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Ma le posizioni short sui dollari potrebbero essere a rischio

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(WSI) – L’ultima ondata di vendite del dollaro è da ricondurre alla pubblicazione delle minute della Federal Reserve, in cui i funzionari della banca centrale hanno mostrato la volontà di allentare la politica monetaria in atto.

Preoccupati per la ripresa debole e per il livello dell’inflazione, che si mantiene basso, così come le aspettative riguardanti essa, non si è esitato sul comunicare che, se necessario, verranno messi in campo ulteriori stimoli monetari (oltre ad aver portato i tassi quasi a zero e ad aver già effettuato acquisti di Securities per 1.7 trilioni di dollari).

La riflessione che occorre fare adesso è la seguente: le parole contenute nelle minute rese pubbliche ieri si riferiscono ad una riunione del FOMC avvenuta tre settimane fa, ma nel frattempo ci sono state diverse dichiarazioni da parte dei membri votanti che ci suggeriscono un maggior grado di incertezza sulle possibili mosse future della Fed, rendendo di fatto il QE2 non così scontato.

A giudicare infatti dai recenti commenti da parte dei funzionari della Fed, si nota come alcuni di essi siano ancora indecisi sulla questione del programmare o meno di uno stimolo supplementare. E’ interessante notare anche come tradizionalmente ci siano 12 membri votanti del Federal Reserve Open Market Committee, e come un posto sia rimasto vacante dopo che il Senato non ha approvato la scelta di Obama, ricaduta su Peter Diamond.

I votanti per il mese prossimo saranno dunque 11, e tirando le somme dell’orientamento principale, capiamo come possa succedere di tutto: 3 membri sostengono apertamente maggiori stimoli, 2 si oppongono, il resto sta alla finestra.

Membri che credono che un maggiore QE sia necessario

1. Ben Bernanke – ha detto all’inizio di questo mese che “ulteriori acquisti di asset alleggeriranno le condizioni finanziarie e aiuteranno l’economia”.

2. William Dudley – ha detto il 1 ottobre che “ulteriori azioni da parte della Fed saranno garantite a meno che avvengano cambiamenti di prospettiva”.

3. Eric Rosengren – ha detto il 29 settembre che la Fed deve rispondere “con forza” e “creatività” alla grave crisi economica”, dati l’alto tasso di disoccupazione, la crescita lenta e una non desiderabile bassa inflazione.

Membri che si oppongono ad un maggiore QE

1. Thomas Hoenig – ha votato per una politica monetaria più restrittiva già dall’inizio dell’anno.

2. Kevin Warsh – ha detto il 28 settembre che i “mercati si stanno normalizzando, se già non l’hanno fatto e che l’economia sta migliorando, se non è già migliorata”.

Gli altri, come detto, sono indecisi.

Le posizioni short sui dollari potrebbero dunque essere a rischio nel momento in cui i funzionari non dovessero raggiungere un consenso sul da farsi, ma la price action mostrata dal mercato non lascia dubbi sull’interpretazione che gli operatori stanno dando a questa fase storica.

L’esito più probabile potrebbe essere quello che vedrà una Fed annunciare acquisti incrementali di asset che potrebbero portare, almeno in un primo momento al classico buy the rumors, sell the news a favore di dollaro, ma è ancora troppo presto per dirlo, bisognerà osservare la price action intorno a fine mese per chiarirci eventuali prospettive di trading.

Per ora procediamo come sempre facendoci aiutare dall’analisi tecnica che ci sta regalando grosse soddisfazioni e che oggi comincia con il consueto EurUsd.

L’euro ha mostrato a tutti quanti che il movimento ribassista, arrestatosi poi prossimo all’area indicata ieri a 1.38 figura, è stato qualcosa di temporaneo. Ad onor del vero un’ulteriore conferma di questo potrà arrivare solamente con la rottura del massimo precedente (l’area compresa fra 1.4010 e 1.4030) e con la ripresa della tendenza a salire verso obiettivi che forse è un po’ prematuro comunicare ora: limitiamoci a considerare come oltrepassato il livello del 61.8% di ritracciamento di Fibonacci sul daily, che in teoria dovrebbe condurre nuovamente i prezzi all’inizio della tendenza ribassista considerata, sui livelli quindi della fine dell’anno scorso.

Certo prima che questo venga raggiunto i prezzi avranno a che fare con due livelli risultati molto importanti su un grafico daily: l’area di congestione a 1.4240 e il picco di 1.4570. Come livello inferiore continuiamo a considerare valido 1.38, essendo un livello statico e non variabile nel tempo.

Vediamo, ancora una volta, come la la situazione in cui si trova il cambio UsdJpy non sia variata da alcuni giorni a questa parte. C’è molta stabilità dei prezzi con una tendenza alle spalle ancora fortemente ribassista.

Ancora una volta ci sentiamo di suggerire di osservare con la massima attenzione il livello di 83 per valutare eventuali riprese, sapendo che assumere posizioni lunghe da questi livelli potrebbe essere ancora fuori luogo. Attenzione a quello che sino ad ora è il minimo da 15 anni a questa parte, 81.40.

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