Società

MALATI DI GIGANTISMO

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Lo scandalo dei bilanci gonfiati della società Royal Ahold, il gigante olandese della grande distribuzione, terzo del mondo, per dimensione, dopo l’americana Wal-Mart e la francese Carrefour, si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari.

Nel complesso la cifra della sopravalutazione rimane la stessa, circa 500 milioni di euro o meglio di dollari, perché il fattaccio riguarda la controllata US Foodservice, acquisita nel 2000, che distribuisce alimentari ad hotel, ristoranti e altre istituzioni e che si articola anche in una imponente catena di supermercati.

Se il bilancio di Ahold avesse grossi utili, come fieramente sosteneva, sino all’inizio del 2002, il suo capo, herr Cees Van der Hoeven, questa sopravalutazione non sarebbe così drammatica. Ma ciò che ha fatto infuriare gli azionisti, in specie negli Usa, facendo cadere il titolo del 70 per cento, è che senza i ricavi artificiali i bilanci di Ahold nel 2002 sarebbero stati molto magri, per la somma algebrica fra utili a zero nel Sud America, perdite in Asia, guadagni minimi in Europa (ove il quarto trimestre 2002 è comunque in rosso) e delusioni nelle consociate Usa.

I collaboratori di Van der Hoeven hanno gonfiato i bilanci di US Foodservice con una tecnica elementare, niente a che vedere con le tortuosità contabili di Enron: hanno fatto figurare come proventi alcuni presunti rimborsi per sostegno alle vendite promozionali che i fornitori di generi alimentari in realtà non hanno effettuato: così calcolando 500 milioni di dollari di ricavi inesistenti.

In una compagnia colossale, è più facile che sfuggano al controllo anche trucchi contabili semplici. Le acquisizioni di grandi imprese, per arrampicarsi al vertice dei giganti mondiali della grande distribuzione, hanno consentito l’anno scorso a Van der Hoeven di essere premiato a New York come il commerciante dell’anno, ma hanno generato debiti per 13 miliardi di dollari. Alcune tranche verranno presto a scadenza, e ora il suo colosso è privo di merito di credito. Forse dovrà svendere imprese che aveva voracemente acquistato.

Il gigantismo delle imprese grosse, ma non grandi, non è solo un difetto del capitalismo americano. Lo è anche in Europa.

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