole di Roberto Calderoli che alla Padania ha aperto, a condizione che la spazzatura non finisca al Nord, sembrano perlomeno un primo passo. Sul fronte economico, il premier è convinto di poter contare sul sostegno della Lega; o almeno di Bossi, la cui frenata ‘notturna’ sulle pensioni sembra indicare che il Senatur, stavolta, non voglia lasciare carta bianca al Tesoro. La mediazione, tuttavia, resta complessa. Berlusconi, da Arcore, ha avuto diversi “contatti” con Tremonti. Il leit motiv, riferiscono fonti concordanti della maggioranza, è che anche il premier sia persuaso della necessità di rispettare l’obiettivo del pareggio di bilancio. E per farlo, è consapevole che i ministeri, e più in generale la politica, debbano fare dei sacrifici. Ma chiede al ministro di ridurre al mimino i motivi di attrito e scontro con altri componenti della maggioranza. Più che dal merito di alcune scelte, infatti, Berlusconi è appare perplesso dal metodo usato da Tremonti che continua a non far vedere numeri e carte della manovra ai suoi colleghi. Mentre sull’entità delle misure (oltre 40 miliardi di euro per riportare il bilancio in pareggio oltre il 2014) pare vi sia identità di vedute, visto che anche Berlusconi è consapevole che l’Italia continua a restare nel mirino delle agenzie di rating e degli speculatori. Il problema semmai, oltre alla tempistica e ad alcune misure, sembra però l’atteggiamento poco aperto al confronto del Professore. Sull’altro fronte, tuttavia, Berlusconi è convinto che anche gli altri ministri debbano fare la loro parte. Ad esempio indicando loro quali sono i settori dove tagliare in modo da prevenire i cosiddetti tagli orizzontali.

Ciò non significa che il premier abbia cambiato opinione verso Tremonti che, secondo diversi membri del governo, sarebbe piuttosto critica. Il suo atteggiamento, è l’argomentazione usata, rischia di far affondare la maggioranza. La mediazione del premier, tuttavia, resta complicata. Ecco perché il cdm non affronterà giovedì il nodo della successione a Mario Draghi in Bankitalia: salvo sorprese, sarà dedicato esclusivamente alla manovra, alla legge delega sul fisco e ai rifiuti. “Troppa carne al fuoco per discutere anche di palazzo Koch”, spiega un membro dell’Esecutivo. Tra l’altro, l’appoggio di Berlusconi alla nomina di Vittorio Grilli (nonostante le cautele del Quirinale), il direttore generale del Tesoro gradito a Tremonti, potrebbe servire in seguito al premier come ‘arma di persuasione’ nei confronti del Tesoro, si ragiona in alcuni settori del Pdl. La fotografia della maggioranza dopo la ‘bomba’ sganciata da Guido Crosetto sul ministero dell’Economia, infine, offre anche altri spunti di riflessione. Lette in controluce, infatti, le dichiarazioni dei vari protagonisti dimostrano una cosa: è cioé che pochi (ad eccezione degli ex An e di Santo Versace) prendono le difese del ministro dell’Economia e comunque, nel farlo, non criticano il sottosegretario alla Difesa.

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Giulio adesso minaccia le dimissioni

“Non accetto di fare la fine della Grecia”Chi ha sondato il ministro lo ha trovato impermeabile ad ogni richiesta. Berlusconi: stavolta finisce male. E per la successione spunta il nome di Bini Smaghi

di FRANCESCO BEI

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

È UNA GUERRA di nervi quella tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, ma l’epilogo è vicino. E potrebbe portare a un clamoroso abbandono del ministro dell’Economia proprio alla vigilia della presentazione della manovra. I segnali ci sono tutti, le voci nel governo si rincorrono. Chi ha sondato Tremonti riferisce che il ministro resta impermeabile a ogni richiesta di ammorbidimento della manovra. “Chi parla in questi termini – ripete Tremonti – non ha capito cosa sta succedendo sui mercati. Venerdì scorso lo spread tra Btp e Bund ha sfondato il record, pensavamo fosse finita, e oggi il differenziale ha raggiunto i 223 punti: 9 in più rispetto a venerdì”. Ma le prediche di Tremonti restano inutili. Ha un bel dire il ministro che “rischiamo la Grecia”, che lui non metterà mai la firma su una manovra all’acqua di rose che possa “mettere a rischio i titoli pubblici e quindi i risparmi di milioni di famiglie italiane”. Berlusconi non ci sente, Bossi nemmeno. Eppure a Via XX Settembre la risposta per ora è ancora più netta: “Va a finire che i nostri btp diventeranno come i Tango-bond. I mercati non ci perdonerebbero una manovra soft”.

Questa mattina i tre si vedranno prima del vertice di maggioranza per tentare un’ultima mediazione. Ma Tremonti avrebbe persino deciso di disertare il summit allargato a palazzo Grazioli per non farsi mettere in un angolo. Giocando la carta finale, quella minaccia di dimissioni che dovrebbe riportare alla ragione i due azionisti del centrodestra, Bossi e Berlusconi. E tuttavia, se in passato questa tattica ha prodotto risultati, sembra proprio che il premier stavolta non sia dell’idea di trattenere Tremonti. Lasciandolo andare, insalutato ospite, al suo destino.

La violenta polemica scatenata contro il ministro da un fedelissimo del premier, Guido Crosetto, è stata la spia del malumore che cova a palazzo Grazioli. “Sono stanco – dice in privato il Cavaliere – di sentirmi dire: o così o niente. Questa volta Giulio, se insiste, potrà essere sostituito”. Decisioni non sono ancora state prese, si tratta al momento di una partita a scacchi appena iniziata tra due giocatori – Berlusconi e Tremonti – che conoscono a menadito ciascuno le mosse dell’altro. “Io – osserva il premier – condivido l’obiettivo del pareggio di bilancio, la tutela del debito italiano. Ma Tremonti non propone nulla per lo sviluppo e se il Pil non cresce, anche il rapporto con il debito è destinato a peggiorare”. Sono due “verità” al momento inconciliabili e destinate a cozzare.

Oltretutto, a peggiorare il clima, c’è anche una certa ruvidezza del personaggio, che sta facendo andare fuori dai gangheri i suoi colleghi di governo. “Nessuno di noi conosce questa benedetta manovra – confida un ministro furioso – , Tremonti non ce l’ha fatta leggere. Ma se pensa di fare come l’altra volta, di farci votare in 3 minuti un pacco misterioso, si sbaglia di grosso”.

Tremonti non si è fatto molti amici neppure in Parlamento, dove il progetto di tagliare i costi della politica ha fatto andare sulle barricate mezza maggioranza. “Quello che tagliò meglio di tutti i costi della politica – ricorda il ministro Gianfranco Rotondi – fu il cavaliere Benito Mussolini. E anche allora i giornali applaudirono. Questo non significa che fosse una cosa giusto. Oltretutto è come se il Cda di un’azienda pensasse di andare avanti insultando e prendendo a schiaffi gli azionisti: i parlamentari alla fine si arrabbiano e ti mandano a casa, tanto dal primo maggio non si può più minacciare elezioni anticipate. E io a casa non ci voglio andare”.

L’arma forte di Tremonti, quella con cui è certo di poter mettere ancora una volta a tacere tutte le critiche, è ovviamente la minaccia di un attacco fenomenale della speculazione. Il rischio c’è, è concreto, e il crollo simultaneo di tutti i titoli bancari lo scorso venerdì è stata un’avvisaglia di quello che potrebbe accadere. Anche Napolitano predica cautela e vigilia sulle mosse del governo. Per questo il Cavaliere, consapevole che la linea di Tremonti al momento è “dopo di me il diluvio”, per rafforzare la sua posizione negoziale si sta dando da fare per immaginare un sostituto. Purtroppo per lui i nomi spendibili, quelli davvero in grado di rassicurare i mercati, non sono molti e quei pochi titolati non hanno intenzione di farsi arruolare in un esecutivo dalle prospettive incerte.

Ma nelle ultime ore si sta facendo strada un candidato su tutti gli altri: Lorenzo Bini Smaghi. Membro del board della Bce, Bini Smaghi è in corsa per andare al vertice della Banca d’Italia dopo l’accordo raggiunto all’ultimo Consiglio europeo sulle sue dimissioni da banchiere europeo. Un nome in grado di tranquillizzare i mercati, soprattutto se iniziasse a circolare da subito, su cui il Quirinale non potrebbe sollevare obiezioni.

Al momento tuttavia si tratta solo di voci dentro il governo, la partita deve ancora cominciare. Giorni fa, sicuro del fatto suo, Tremonti ha ricordato un aneddoto a un amico, a dimostrazione che il Cavaliere fa la faccia feroce ma alla fine si rivela un agnellino. “L’anno scorso ci provò allo stesso modo ad evitare la manovra. Mi disse: ma perché non facciamo un bel condono? Poi se andò a via dei Coronari, in giro per antiquari, e dichiarò alle agenzie che lui il decreto ancora non l’aveva firmato. In realtà la manovra stava già sul tavolo di Napolitano per la promulgazione”.

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La manovra divide la maggioranza

Voci di dimissioni di Tremonti, poi rientrate

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ROMA – Sarà una delle giornate più lunghe e, certamente, più difficili per la maggioranza. Perché oggi, in diversi momenti, Silvio Berlusconi dovrà discutere, affrontare e risolvere il nodo più complicato che esiste per far sopravvivere il suo governo. E cioè la manovra economica, che dovrebbe portarsi dietro anche la riforma fiscale. Non più un semplice vertice di maggioranza, che data la situazione non si è riusciti a convocare, ma una serie di delicatissimi incontri che si terranno fino a tarda sera. Un vertice a tappe che vedrà, in mattinata, l’incontro più complicato, quello con Umberto Bossi e Giulio Tremonti che ieri, in mattinata, è arrivato a minacciare le dimissioni per poi, in serata, riaprire la discussione sulla manovra.

Il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, ha dato voce a chi nel Pdl ritiene che «la filosofia di Tremonti è sempre la stessa: ogni volta si taglia un po’, lasciando in piedi le cose inutili e danneggiando quelle utili». E ieri ha aggiunto: «Tremonti è un buon ministro ma non è Dio. E non è umile. Ha uno strapotere che ha fatto comodo a tutti. Ma ora serve un confronto». Sempre ieri la Lega ha riunito il suo stato maggiore nel consueto vertice del lunedì a via Bellerio e alla fine ha deciso per la linea dura: «Per il governo sarà il giorno della verità».

Fabrizio Cicchitto non ha usato gli stessi toni di Crosetto, ma ha comunque chiesto che siano chiariti i punti della manovra. Sottolineando che «nel contesto attuale è indispensabile conoscere, prima di prendere decisioni, la qualità e non solo la quantità, della manovra economica». Ci pensa Gianfranco Rotondi a difendere il ministro dell’Economia, sia pure con qualche distinguo: «Tremonti non è accerchiato e gode della stima e della gratitudine di tutti noi. Gli sconsiglio solo – sottolinea il ministro per l’Attuazione del programma – di cavalcare l’anticasta».

L’opposizione mette in rilievo le divisioni della maggioranza e Pier Luigi Bersani afferma che «il governo non è capace di governare. Non saremmo arrivati a questo punto con la manovra se ci avessero ascoltato. Ma ora, sentire addirittura che loro sono la cura mi sembra troppo. Noi non accetteremo diktat e ci batteremo contro i tagli al welfare e al lavoro». La manovra che il governo sta studiando sarà «una gigantesca catastrofe sociale», aggiunge il leader di Sel, Nichi Vendola. «Si tornerà a iniettare nelle vene della società italiana ulteriori drastiche medicine fatte di tagli, di perdita di servizi per i cittadini. Attenzione però: a furia di questo tipo di cure, rischiano di uccidere l’ammalato, rischiano di mettere in ginocchio il nostro Paese per sempre». La manovra allo studio del governo è puramente «ragionieristica» e non è utile alla crescita del Paese, aggiunge il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino.

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