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LOCOMOTIVE FUORI SERVIZIO

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(WSI) – Nei primi tre mesi dell´anno gli Stati Uniti hanno bruciato 230 mila posti di lavoro. Rispetto al totale del mercato del lavoro americano non si tratta di una grossa cifra. Ma, nonostante questo, il dato solleva preoccupazioni per almeno tre buone ragioni. La prima è che la perdita di posti di lavoro (cioè di buste paga, cioè di consumi) va avanti ormai da tre mesi, senza interruzioni. La perdita degli ultimi 80 mila posti (mese di marzo) ha fatto salire il tasso di disoccupazione americano sopra il 5 per cento, e questo è comunque un segnale di allarme. Infine, c´è il fatto che la perdita di posti di lavoro viene sempre “dopo” l´inizio del rallentamento produttivo, non prima. Conclusione: la crisi in America va avanti almeno da tre mesi.


A questo primo dato, di cronaca per così dire, si aggiungono le previsioni del Fondo monetario internazionale. Previsioni talmente nere che persino Bruxelles e il governatore della Banca d´Italia Draghi hanno protestato per la loro eccessiva severità. C´è da sperare, naturalmente, che il Fondo si sbagli (è già successo molte altre volte), ma, in ogni caso, su quelle previsioni si può ragionare e si può arrivare alla conclusione che non tutto è perduto e che si può sperare che il sole torni a splendere sull´economia di questo pianeta.

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Che cosa dice infatti il Fondo? Spiega che nel 2008, che è un anno nero (petrolio e materie prime alle stelle, crisi del credito a seguito della vicenda subprime) l´economia mondiale crescerà comunque del 3,7 per cento. E questo con un´America praticamente ferma (0,5-0,6 per cento di crescita, secondo l´Fmi) e un´Europa che non arriva nemmeno all´1,5 per cento di aumento del Pil. Di fatto, la grande locomotiva americana è bloccata in officina per riparazioni e quella europea non brilla certo per la sua velocità.
Nonostante questo, l´economia del pianeta crescerà del 3,7 per cento (invece del 4,1 previsto precedentemente). Insomma, si rallenta, ma continua a esserci vita sulla Terra. E questo significa almeno due cose molto importanti.

La prima è che di fronte al momentaneo “fuori servizio” delle due più tradizionali locomotive “occidentali” qualche anno fa il mondo avrebbe subìto nel suo complesso una battuta di arresto. Oggi, invece, sia pure dovendo convivere con la crisi dell´America e con il parziale rallentamento dell´Europa, intorno a noi abbiamo un´economia che cresce. Non è una differenza da poco e forse qualcuno vorrà ripensare ai “danni” della globalizzazione. In questo caso è un bene che altre aree del mondo abbiano trovato la via dello sviluppo. La seconda considerazione, che discende direttamente da quella appena vista, è che le aziende vitali e competitive troveranno comunque clienti, in un mondo che cresce quasi del 4 per cento. Non saranno qui dietro l´angolo, ma ci saranno.


E´ per questo che le previsioni del Fondo monetario per quanto riguarda l´Italia (di fatto vista a crescita zero per due anni) sono quasi certamente un errore vistoso. Disponiamo infatti di una task force di aziende (alcune migliaia) molto competitive e anche ben introdotte sui mercati asiatici. E´ molto probabile che, alla fine, il nostro paese faccia meglio di quanto dice oggi il Fondo monetario.


Infine, va segnalato che non si può escludere una ripresa in tempi abbastanza rapidi. Altri ricercatori (non quelli dell´Fmi) sostengono, ad esempio, uno scenario molto diverso. A partire da giugno, spiegano, negli Stati Uniti scatteranno i sostegni fiscali decisi dall´amministrazione federale. Nel frattempo la tempesta monetaria e di sfiducia prodotta dalla crisi dei subprime potrebbe essere superata (grazie all´intervento della Federal Reserve). E quindi già da giugno l´economia americana potrebbe dare importanti segni di risveglio. Non solo: se così fosse, nel 2009, invece di un altro anno di crisi profonda, potremmo avere un ritorno degli Stati Uniti ai loro abituali tassi di crescita (2-3 per cento). E a quel punto anche la situazione europea (e italiana) cambierebbe di segno. C´è una versione più moderata di questo scenario. Ed è la versione nella quale l´America non torna alla piena operatività nel 2009, ma solo nel 2010. Insomma, ci vuole più tempo, ma nella sostanza non cambia molto: quello che conta è che alla fine torni il sole sugli affari dell´economia.


Nessuno oggi può dire quale di queste ipotesi sia quella corretta. Gli elementi di incertezza sono troppo numerosi (dalle “code” dell´affare subprime al prezzo delle materie prime). Tutto quello che si può dire oggi è quello che si diceva all´inizio: anche prendendo per buono lo scenario del Fondo monetario (troppo negativo) si deve constatare che non siamo di fronte all´arresto del pianeta o a un suo blocco drammatico, ma a un serio rallentamento in alcune parti, accompagnate da una straordinaria vivacità in altre (quelle asiatiche e non solo). Con la prospettiva che in 12 o 24 mesi anche Europa e America tornino a funzionare, se non a pieno regime, con un po´ più di smalto di oggi. Dietro l´angolo, insomma, potrebbe esserci qualche buona sorpresa. E il Fondo monetario dovrà rivedere le sue cupe previsioni.

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