Società

Mala giustizia: Terravision fa ricorso contro procedura di fallimento in Italia

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

LONDRA (WSI) – “Destinazione Italia” è lo slogan coniato dal Primo Ministro Enrico Letta per attrarre investimenti stranieri. Per Terravision, una compagnia inglese di bus e turismo che si batte per competere nel settore del transfer aeroportuale italiano, il titolo è alquanto appropriato.

Lo si legge sul Financial Times.

Se, volando su Roma, il Primo Ministro rinunciasse alla sua limousine ufficiale e prendesse una corsa in pullman da €4 per la città, potrebbe fare esperienza diretta di quali siano i problemi che si incontrano nel fare business in Italia, mentre Terravision combatte una lunga disputa territoriale per il trasporto aeroportuale low-cost.

Fabio Petroni, fondatore italiano e amministratore delegato della britannica Terravision, dice: “In Italia abbiamo bisogno di una rivoluzione. Abbiamo bisogno di fare tabula rasa e di ricominciare da capo. Detto da un Italiano, questo sistema è una disgrazia”, afferma.

Una causa che, iniziata come una segnalazione di un concorrente locale e fatta propria dalla Procura di Roma, sostiene che Alivision, l’operatore locale di Terravision che impiega 80 persone, è in fallimento e dovrebbe essere chiusa.
A novembre Alivision è stata accusata dalla Procura di essere debitrice di €3,5 milioni ad Equitalia, l’agenzia del governo per la riscossione dei debiti e di €2 milioni in relazione ad un altro caso di fallimento stabilito dal tribunale lo scorso febbraio.

Alivision ha confutato le richieste e lo scorso mese il Procuratore ha ridotto la richiesta di debito ad un totale di €177.000, che la società contesta comunque. La prossima udienza è prevista questo mese.

Terravision ha acquistato spazi pubblicitari sui giornali nazionali per difendere la sua posizione, definendolo un caso “singolare” di richiesta di fallimento. Ha anche pubblicato online la documentazione legale. “Non mi capacito di come aziende straniere possano fare business in Italia” dichiara Yakuta Rajabali, Vice Presidente Terravision.

Terravision dichiara che Alivision ha un fatturato annuo di €10 milioni e liquidità pari a €4 milioni – e neanche un creditore che ne chieda il fallimento.

Secondo la documentazione legale fornita da Terravision, la causa contro Alivision è nata nel 2011 da una segnalazione fatta alla Procura di Roma da parte di un avvocato che agiva per conto della Società Italiana Trasporti (SIT), un concorrente diretto. SIT accusava la sua rivale di non essere conforme alle regole del trasporto.

La Procura designò Luciano Bologna, un esperto in pubblica amministrazione dell’Università di Roma La Sapienza, perché esaminasse come consulente indipendente Alivision. Nella sua relazione presentata alla Procura nel Giugno 2012, il dott. Bologna scriveva di sospettare che Terravision e Alivision fossero coinvolte in azioni fraudolente attraverso l’acquisto e la vendita di aziende indebitate per evitare il pagamento di milioni di euro dovuti in debiti e in contributi previdenziali.

Terravision e Alivision rigettano l’accusa. All’intero di un procedimento civile che deve ancora essere determinato, Alivision cita il dott. Bologna per danni per quelle che considera affermazioni imprecise. Si domanda inoltre come sia possibile che il dott. Bologna sia stato nominato consulente, sottolineando come all’epoca della sua nomina fosse già stato raggiunto da un’accusa di corruzione nell’ambito di un caso che coinvolgeva un magistrato romano.

Terravision ha sollevato la questione dinanzi alla Procura di Roma e a quella di Perugia, che supervisiona i Tribunali di Roma in questi casi. Nessun’azione è stata messa in atto.

Contattato al telefono per un commento, il dott. Bologna ha risposto al Financial Times: “Non ho nulla da dire.” Secondo quanto riportato dai media il processo a suo carico prosegue e lui ha rigettato le accuse. Un avvocato della concorrente SIT riferisce che la società non può commentare il procedimento legale in corso che riguarda Alivision.

Petroni dice che, degli otto paesi in cui Terravision opera i servizi di transfer aeroportuale, l’Italia è il luogo più difficile in cui lavorare e cita i 18 mesi che sono stati necessari per ottenere l’autorizzazione a Milano ed i tre anni per l’aeroporto di Ciampino. Nel Regno Unito l’iter ha richiesto 56 giorni.

In un caso del 2008, la polizia municipale di Roma ha sequestrato l’intera flotta di pullman, bloccando i mezzi e facendo scendere i passeggeri. Terravision ha vinto il rimborso dei danni in tribunale nel 2010 contro il Comune in merito alle azioni della polizia.

In Italia, se fai richiesta di autorizzazione per un servizio di pullman le autorità devono chiedere agli altri se a loro dispiace, dice Petroni con una risata.

Petroni, ha fondato Terravision dopo essere stato dimissionato nel 2002 dalla sua carica di presidente di Trambus, l’allora principale operatore di trasporto pubblico che lo accusò di aver sottratto fondi indebitamente. Fu poi assolto in seguito a una lunga battaglia legale.

Il sondaggio annuale della Banca Mondiale sulla “facilità di fare business” per il 2014 classifica l’Italia al 65esimo posto su 189 sistemi economici. Nella categoria “rispetto dei contratti” si posiziona al 103esimo posto e al 52esimo per la “protezione degli investitori.”

Uno studio dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e per lo Sviluppo dello scorso Giugno intitolato “Cosa rende la giustizia civile efficace?” scopre che l’Italia ha il sistema giuridico più lento tra le 40 giurisdizioni esaminate nel 2010. La durata media di un procedimento civile attraverso i tre gradi di giudizio, inclusi i due gradi di appello, oscilla dai 368 giorni della Svizzera agli otto anni dell’Italia.

Il Fatto Quotidiano, un quotidiano italiano indipendente, ha scritto questo mese sul caso di Chiara Schettini, un ex giudice di Roma sotto processo a Perugia con l’accusa di corruzione e peculato. In un articolo non collegato al caso Terravision, Il Fatto citava la Dott.ssa Schettini mentre asseriva nella sua deposizione alla Procura che il Tribunale fallimentare civile di Roma fosse esso stesso minato dalla corruzione. Il Tribunale non ha risposto a nessuna richiesta di commento a riguardo.